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Giunta a Molfetta, come al gioco dell’oca… in vista del traguardo si torna indietro Neanche oggi saranno svelati i nomi. Contrasti e difficoltà a far quadrare il cerchio
19 luglio 2017

MOLFETTA - Ieri sembrava che il grande giorno fosse arrivato, che il traguardo fosse lì a portata di mano, che l’annuncio fosse imminente. E invece niente, nulla di fatto per la giunta di Tommaso Minervini a Molfetta. Si torna indietro di alcune caselle e si continua a tirare i dadi, a buttare sul tavolo nomi a casaccio. In mancanza di notizie vere, si inventano.

Anche le chianche di piazza Municipio e le pietre di Palazzo Giovene sanno che Nicola Piergiovanni dall’alto dei suoi 1024 voti di preferenza, essendo il più suffragato della coalizione, ha tutto il diritto di esprimere il desiderio di tornare a ricoprire la prestigiosa carica di Presidente de Consiglio. E questa è la prima casella a essere riempita, la prima certezza, direi.

Molti si stupiscono del ritardo che il sindaco Tommaso Minervini sta accumulando, anche rispetto ai Comuni vicini che hanno votato negli stessi giorni: Giovinazzo ha già da parecchi giorni la sua giunta, a Terlizzi il prossimo 24 luglio si riunirà il primo consiglio comunale con la presentazione della nuova giunta. A Molfetta ancora niente. Il problema è che non è facile far quadrare i conti: le liste della coalizione sono 8. I posti di assessore da assegnare solo 7: la legge 7 aprile 2014, n. 56 (legge Delrio) stabilisce il numero dei componenti della Giunta a seconda della popolazione residente e per i Comuni con popolazione superiore a 30.000 e fino a 100.000 abitanti è previsto un numero massimo di 7 assessori più il Sindaco (tranne diversa previsione – comunque inferiore – statutaria). Quale lista rimarrà al palo senza rappresentanza in Giunta?

Ma i problemi non finiscono qui. Molti ambiscono alla carica di assessore, ma ci sono anche quelli che non ne vogliono sapere, perché nei Comuni con popolazione pari o superiore a 15.000 abitanti secondo l'art. 64 del d. lgs. 267/2000 la carica di assessore è incompatibile con quella di consigliere e chi è nominato assessore cessa dalla carica di consigliere all'atto dell'accettazione della nomina. E c’è chi non si fida e teme di essere scaricato al primo contrasto con il Sindaco.

Un’altra norma che complica la quadratura del cerchio è quella della parità di genere nelle giunte comunali prevista dalla legge 7 aprile 2014, n. 56, il cui art. 1, comma 137, recita: "Nelle giunte dei Comuni con popolazione superiore a 3.000 abitanti, nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento, con arrotondamento aritmetico". Questo significa che nessuno dei due generi può essere rappresentato da meno di tre assessori.

Veniamo ora ai nomi che girano, alle indiscrezioni che i “bene informati” sussurrano, dietro garanzia di rimanere nell’anonimato. Tre caselle sono occupate da uomini “di esperienza”, tre navigatori di lungo corso nella politica cittadina: Mariano Caputo, Pietro Mastropasqua, Pasquale Mancini.

Altre tre caselle devono essere occupate da donne: il nome più accreditato è quello di Sara Allegretta della lista tamacchiana Insieme per la città, il secondo nome è un boccone amaro che dovrà inghiottire il capolista e maggior suffragato di Molfetta per la Puglia, Enzo Spadavecchia, sicuro di tornare all’assessorato allo Sport dopo le 794 preferenze, che invece dovrà indicare il nome di una donna (la cognata?). Il terzo nome di donna dovrebbe venire dal PD. Ma non è facile: sembra che ieri il PD non si è limitato a presentare una rosa di nomi, come le altre liste, ma ha presentato un roseto intero, ovvero i primi otto maggior suffragati (5 uomini e 3 donne). Molti davano per scontato il nome di Erika Cormio, astro nascente del partito, candidata alle ultime regionali, membro della Segreteria regionale e dell’Assemblea nazionale, ma con due handicap: è risultata solo quinta nelle preferenze e non è vicinissima né a Piero de Nicolo, dominus del partito, né a Nicola Piergiovanni recordman delle preferenze. L’altro nome che circola, Gabriella Azzollini sembra davvero troppo inesperta per rappresentare il PD in giunta. La giornata di oggi sarà ancora destinata a discutere dentro il partito.

Per quanto riguarda le partecipate, ovvero il cosiddetto “sottogoverno”” sembra che si sia raggiunto il risultato di convincere Giulio la Grasta di Progetto Molfetta a rinunciare all’assessorato e ad “accontentarsi” della presidenza della Multiservizi. L’altra presidenza, la scomodissima poltrona dell’ASM, dovrebbe andare a Paolo Ragno, che aveva già coperto quel posto durante il regno del Senatore. Ma per le partecipate i tempi sono lunghi e incerti, ancor più di quelli della Giunta: bisogna “sfiduciare” i “papi stranieri” nominati dal Commissario, secondo la norma dello “spoil system” e smentire clamorosamente l’impegno sottoscritto da Tommaso Minervini durante la campagna elettorale, quando ha aderito alla campagna “Sai chi voti”, promettendo di procedere ad audizioni pubbliche per le nomine nelle partecipate per garantire il merito e non le solite scelte “politiche”.

In giunta rimarrebbe, secondo le indiscrezioni raccolte, solo un altro posto che sarebbe riservato alla lista del sindaco e forse a Dario De Robertis, primo degli eletti e new entry in Consiglio.

Intanto il gioco dell’oca continua.

© Riproduzione riservata

Autore: Mimmo Favuzzi
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