G8, anche a Molfetta nasce un coordinamento
Due giornate di riflessione per sensibilizzare la cittadinanza
E’ già cominciato il conto alla rovescia in attesa che i capi di stato del G8, gli otto Paesi più industrializzati, si incontrino in quel di Genova. Tutto pare pronto. E dovunque si da inizio alla protesta. Una protesta che si diffonde a macchia d’olio, in Italia e nel mondo. Gli aderenti al “Genoa Social Forum” sono una fascia molto eterogenea della popolazione mondiale: dalle associazioni cattoliche e religiose a quelle che si dedicano al volontariato, dagli ambientalisti agli anarchici, passando per alcune forze politiche che da sempre hanno osteggiato la globalizzazione.
Ma perché tutto questo astio contro il G8? Perché questa demonizzazione della tanto decantata globalizzazione? Il G8 è indubbiamente la massima espressione del pensiero neo liberista. Un gruppo ristretto di Paesi che dominano e dettano legge all’economia mondiale, un gruppo esiguo di gente che detiene il potere occhieggiando al modo di fare delle multinazionali: il profitto e gli interessi commerciali anziché il benessere di molti. Bastano un po’ di dati per restare senza fiato: il 20% della popolazione mondiale gode dell’ 86% della ricchezza mondiale, 3 miliardi di persone vivono con meno di 2 dollari al giorno.
E si potrebbe continuare pensando al clima ormai sconvolto, allo strato di ozono che si assottiglia, all’acqua che in molti luoghi è pressoché introvabile. Dalla natura alla società, tutto pare convulsamente posto sottosopra dal dio denaro.
Anche a Molfetta è nato un coordinamento di tutte le associazioni ed i partiti che aderiscono al Genoa Social Forum. Da noi, come dovunque, si è tentato di superare ogni pregiudiziale e di aprirsi al confronto, accantonando ogni divergenza politica. Il 14 ed il 15 luglio si sono tenute due giornate di riflessione ed approfondimento per sensibilizzare la cittadinanza, per informare e discutere. Ogni associazione ha posto all’attenzione della cittadinanza una delle tante sfaccettature di quello che è il caleidoscopico problema della globalizzazione. Si parte dallo sfruttamento e l’abuso dei minori arrivando alla spregevole politica delle multinazionali che affamano i Paesi più poveri, dalla Tobin tax al traffico di armi, dal protocollo di Kyoto (che gli Usa non hanno intenzione di ratificare) ai cibi geneticamente modificati, dalla rivoluzione della “banca etica” al commercio equo solidale. Anche gli interventi di alcuni relatori hanno rispettato quella pluralità di appartenenze su cui si basa il coordinamento cittadino.
Don Ignazio Pansini, parroco della parrocchia S. Corrado (Duomo), ha incentrato il suo intervento sul “perché un cristiano” dovrebbe essere contro il G8, puntando il dito contro lo sfruttamento dei Paesi del sud del globo e ricordando, con la metafora del nome biblico di Adamo, che non è possibile vivere senza considerare i più deboli.
Francesco De Palo, direttore della Scuola di Pace “Don Tonino Bello”, ha narrato le sue esperienze personali nell’incontrare molti giovani clandestini: gente ridotta in semi schiavitù, oppressa e violentata, che raggiunge le nostre coste alla disperata ricerca di un futuro e di una vita più clemente.
Molto più politico l’intervento di Gaetano Cataldo, esponente dei Giovani Comunisti, che ha descritto e commentato ciò che sta accadendo a Genova: una città blindata ed assediata dalle forze dell’ordine, dove la maggior parte dei negozi resterà chiusa per tutta la settimana in cui si terrà il G8, per rendere più precarie ed invivibili le condizioni dei manifestanti. Cataldo ha ricordato il comportamento assurdo nel nostro governo che dal 14 al 21 luglio non rispetterà il trattato di Schengen, dunque anche agli abitanti dell’Unione Europea verranno controllati i documenti di identità all’arrivo nel nostro Paese: azione in netto contrasto con le idee liberiste di cui il governo italiano si fa propugnatore.
In Piazza Municipio sono stati proiettati, il 15 luglio, dei video parecchio interessanti: dal commercio equo solidale ai padri comboniani che, con Alex Zanardelli si fanno portavoce da tempo degli emarginati. Un filmato che ha destato particolare scalpore è stato quello sulla manifestazione tenutasi a Napoli il 17 marzo 2001, durante la quale vi sono stati numerosi scontri tra la polizia ed il corteo dei ragazzi.
Bisognerebbe far luce sulla questione violenza. Classificare il “popolo di Seattle” come una banda di teppisti violenti è qualunquista e miope, credere che i “cattivi” siano i manifestanti è oltremodo ingenuo. Spesso la polizia ha caricato gente inerme, che voleva solo far sentire la propria voce.
Cambierà realmente qualcosa? Queste due giornate di riflessione saranno davvero servite? Il coordinamento locale (Agesci, Associazione Duomo, Azione Cattolica, Casa per la Pace, Comunisti Italiani, Democratici, Giovani Comunisti/e, Legambiente, Partito della Rifondazione Comunista, Pax Christi, Scuola di Pace “Don Tonino Bello”) ha tentato di proporre una alternativa reale, concreta, “un mondo diverso” che è possibile realizzare.
Serena Adesso