MOLFETTA - «Sinistra dispersa e frammentata da quando ha pensato di essere cultura di governo», l’analisi politica del filosofo Gianni Vattimo nel suo intervento conclusivo alla presentazione del libro «La conoscenza in una società libera», edito dalla «Levante Editori» per la collana «I problemi della Scienza» (saggi di Marino Centrone, Vito Copertino, Rossana de Gennaro, Massimiliano di Modugno e Giacomo Pisani).
«Non si sa da che parte iniziare», la sinistra è priva di qualsiasi progettualità e «noi siamo vittime di una difficoltà di movimento», ha spiegato alla sala Turtur Vattimo, parlamentare europeo per l’Italia dei Valori, che non nega di essere un anarco-comunista.
Lavori anarchici, moltiplicazione dei gruppi di resistenza e di comunità alternative sono, secondo Vattimo, la base per coltivare in Italia un’opposizione più feroce. Opportuna «la rinascita di un anarco-comunismo, più presente nella società, senza nessuna immediata velleità governativa, che sappia limitare le porcherie della destra».
Entropia e società. Conoscere per costruire un sapere alternativo e una società libera, ha esordito il dott. Vito Copertino, professore ordinario di Costruzioni idrauliche dell’Università della Basilicata, il cui saggio è incentrato sul confronto tra meccanicismo e teoria entropica, categorie opposte nella costruzione della figura dell’uomo.
Morte termica, il concetto scientifico applicato alla società contemporanea, che avanza nel massimo disordine e spreca le risorse non rinnovabili del pianeta. La soluzione, accettare i limiti imposti dalle leggi della natura.
Centrone, crisi della sinistra. Un monologo interiore, il saggio del dott. Marino Centrone, professore aggregato di Filosofia della Scienza all’Università di Bari, che descrive i «Giardini di Avalon» (isola leggendaria del ciclo bretone), una villa in contrada San Benedetto che dall’ottobre 2010 ha ospitato seminari sulla collocazione del soggetto nella società postmoderna. Un soggetto pensante cacciato dall’università italiana, costretto a emigrare per mancanza di lavoro («l’esercito industriale di riserva», per Centrone).
Implodono i processi formativi perché «non ci sono posti di lavoro, anche a livello intellettuale e le pratiche governative hanno invaso quelle discorsive», secondo Centrone, che ricorda come Molfetta sia vittima della globalizzazione. Quale soluzione? «Una filosofia dell’apertura - la chiosa di Centrone - che consideri la contraddizione tra un pensiero libero e bianco e un pensiero altro e faccia della Puglia l’avversaria alla chiusura del pensiero padano per traghettare la società verso il melting pot».
Alienazione del lavoro del ricercatore. La ricerca scientifica nasce da un bisogno interiore dello scienziato, ma il Progetto Manhattan del 1939 ha determinato la progressiva alienazione della ricerca e lo scienziato è divenuto un tecnico i cui bisogni interiori sono predeterminati dall’ente materiale. Lucida analisi di Giacomo Pisani, pubblicista e redattore di Quindici, direttore della rivista «Terre Libere», che individua nella determinazione economica l’adeguamento degli interessi scientifici alla funzionalità del gruppo di lavoro.
Mortificazione degli interessi scientifici, alienazione, estraniazione e astrazione del lavoro e dell’uomo «che non percepisce il suo inquadramento sociale - ha spiegato Pisani - a tal punto che i caratteri personali, sottomessi a quelli standardizzati, sono merce e oggetto di scambio». Lo scienziato è addomesticato e il sistema s’impoverisce e appiattisce. Perciò «la politica deve incoraggiare quella scienza che considera ogni angolo della realtà - ha concluso Pisani - un oggetto da ricercare».
Di Modugno, il post-anarchismo. Se l’uomo è addomestico e estraniato, occorre «una desoggettificazione del soggetto nell’azione all’interno della società», secondo Massimiliano di Modugno, dottorando di ricerca nell’Ateneo barese, che parte dal pensiero di Foucault e May per analizzare il post-anarchismo con appropriazione di concetti post-strutturalisti.
Se May divide la filosofia politica in formale (adesione al dover essere), strategica (attenzione all’essere e al dover essere, come in anarchismo e marxismo) e tattica (il potere è allargato, diffuso e nasce dal basso), il post-strutturalismo francese di Foucault non solo teorizza il potere creativo (crea il soggetto su cui è esercitato) e destabilizza le strutture illuministiche, ma considera finzione l’idea di natura umana, perché il soggetto è determinato dalle contingenze.
«Evidenti i limiti dell’anarchismo - ha aggiunto di Modugno - che non è una filosofia politica», a partire dalla questione del potere coercitivo da annullare perché restrittivo, dall’antropologia essenzialista e dalla fiducia illimitata nell’evoluzione positiva dell’umanità.
Nuova storia e ospitalità. L’alienazione del lavoro ritorna nel saggio di Rossana de Gennaro, docente di Storia e filosofia, il cui punto di riferimento è Adorno, confrontato con Walter Benjamin e Althusser.
«Secondo Adorno, il pensiero funziona in base all’utilità - ha spiegato - così i lavoratori, che vivono una condizione alienata, hanno perso il senso del proprio lavoro». Insomma, si rischia di «non costruire più nuova storia».
Adorno e Benjamin ripensano la storia nella categoria della possibilità. Anzi, il secondo elabora la figura dell’“angelus novus”, come «simbolo di riscatto e redenzione di ciò che del passato è stato dimenticato o è rimasto inespresso». Ma è Althusser che con il materialismo aleatorio allude a una storia che può produrre il nuovo: «nell’immanenza i soggetti s’incontrano liberamente - ha aggiunto la de Gennaro - e le azioni si sviluppano in modo aleatorio». In questo contesto, è possibile anche un pensiero alternativo dell’ospitalità dell’altro, con cui si contamina e integra.
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