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Giulio Bufo, attore di Molfetta, si racconta tra il destino di Villa Roth di Bari e l'occupazione
25 gennaio 2014

MOLFETTA - Pochi giorni fa l’ immobile di Via Annibale Maria di Francia, al quartiere San Pasquale di Bari  è stato sottoposto a  sequestro preventivo su disposizione della Magistratura. L’edificio di proprietà della Provincia di Bari è stato occupato il 26 novembre 2011 da un gruppo di studenti, precari, migranti, artisti ed è stato sgomberato  martedì 14 gennaio 2014. Per  l’ occupazione è stata avviata un indagine dalla Procura di Bari.

In seguito, i tecnici della Provincia hanno disposto i lavori  di muratura per la messa in sicurezza dell’ immobile. Ma i ragazzi del collettivo di occupazione non si sono arresi e hanno tentato di opporsi all’ ingresso di camion e materiali. Villa Roth è al centro di una grande polemica perché in primo grado i giudici hanno riconosciuto la Provincia come proprietaria dell’ immobile, in appello invece ha vinto il Comune. Al momento si attende la posizione della Cassazione.
Al riguardo l’ attore molfettese, Giulio Bufo (nella foto davanti a Villa Roth) firmatario della petizione pubblica per difendere Villa Roth,  ha risposto alle domande di Quindici tra sogni e speranze.

Cos’è per Giulio Bufo Villa Roth?
“Per me Villa Roth è prima di tutto una casa, una casa sociale, dove si respira  cultura, umanità, attivismo politico, nel senso di coscienza di far parte di una società da cambiare dal basso attraverso l’autorganizzazione. Ho vissuto a Villa Roth  per circa un anno e ho iniziato a viverci  casualmente, ho già fatto un paio di spettacoli grazie all’ invito dei miei compagni.
Ho deciso di rimanere in questo luogo  dopo aver partecipato ad una delle serate al Teatro Villani (Al Teatro Villani,  gli attori si sono riuniti spesso per prestare dieci minuti della propria opera alla causa di Villa Roth ed è  diventato  anche un momento di confronto fra addetti al settore).
Villa Roth ben presto per me è diventata come una famiglia, una famiglia allargata, in cui ho incrociato  gente di diverse età e di diverse provenienze culturali, dove abbiamo discusso e ci siamo confrontati. Sicuramente questo carattere di famigliarità mi ha fatto trovare in Villa Roth ed i suoi abitanti qualcosa di diverso dai soliti posti occupati come la  pratica dell’occupazione che ho  da sempre condiviso dall’epoca della Kolonia Liberata a Molfetta a metà degli anni ’90.  Non è casuale che la maggior parte dei miei lavori vengono fatti in posti occupati perché credo che sia una pratica politica fuori dalle regole.
Dimostra che non c’è bisogno di grandi finanziamenti, appalti, bandi di gara (spesso creano solo delle cattedrali nel deserto) per creare spazi sociali e  per dare un tetto a chi non ce l’ha”.

Cosa è accaduto nelle ultime settimane?
“Martedì 14 alle 7 del mattino in punto, sono appena rientrato da Bari dopo l’assemblea. Quindi non ho assistito di persona alla triste vicenda. Ma ho saputo dai miei compagni dello sgombero forzato. Si sono presentate le forze dell’ordine (polizia provinciale, Digos, prefettura) per sgomberare la Villa. Sono entrati dall’ingresso della Scuola De Lilla che affianca la Villa e hanno costretto gli abitanti ad uscire dallo stabile intimandoli  di portare fuori le loro cose. Certo l’incursione notturna mentre si dorme, modalità repressiva, senza alcun preavviso, è una modalità che non farebbe piacere a nessuno e  in quel caso ha fatto trovare gli abitanti impreparati. Appena ho appreso del disagio, mi sono presentato immediatamente e ho trovato molte cose portate all’esterno. E’ stata  portata una vita all’esterno ma con la disposizione delle Forze dell’Ordine non è  stato facile, soprattutto quando non lo fai con la volontà di farlo, ma sei costretto a farlo. Quella mattina c’è stata una grande mobilitazione di gente e già da quella mattina si è mostrata la meravigliosa solidarietà da parte del vicinato, di buona parte della popolazione barese e non solo. Soprattutto da parte del vicinato che per quel posto, abbandonato alla sporcizia, all’incuria, ai tossici, da più di quindici anni, vederlo nuovamente lasciato all’abbandono per opera della legge ha determinato un impulso d’indignazione e di rabbia.
Da quella mattina si sono moltiplicate le manifestazioni in sostegno e  di solidarietà per Villa Roth.  Da quella sera stiamo presidiando il piazzale esterno con assemblee permanenti, cineforum, musica e sono partite anche un paio di petizioni fra cui quella che ha visto tra i primi firmatari alcuni nomi di spicco come Elio Germano, Radio Dervish, Zero Calcare, l’ex rettore dell’Università di Bari Corrado Petrocelli, i docenti universitari Giso Amendola, Lugi Pannarale, Andrea Fumagalli oltre a tanti altri e che al giorno d’oggi ha raggiunto le 1.100 firme.
Importante è stato anche il corteo spontaneo di sabato 18 che è iniziato da  Villa Roth e si è concluso con  l’  occupazione a Villa Capriati, un altro spazio abbandonato da circa una ventina di anni a Bari.
Villa Capriati e Villa Roth sono due posti legati dal medesimo destino, due posti privati affidati alla Provincia che progetta musei, stanzia dei finanziamenti, ma poi le idee rimangono sulla carta ed i posti  sono destinati al degrado urbanistico”.

Cosa state progettando per difendere il centro sociale?
“Stiamo in presidio permanente fuori a Villa Roth, abbiamo organizzato anche un cineforum.  I  locali di Bari, Storie Del Vecchio Sud, Taverna Nuova, Flyng Circus si sono resi disponibili per raccogliere firme di solidarietà. Il momento più importante sarà la data del primo febbraio. Per quella giornata abbiamo chiamato una mobilitazione in cui  sono coinvolti anche gli studenti e che vedrà una manifestazione, corteo o street  parade. L’evento inizierà alle ore 17 con l’ incontro  a Piazza Umberto e  si articolerà per le strade della città di Bari. Una mobilitazione che chiama tutte le realtà pugliesi e non solo al sostegno di Villa Roth. Villa Roth che ormai non indica solo le quattro mura poste in Via Annibale di Francia, ma un modo d’intendere il sociale, la politica, la cultura,  basato sull’autorganizzazione”.

Vi sentite abbandonati dalle istituzioni e dalla politica?
“Abbadonati” è un parolone, diciamo che noi siamo politica, loro sono rimbalzo della palla, la Provincia accusa il Comune e il Comune accusa la Provincia e poi fanno i convegni sugli spazi dismessi.
E’ meglio lasciar stare”.

 Cosa sogna per Villa Roth?
“Il mio sogno è che Villa Roth  torni ad essere quello che è stato in questi due anni e mezzo. Spero che  la Villa sia un posto della città, un posto del quartiere. I bambini e i ragazzi del quartiere  devono  ritornare all’ interno della struttura a giocare a pallone (i bimbi hanno costruito da soli un campetto di calcio), a vedere un film, a disegnare. Ognuno deve  usufruire di quello spazio in modo cosciente, partecipato e culturale.
Penso che la questione sollevata da Villa Roth possa sollevare a Bari ed in Puglia la questione tanto discussa negli ultimi anni da gente come Rodotà o come Giso Amendola o Pannarale sulla questione dei beni comuni, quei beni che non sono ne privati e ne pubblici, ma che appartengono alla comunità e che possano essere gestiti attraverso forme di autorganizzazione assembleare. Credo che Villa Roth questo abbia dimostrato in questi anni”.

© Riproduzione riservata

Autore: Maria del Rosso
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