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Generatività come condivisione di una “comune visione del futuro”
15 febbraio 2017

Ricca di suggestioni e di spunti utili alla meditazione la manifestazione di inaugurazione della Fondazione “Guglielmo Minervini”. Quella della “politica generativa” non è esclusivamente l’utopia accarezzata da un sognatore, ma la scommessa di un popolo in cammino. Al bivio, si annida il rischio di cedere alla fiacca tendenza alla delega, ricercando alibi degni di Pilato all’imperversare del Malgoverno. O, ancora peggiori, si insinuano la fascinazione del demiurgo depositario del rimedio alla crisi e alla corruzione (laico, chierico o pontefice che sia) o l’incanto delle sirene dell’antisistema, che partoriscono il grillismo, il salvinismo e il trumpismo. Le stesse sirene che tuonano contro le organizzazioni sovranazionali, perché troppo scomodo è rinunciare a una stenta aiola nel proprio giardino al fine di coltivare quel campo disomogeneo, infestato dalla gramigna, ch’è il globo. Per non parlare, poi, di quello che accade a molti intellettuali, che, dinanzi alle urla che risuonano dal Medioevo ipertecnologico intorno a noi, reagiscono come il pirandelliano don Ippolito Laurentano, il quale, mentre la Sicilia era sprofondata nel caos di una sfortunata e fallimentare rivoluzione, si rifugiava nelle sue “memorie antiche” e negli studi sull’”emporio d’Akragante”. Generatività come condivisione di una “comune visione del futuro” perché (per recuperare un concetto di Giddens) individui e gruppi non debbano subire, ma contribuiscano a far accadere le scelte. Corretto il richiamo nel dibattito alla formula gramsciana che contrappone al “pessimismo della ragione l’ottimismo della volontà”. Non concordiamo, peraltro, con l’idea che ben più forte risulti “l’ottimismo del cuore”: non basta percepire l’involuzione e soffrirne; bisogna tradurre in azione quell’anelito e solo la volontà ferrea di individui come Minervini può contrapporsi al tempo della stasi. E siamo certi che a Maria Turtur, Camilla e Nicolò Minervini, cardini della Fondazione, questo non farà mai difetto.

Autore: Gianni Antonio Palumbo
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