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Gli studenti scioperano ancora a Molfetta, ma con scarso successo
28 febbraio 2009

MOLFETTA - Studenti per le strade, fischi, fumogeni. Festeggiano carnevale? No, scioperano. Venerdì a Molfetta ci sono state ancora manifestazioni studentesche dopo quelle del mese di ottobre scorso protrattasi per parecchi giorni. Il motivo riguarda ancora le leggi finalizzate a modificare la precaria situazione della scuola italiana, per rientrare in un bilancio statale che non penalizzi le ingenti, esose e inutili spese del parlamento italiano. Col disegno di legge Aprea, a pagarne le spese sono proprio gli studenti, i quali dovrebbero essere i più protetti. Infatti il progetto mira a privatizzare le scuole, permettendo ad enti esterni di far parte del consiglio di amministrazione, non garantendo la presenza degli studenti. Inoltre prevede la riduzione di fondi alle scuole, in particolare agli indirizzi tecnici e professionali, privandole di ore di lezione e di laboratorio. La manifestazione, di entità nazionale, è stata finalizzata anche all'abolizione del voto in condotta, inteso come strumento punitivo, magari per sopprimere qualche voce “fuori dal coro”. Altra richiesta avanzata dagli studenti è stata quella di un'aula autogestita, poiché non sempre i presidi sono disposti a permettere agli studenti di utilizzare locali fuori dalle ore di lezione, come previsto dallo statuto. Insieme all'istanza per una valutazione dei docenti e più fondi per l'edilizia scolastica, specie dopo il dramma di Rivoli, si è manifestato anche per le riforme per quanto riguarda il contratto di inserimento formativo al lavoro per i docenti. Al contrario degli scioperi dello scorso anno, in questo caso l'informazione e l'adesione degli studenti è stata più esigua, forse perché impegnati con il programma scolastico in vista della fine dell'anno, o forse per la delusione delle ultime manifestazioni nei riguardi di un governo sordo alle esigenze del proprio Stato, del proprio popolo. Certo è che lo spirito sessantottino non è più vivo nella nostra gioventù, oramai troppo distante da quel mondo politico di pochi, che vede per buona parte nello sciopero solo una scusa per saltare qualche ora di lezione.
Autore: Saverio Tavella
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