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GdF Molfetta, “Operazione Shox”: 6 arresti domiciliari e sequestro di merce contraffatta 4 extracomunitari residenti a Terlizzi e Canosa di Puglia e 2 italiani di Corato, gli arrestati questa mattina. Smantellato un volume d'affari di quasi 200mila euro all'anno. Di qualità i falsi sequestrati. Sono in corso ulteriori indagini
13 marzo 2012

MOLFETTA - Sradicata dalla Guardia di Finanza di Molfetta un’organizzazione monopolistica radicata nel Nord Barese per il mercato dei marchi di qualità contraffatta e ricettazione. Una vera banda criminosa, l’ha definita il comandante della Tenenza di Molfetta, Leonardo Rossi, nella conferenza stampa sull’Operazione “Shox, eseguita dai militari della GdF di Molfetta e coordinata dalla Procura della Repubblica di Trani.
Le indagini, partite nel gennaio 2011 con un sequestro di merce contraffatta a Terlizzi da parte della GdF di Molfetta, dopo una serie di pedinamenti, appostamenti e perquisizioni domiciliari, si sono concluse questa mattina con 6 ordinanze di custodia cautelare (arresti domiciliari): 4 extracomunitari residenti a Terlizzi e Canosa di Puglia e 2 italiani di Corato, tra i 40 e 50 anni. Tutti pregiudicati con alcuni precedenti alle spalle, tra cui i reati di contraffazione e omicidio. Sequestrato anche il furgone, un vero e proprio bazar ambulante. Quasi 200mila euro all’anno il volume d’affari, ma l’organizzazione agiva già da 6/7 anni. Milionarie le perdite per le società danneggiate dalla contraffazione.
I falsi sequestrati (quasi 4mila capi in 20 giorni, soprattutto durante fiere e mercatini) erano di qualità e distribuiti a un livello superiore della filiera commerciale. Dunque, non un falso grossolano, persino i periti preposti hanno avuto difficoltà nell’accertarlo.
La merce era maggiormente venduta in mercatini, fiere e feste patronali, per evitare che il prodotto contraffatto fosse facilmente individuato. I clienti consultavano un catalogo apposito, per acquistare la merce da un corriere che garantiva anche la consegna a domicilio. Si trattava di un vero e proprio distretto commerciale, che non utilizzava, però, il canale web. È anche probabile, secondo gli inquirenti, che la merce contraffatta fosse venduta in negozi e centri commerciali, confusa con quella originale per trarre in inganno l’ignaro consumatore.
Sono in corso ulteriori indagini, soprattutto a livello patrimoniale, anche per accertare possibili nuovi reati connessi alla contraffazione (es. lavoro nero, altre falsificazioni e/o alterazioni dei marchi, ecc.). I capi sequestrati saranno distrutti o consegnati in beneficienza, privi del marchio.
 
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Autore: Angelica Vecchio
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