Gianfranco Petruzzella, nuovo segretario dei Ds
E' il quarto in pochi anni. Una conferma della crisi del partito
Gianfranco Petruzzella, 32 anni, docente di Italiano e Storia, è il nuovo segretario cittadino dei “Democratici di sinistra”.
E' stato designato dagli iscritti, con voto unanime, durante il congresso del 26 e 27 ottobre, durante il quale sono stati nominati anche i componenti del nuovo direttivo, Mino Salvemini, Antonello Mastantuoni, Paolo Roselli, il consigliere comunale Corrado Minervini e naturalmente il neosegretario; e del comitato dei garanti, Gianfranco Cormio, Michele Natalicchio e Franco Tatulli.
Si chiude così il periodo di interregno nella dirigenza del partito apertosi a giugno con la rinuncia dell'allora segretario Mimmo Favuzzi. Lo stesso Gianfranco Petruzzella era stato chiamato a reggere provvisoriamente la sezione locale, assieme a Gianfranco Cormio e a Mino Salvemini, nell'attesa delle decisioni del congresso.
Il quarto segretario nel giro di pochi anni, a fare un conto anche solo approssimativo, un dato che di per sé evidenzia la crisi di questo partito, e che fa affermare a qualche scettico, anche all'interno del centro sinistra, che cambiare persona non sarà anche questa volta risolutivo.
Sembra rendersene conto anche il diretto interessato, almeno a giudicare dal tono della relazione di apertura del congresso, duro, poco incline a lasciar spazio a voli pindarici e a sogni di gloria. “Abbiamo oggi, come partito e come coalizione, una scarsa credibilità e la dobbiamo conquistare. Il modo che vediamo per uscire forse da una situazione non facile come questa è salvare le cose buone fatte fino ad ora, poi tirare una riga e fare punto a capo”.
Insomma poco spazio agli strascichi di lontane diatribe interne ma anche ad eventuali illusioni sull'esistenza di ricette miracolose per la rinascita immediata del partito: “Non è sufficiente cambiare le persone, perché nessuno ci tiene a fare l'utile idiota della compagnia – ha continuato nella sua introduzione Gianfranco Petruzzella -. Non è neppure un problema di capacità personale o di intelligenza delle cose, perché chi ci ha preceduto negli anni non è certo carente né nell'una né nell'altra. E' piuttosto un problema di impegno mirato a cose concrete da parte di tutti”.
Abbiamo voluto saperne di più, rivolgendo qualche domanda al neo segretario.
I “Democratici di sinistra” hanno conosciuto negli ultimi anni un'innegabile crisi. Con quali strategie pensa se ne possa venire fuori?
“Ci si è interrogati abbastanza a lungo sulla natura della crisi del partito per poter dire, e non da oggi, che non è solo un fatto di strategie giuste o sbagliate. Magari. E' piuttosto il momento, già da tempo, di un profondo ripensamento del senso del partito dei Democratici di sinistra e più in generale di quali siano gli spazi della politica oggi. Nessun ripensamento, nessuna strategia è possibile senza accettare un semplice fatto: le sollecitazioni più genuine e le esigenze più vere sono state formulate negli ultimi tempi al di fuori del partito ed hanno spinto su di esso perché le accogliesse. A questo dato bisogna aggiungerne un secondo: il tipo di attività che meglio ha funzionato nel lavoro svolto dai Democratici di sinistra. Quando erano al governo è l'economia. E' l'aver posto e tentato di risolvere il problema dello sviluppo del paese. Di tutto il Paese, quindi anche di Molfetta e del Sud”.
E' servito?
“Evidentemente no. Non può bastare una politica che si riduce a valletta dell'economia, perché lascia fuori altri aspetti della vita democratica sui quali forse il partito sconta ritardi di anni. Detto questo, più che una strategia mi sento di indicare il problema che cercheremo di affrontare qui e che mi auguro venga affrontato prima dalla direzione nazionale. Lo formulo in una domanda: esiste un'idea di bene comune? E come la si fa valere? Sono anni che la sinistra, l'intera sinistra, rinnova elegantemente questa domanda: dove finisce la libertà e dove inizia il vincolo sociale che venga percepito come un vantaggio e non come un costo? Non si può venire fuori dalla crisi senza tentare una risposta, una serie di risposte a questa domanda e Molfetta non credo faccia eccezione”.
Quali sono le prime iniziative che il partito intende mette in cantiere?
“La prima delle iniziative da mettere in cantiere è quella di cercar di far funzionare il cantiere. A parte la facile battuta, stiamo programmando un incontro pubblico sulla giustizia che illustri gli effetti della neonata Legge “Cirami” e poi un'altra che spieghi non solo le controproposte dei Ds a quest'ultima legge finanziaria, ma che gli effetti perversi che questa ha sul commercio e sulle aziende locali, sulle possibilità di investimento e sui meccanismi del mercato del lavoro. Sono solo alcune delle proposte di cui si è discusso nei primi incontri dopo il congresso, le idee non mancano.”
Intende avviare un lavoro comune con gli altri partiti di centro sinistra?
“Il lavoro comune con le forze di centro sinistra non ha alcun bisogno di essere avviato, ma piuttosto proseguito. E si è convenuto con loro sul fatto che il rafforzamento di ogni singolo partito – che ha storia e sensibilità propria – passa solo attraverso il rafforzamento della coalizione. Ciò significa che il tipo di lavoro da svolgere non permette una fuga solitaria in avanti e non permette esclusioni di qualche tipo che non si possono giustificare in un'ottica comune.
Dobbiamo parlare insieme non solo di regole ma anche di idee e, fra queste, soprattutto di quelle idee che ci rendano credibili e ci permettano di parlare anche ai cittadini che non si riconoscono in nessuna delle sigle che compongono la coalizione. Del resto, al di là delle molte e a volte fondate critiche che si possono muovere, questo è il progetto dell'Ulivo da anni.”
Lella Salvemini