Guglielmo Minervini: “Se fallisce questo centrosinistra, Molfetta torna al buco nero”
Intervista all'assessore regionale che non risparmia critiche a una opposizione che definisce “trash” perché non prova a rientrare nel giusto e dialettico confronto sulle idee e promuove l'amministrazione “uscita dall'apnea delle emergenze” ed è entrata nella seconda fase delle scelte strategiche, anche dell'urbanistica
MOLFETTA – Rozzezza e maschilismo di una opposizione che dimostra di non “saper tenere molto distinto il dissenso fondamentale sulle idee dal rispetto condiviso delle istituzioni e delle persone”. Guglielmo Minervini, sindaco di Molfetta dal 1994 al 2000 e negli ultimi anni assessore regionale, non si sottrae alle nostre domande sulla situazione politica cittadina, anche interna al centrosinistra. “ben venga la dialettica in una coalizione che non ha padroni, ma solo se è sostenuta dalla responsabilità di ciascuno verso Molfetta”. Con una postilla finale su quelle che saranno le sue scelte in vista delle prossime elezioni regionali.
L'opposizione sta facendo una dura campagna personale contro il Sindaco, ancora mega manifesti in città e comizi con accenti pesanti come “indegna, impreparata, incompetente, estremista, tornatene a Roma”. E' questo il livello del confronto politico che questa città si merita?
“Sta emergendo una nuova destra volgare, incivile, scomposta, direi trash. Urla, offende, aizza le piazze, rovescia pericolosamente taniche di benzina sulla disperazione sociale. Sembra più un branco animato da una tangibile cultura maschilista in cerca di una vittima da azzannare possibilmente donna, e questo non aiuta a qualificare la politica. La città avrebbe bisogno di un’opposizione seria, competente, responsabile che sa tenere molto distinto il dissenso fondamentale sulle idee dal rispetto condiviso delle istituzioni e delle persone. Non puoi dire ‘I like Molfetta’ mentre aggredisci con improperi le istituzioni, perché il sindaco è un’istituzione, espresso dalla volontà dei suoi cittadini. Questo ringhio rabbioso mi sembra denunci ancora una tardiva insofferenza alla sconfitta del 2013. Eppure accettare la volontà degli elettori è l’alfabeto della democrazia. Non vorrei che la destra dopo aver degradato il tessuto amministrativo della città ora si applichi con rozzezza a degradare anche la qualità del dibattito pubblico. Proviamo a rientrare nel recinto giusto del confronto sulle idee. Ne crescerebbero tutti. Sarebbe il vero atto d’amore verso una città che sta soffrendo da anni”.
Seicento giorni bastano per giudicare un'amministrazione?
“Certo un primo bilancio si può fare. Ed è un bilancio positivo. La prima fase è stata assorbita dal ciclopico lavoro di riordino delle incredibili grane amministrative e giudiziarie che si erano aggrovigliate nella vita della città. Un lavoro faticoso, paziente, silenzioso. Che non si vede e che è fondamentale. La seconda fase, invece, è quella iniziata dallo scorso settembre, in cui l’amministrazione mi sembra stia delineando le tracce del futuro focalizzando le giuste questioni strategiche: la riqualificazione del fronte mare, gli interventi urbani sul Corso Umberto, sulle Piazze, la pianificazione di una mobilità sostenibile, lo sblocco di una serie di comparti edilizi che da anni erano soffocati da incredibili pasticci amministrativi, ecc. Finita l’apnea delle emergenze, ora si comincia a scorgere la rotta.
Ma una cosa dev’essere scolpita in modo indelebile: quest’amministrazione ha fatto dell’onestà, della trasparenza e della legalità le sue stelle polari. Non bisogna mai dimenticarle quello che Molfetta era diventata”.
Dal canto suo anche la maggioranza non sembra troppo compatta. La vicenda “de Nicolo-Multiservizi” ha tracciato un solco profondo nel Partito democratico. Eppure pochi mesi fa eravate nello stesso schieramento per le primarie. Adesso per dirla con De Nicolo “le catene sono rotte, saremo liberi di valutare”. Sembra di vedere un copione già scritto o quali sono i punti di contatto che possono tenere viva questa esperienza di governo?
“Governare il cambiamento costa fatica, consuma, logora perché richiede uno sforzo e un’energia, una disponibilità all’ascolto e una capacità di sintesi senza misura. Governare senza pagare dazio agli interessi dei questuanti è come camminare controvento, richiede una riserva di forza. Questa amministrazione è sorta da un gigantesco investimento di speranza e di fiducia dei molfettesi, provati e avviliti da un lungo quindicennio. Cambiare Molfetta è responsabilità esclusiva del centrosinistra: di qui si riparte. Loro la sfasciano, noi abbiamo il dovere di ricostruire. Se falliamo noi, c’è il ritorno al buco nero. Per questo ben venga la dialettica in una coalizione che non ha padroni, ma solo se è sostenuta dalla responsabilità di ciascuno verso Molfetta. In quella responsabilità deve essere condensato tutto l’amore verso Molfetta. Ecco perché non abbiamo alternativa al governare bene e insieme per aiutare Molfetta a vincere la partita col suo futuro”.
Quasi vent'anni dopo l'edilizia e il Piano regolatore generale sono ancora al centro del dibattito pubblico. Oggi si è soliti ricordare che si tratta di una pianificazione fatta dal centrosinistra. Ma intanto il contesto socio-economico è cambiato, c'è stato un calo demografico, un'espansione disordinata della città. Non è arrivato il tempo di rimettere mano alla pianificazione urbanistica generale?
“Il mattone è ancora al centro della scena cittadina. Purtroppo. Non si riesce a capire che l’edilizia concentra la ricchezza in poche tasche ma non la genera. Molfetta si gioca il suo futuro su altri tavoli: la zona produttiva, il turismo, l’agricoltura, la pesca, il terziario innovativo.
Certo il Piano Regolatore, da noi approvato oltre quindici anni fa, dopo un percorso molto accidentato, mostra la sua età. E’ cambiato tutto. Bisogna guardare al futuro: e il futuro è la riqualificazione non l’espansione. Molfetta che smette di crescere in quantità per dare valore alla qualità. Prendersi cura dell’esistente, cucire le fratture tra le parti, innanzitutto tra la città, il suo mare e il suo territorio produttivo e agricolo, riqualificare i suoi spazi urbani. Quest’amministrazione ha una sfida straordinariamente affascinante: disegnare una città che smette di mangiarsi territorio perché vuole crescere in bellezza e vivibilità.
Per questa ragione occorre saggezza nel governo della transizione tra l’attuale PRG e la nuova visione dello sviluppo urbanistico. Non bisogna guardare il dito dei comparti ma la luna della Molfetta dei prossimi 20 anni”.
Emiliano marcia senza avversari verso la presidenza della Regione Puglia. Al punto che, come aveva già avuto modo di denunciare durante le primarie, in tanti stanno salendo sul carro del vincitore, cambiando schieramento. Cosa che, stando ai rumors, potrebbe avvenire anche a Molfetta, con passaggi di illustri esponenti del centrodestra, che potrebbero sostenere Emiliano alla regione e continuare a osteggiare il sindaco di centrosinistra a Molfetta. Va bene che la politica è l'arte del possibile, ma non le pare veramente troppo?
“Lotteremo con tutte le nostre energie contro l’ipotesi che qualsiasi forma di trasformismo possa incistarsi dentro il centrosinistra. Come dimostrano i casi di Gioia del Colle, dopo quello di Trani e della Molfetta di Azzolini,ogni volta che si costruiscono patti di potere finisce sempre male e a pagarne il pegno sono i cittadini e la buona politica.
Sono convinto che Emiliano non cadrà in quest’errore e vorrà con la stessa limpidezza mantenere il profilo di centrosinistra e di cambiamento su cui abbiamo costruito una straordinaria stagione di governo in questi dieci anni”.
Un'ultima domanda. A maggio si vota per le regionali. Che scelta farà?
“C’è un mondo del cambiamento, soprattutto una vasta rete di giovani e di cittadini attivi, che chiede di non disperdere l’enorme patrimonio di innovazione politica accumulato in questi anni. Avverto il dovere di non sottrarmi”.
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Autore: Felice de Sanctis