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Guglielmo Minervini e Lillino Di Gioia a confronto: “Centro-sinistra svegliati! E' tempo di aggregazione nell'Ulivo” FORUM A “QUINDICI” - L'ultima scommessa politica per l'alternativa al centro-destra
15 marzo 2004

“Per raggiungere il 51% dei voti occorre che il centrosinistra esca dal recinto dei suoi consensi abituali e si giochi sul campo, con coraggio, la possibilità di far passare le sue idee e proposte su un terreno inizialmente non omogeneo e con interlocutori diversi”. E' racchiusa in queste parole di Guglielmo Minervini, raccolte durante l'incontro avuto presso la nostra redazione assieme a Lillino Di Gioia e a tutti i collaboratori del giornale, il senso politico dell'operazione che tanto scalpore e un po' di sconcerto sta suscitando in città ed all'interno della stessa coalizione di centrosinistra, a pochi giorni dall'inizio ufficiale della competizione elettorale per il rinnovo del Consiglio Provinciale e del Parlamento Europeo. Un fuoco di fila di domande quello che ha investito i due ospiti, impegnati a spiegare le ragioni di un passaggio (e cioè la nuova collocazione nel centrosinistra, ed in particolare nella Margherita, di Lillino Di Gioia e dei movimenti che a lui fanno in qualche modo riferimento e cioè “Il Riscatto della città”, gli “Ambientalisti” di Giovanni Ventrella e “Politica Nuova” di Pino de Candia) che a molti continua ad apparire tanto ardito da risultare indigesto e che comunque ha quanto meno il merito di scompaginare le carte e di dare una scossa in un panorama politico locale sempre più asfittico e avvilente. Ma una precisazione Di Gioia ci tiene a farla subito: “Innanzitutto occorre dire che il nostro gruppo non si è formalmente tesserato alla Margherita, pur avendo condiviso il processo di indicazione delle candidature di questo partito per le prossime elezioni provinciali. Per il momento abbiamo avviato un confronto con la Margherita per verificare le possibili convergenze politiche e programmatiche, partendo dal comune convincimento che questo centrodestra al governo sta arrecando enormi danni a livello nazionale e ancor di più a livello locale. Questo certamente non è di per sè un programma politico comune, ma è un punto d'avvio”. Non ci si può nascondere, tuttavia, che questo “ingresso” di Di Gioia e del suo gruppo nel centrosinistra sia stato accolto con stupore e una certa diffidenza all'interno della stessa coalizione oggi all'opposizione (in città come in Parlamento), evidentemente per via del “turbolento” passato politico dello stesso Di Gioia, in epoche poi non tanto remote identificato come uno dei rappresentanti della “vecchia politica” e più recentemente troppo spesso ondivago tra il centrodestra e il centrosinistra. Ma su questo il diretto interessato ha le idee chiare e il suo ragionamento parte da una difesa accorata del sistema proporzionalista e da un duro attacco al sistema bipolare. “Il maggioritario era nato con l'obiettivo di ridurre la frammentazione politica, ma il risultato conseguito è stato esattamente l'opposto con un proliferare di sigle e partiti incredibile che ha portato ad avere oggi molti più partiti rispetto al passato: all'epoca del proporzionale alle elezioni si presentavano sette, otto liste, mentre alle ultime elezioni amministrative erano più di venti, con gravi ricadute per la governabilità, profondamente minata. Ci sono nel maggioritario dei limiti enormi per cui non vedo in esso elementi di positività. Io sono da sempre un propugnatore del proporzionalismo ed ho sempre sostenuto posizioni 'terzopoliste', ma, fermo restando questo sistema, non posso che trovarmi a mio agio in un partito di centro all'interno della coalizione di centrosinistra, anche per il mio passato trascorso nella corrente 'morotea' della Democrazia Cristiana”. Già “le correnti della Dc”: gergo che sembrava dimenticato, categoria da Prima Repubblica che di tanto in tanto torna a fare capolino. Ma nel '94 non era stata spazzata via dalla società civile? In questa città non si era aperta una fase nuova? L'orgoglio del democristiano viene fuori e Di Gioia ribatte prontamente: “Il livello politico della Prima Repubblica a Molfetta era eccezionale! I protagonisti di quell'epoca non sono neanche minimamente paragonabili, per spessore politico e culturale, ai portantini che oggi affollano il Consiglio Comunale. Durante la cosiddetta Prima Repubblica, le Amministrazioni di Molfetta hanno creato tutto quanto di buono c'è oggi in questa città: 2500 appartamenti costruiti in soli sette anni, tutto il verde di questa città è ascrivibile a quel periodo, così come tutte le scuole. Ed anche il palazzetto dello Sport, recentemente inaugurato alla 167, porta la mia firma, da sindaco per pochi mesi, sulla prima pietra! Oggi, al contrario, la città versa in una situazione penosa: non c'è coinvolgimento dei cittadini, nessuna partecipazione ai processi decisionali. C'è uno stallo e un degrado su tutti i fronti. E' questa la Seconda Repubblica?”. Sul punto anche Guglielmo Minervini non esita a dire la sua: “Dal '94 ad oggi sono cambiate tante cose. Quel sistema politico semplicemente non c'è più. I giudizi di valore sul periodo storico possono anche differire e ne possiamo discutere, ma il dato è che la realtà è mutata ed in questo nuovo contesto bisogna operare e confrontarsi. Ed il confronto deve essere solo sulle idee, sulle proposte concrete dal momento che siamo ben consapevoli che un allargamento che sia il frutto di meri calcoli tattici o elettorali non funziona né può funzionare”. E qui Guglielmo Minervini si accalora, e te ne accorgi da quella sua vena del collo che si gonfia fino quasi a scoppiare. “E' un problema che io ho posto alla coalizione di centrosinistra sin dal dicembre del '94, dopo pochi mesi dalla mia prima elezione, quando la maggioranza che mi sosteneva in Consiglio Comunale cominciò a perdere pezzi. E da allora il problema è ancora sul tavolo, irrisolto e denuncia una non matura cultura di governo da parte del centrosinistra. Per questo dico che lo spirito del sistema bipolare e del maggioritario non è entrato a pieno nella nostra coalizione: l'esperienza di governo non può prescindere dal 'calvario' di confrontarsi con mondi diversi dal tuo, attraverso una contaminazione di idee e sensibilità che è senza dubbio difficile ma indispensabile se l'obiettivo è governare. E questo non è un obiettivo fine a se stesso, significa fare le cose, decidere ed incidere nella realtà, migliorarla. Il centrosinistra ad un certo punto della nostra esperienza amministrativa ha scelto di non voler più fare questo sforzo di composizione e sintesi, ed i risultati si vedono. Tommaso Minervini non ha fatto altro se non approfittare della situazione, della scelta fatta dal centrosinistra di chiudere con pezzi della maggioranza. E' per questo che abbiamo perso! C'è una strada alternativa a quella di ricominciare a fare questo sforzo? Io non ne vedo, ma se qualcuno la conosce me la indichi. L'alternativa è, forse, quella di ridursi a fare una opposizione di testimonianza? Questo è il nodo da sciogliere ed è un nodo che deve affrontare non la Margherita, ma la coalizione tutta. Il problema del confronto con Lillino Di Gioia e con il mondo che rappresenta è una questione che si deve porre il centrosinistra tutto e questo confronto deve avvenire solo sul terreno delle proposte di governo, sulle quali bisogna trovare una convergenza”. Rifondazione Comunista, però, non ha fatto mancare occasione per dimostrare di non condividere questa impostazione. “Lo so bene – risponde Minervini – e non mi fa specie. Non mi meraviglia che Rifondazione, oggi, marchi una sua differenza, ma il mio interlocutore su questo punto è il centrosinistra, non Rifondazione”. E Lillino Di Gioia interviene: “Questa città ha dato, negli anni '80 il 75% dei voti a Dc e Psi. Senza recuperare questa area di consenso a Molfetta non si vincono le elezioni. Occorre la scomposizione dell'esistente per arrivare ad una ricomposizione su basi nuove”. Sarà vero anche questo, ma la sensazione è, però, che di programmi si sia parlato pochissimo. Che l'unico collante sia l'avversione nei confronti di Tommaso Minervini e la sua amministrazione. E' questa una base solida? E' ancora Minervini a rispondere: “Il punto di convergenza più forte è senza dubbio il giudizio critico ed emergenziale sullo stato della città. So benissimo che questo non è un programma di governo, ma da qui si parte per verificare la possibilità di costruire un progetto comune di prospettiva. Il confronto è ancora in una fase d'avvio”. E sull'opposizione in questi anni Lillino Di Gioia sbotta: “Io sono stato l'unico a fare, in questo periodo, opposizione in città. E' da un anno e mezzo a questa parte che su temi di fondamentale importanza (e cito le deroghe al Prg su tutti) sto richiamando l'attenzione dell'opinione pubblica, riuscendo anche a bloccare, con un esposto alla procura, lo scempio del territorio che si stava perpetrando utilizzando lo strumento della deroga. La mia è stata un'azione da governo ombra, stante lo sfascio del panorama del centrosinistra. La scelta di avviare questo percorso per cercare ragioni di convergenza con l'Ulivo non è stata per niente facile, né l'ho fatta a cuor leggero. Questa coalizione è ancora prostrata, con molti partiti che di fatto non esistono più o sono ridotti davvero male, e penso ai Verdi o al Pdci. Sarebbe stato molto più facile per me cedere alle lusinghe che mi sono arrivate dal centrodestra ed accasarmi, ma non l'ho fatto”. E su questo, francamente, è davvero difficile dargli torto. Ma a proposito di opposizione, dove è stato l'ex sindaco della città in questi due anni e mezzo? “Occorre fare chiarezza – ribatte il diretto interessato – su questo punto. Ho letto, nel risultato elettorale del 2001, un giudizio politico molto critico dei cittadini e delle stesse forze di centrosinistra sull'esperienza di governo avviata nel '94 ed ho quindi inteso favorire, con il mio allontanamento dalla vita politica attiva in città (fermo restando il mio impegno a livello regionale), la possibilità di ricostruire su presupposti diversi l'alleanza e i rapporti tra le forze della coalizione. I risultati mi sembra che non siano stati granchè positivi ed oggi il mio partito mi chiede di fornire un contributo di idee e di entusiasmo per aprire una fase politica che a tre anni di distanza non si è ancora aperta”. D'accordo, ma la famigerata “autocritica” che non c'è mai stata? “E che altro dovevo fare? Mi sono assunto le mie responsabilità togliendo il disturbo, è stata questa la mia autocritica, prendendo atto del giudizio negativo espresso non solo dagli elettori ma anche dai partiti della coalizione e, con coerenza rispetto alle sollecitazioni che mi venivano dal territorio, mi sono fatto da parte”. Le ultime battute dell'incontro hanno riguardato la vicenda della Provincia e una riflessione sull'appoggio incondizionato dato da Guglielmo Minervini, come segretario regionale, al presidente della Provincia di Bari, Marcello Vernola e da questo ripagato nel peggiore dei modi, con l'abbandono della “Margherita”. Oggi questa evoluzione di Vernola mi imbarazza. “Non ho sostenuto la persona – dice Minervini – ma l'idea dell'unità. Ho perso, pagando con il ruolo (non è stato riconfermato nel ruolo di segretario, ndr), ma i fatti stanno andando nella direzione che avevo previsto, il partito si sta frantumando, soprattutto a Bari e questo non arreca credibilità alla Margherita che ha nella sua matrice originaria proprio la capacità di far da collante, non di dividere”. E' indubbio però che se da un lato Guglielmo Minervini e Lillino Di Gioia parlano continuamente di “percorso appena avviato” o di “confronto in una fase iniziale”, la sensazione che in città si percepisce è quella di un passaggio già condotto a termine, già bell'e pronto per essere sottoposto al giudizio degli elettori. “Bisogna sconfiggere questa percezione – ribatte Minervini -. Ho pagato a caro prezzo e sulla mia pelle le 'percezioni deformate' che in città si sono avute di determinati passaggi politici, e sono state quelle a distruggere il centrosinistra. Occorre uscire dal ricatto della 'percezione negativa' che la coalizione può utilizzare per sfuggire alle proprie responsabilità e decidere di non uscire dal suo recinto. Per questo bisogna far capire agli elettori le nostre ragioni e la manifestazione pubblica dello scorso mese, così come questo incontro nella redazione di QUINDICI, vogliono raggiungere questo obiettivo”. L'avranno raggiunto? Giulio Calvani
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