Fino a quando si puo’ fare finta di niente?
Lo scorso 10 agosto si è registrato un altro episodio criminoso presso Piazza Paradiso con un accoltellamento e annessa sparatoria che hanno provocato un ferito. Un evento che ha interessato la piazza in orario estivo serale quando più è frequentata da famiglie con bambini. Un altro episodio che si aggiunge alla sequela cittadina di incendi di attività commerciali, risse e aggressioni che talvolta sembrano essere percepite sempre con maggior distacco dai cittadini, quasi che si sia fatta l’abitudine. Eppure si tratta di segnali inquietanti relativi allo sfarinamento di un tessuto sociale in cui criminalità e corruzione trovano terreno fertile. Una parte dei cittadini sembra ormai rassegnata all’idea che non ci sia più niente da fare e gira la testa dall’altra parte sperando che nessuno di questi fatti o atti li coinvolga direttamente. Del resto se anche a capo delle Istituzioni vi sono personalità indagate, a che pro affannarsi a richiedere attenzioni e interventi. C’è poi un’altra parte di cittadini che in questo scenario prova a portare a casa i propri piccoli e grandi vantaggi personali sguazzando tranquillamente a suo agio tra degrado e corruzione. Sarebbe d’obbligo aprire gli occhi su queste tristi realtà cittadine che invece ricevono silenzio da parte delle istituzioni, silenzi che aggravano questa situazione. Del resto il sindaco Minervini in primis ha derubricato l’evento del 10 agosto come una privata “questione tra due persone” quanto accaduto in Piazza Paradiso, salvo qualche giorno dopo buttarsi demagogicamente come un falco sulla “proposta congiunta della Parrocchia Immacolata, Auser, Libera e Teatro Ermitage sulla costituzione di un tavolo permanente su Piazza Paradiso e l’intero quartiere”, accogliendola positivamente. Una giravolta camaleontica e trasformistica del sindaco cui siamo da anni abituati pur di raccogliere qualche straccio di consenso, senza alcuno sprezzo per il ridicolo se si pensa che il sindaco è ormai in carica da più di quatto anni e siamo ancora alle chiacchiere della “collaborazione e sinergia tra istituzioni e comunità”, quasi che si trattasse di un sindaco insediatosi quattro giorni fa e non quattro anni or sono. E invece bisognerebbe fare i conti su quanto la città e il quartiere di piazza Paradiso siano sempre più sprofondati in questi anni in una pulizia quotidiana indecente, in una situazione selvaggia relativa ai parcheggi e ai paletti per la sosta “fai da te”, nella legge della giungla dei divieti di sosta da parte di alcuni privati e alcune attività commerciali, come già segnalato precedentemente in un articolo dell’ottobre scorso. Dopo quattro anni andrebbe fatto un bilancio su questi aspetti piuttosto che appelli a una generica collaborazione quando proprio le Istituzioni e i loro rappresentanti non danno né hanno segnali decisi sul mancato rispetto delle regole della convivenza civile, favorendo di fatto quei cittadini e quelle attività commerciali che le regole le violano o le aggirano, a danno di altri cittadini e altre attività commerciali che le rispettano. Questo è quanto successo in questi anni di amministrazione Minervini e spiace che alcuni facciano finta di ignorarlo o non vedere pur di accontentare un sindaco che sempre più sogna di vivere in una Molfetta “positiva”. Basti pensare a piazza Immacolata, una piazza appena ristrutturata ma che registra l’occupazione quotidiana di suolo pubblico di alcune porzioni stradali senza che venga mosso un dito in tal senso. Per cui si assiste quotidianamente lì (come altrove nel quartiere e in tante altre zone della città) al fenomeno emblematico per cui due attività commerciali analoghe, magari una accanto all’altra a pochi metri di distanza, tengono un comportamento diversissimo. L’una invade lo spazio pubblico stradale oltre lo spazio ad essa assegnatole intralciando il passaggio e il parcheggio; l’altra invece rispetta lo spazio pubblico. L’una si appropria della superficie stradale con paletti dissuasori della sosta e segnali che impediscono la sosta delle auto, l’altra invece rispetta le fasce orarie del divieto di sosta per il carico e scarico previste dalla segnaletica. Due situazioni opposte e diverse nel raggio di pochi metri. Chi controlla? Chi interviene? Nessuno vede, nessuno interviene e così vivono “tutti tranquilli” finché non arriva il giorno in cui questa assenza continua di controllo e rispetto delle regole, questa continua escalation di piccole e grandi furberie e quotidiane sopraffazioni produce eventi inaspettati. Allora lì, magari in quel giorno o qualche ora dopo, assisteremo alle retoriche celebrazioni, alle ipocrite manifestazioni o agli scontati appelli a favore del “bene comune”, alle domande sorprese sul “come mai, perché, qual è la causa”... Fino ad allora però, fino a un attimo prima “tutti conoscono a tutti”, “tutti sono amici di tutti”. E a pagare sono cittadini e operatori commerciali che cercano di attenersi alle regole. Come già detto, schierarsi da una parte significa non nascondersi dietro paraventi di neutralità, significa scegliere liberamente ogni giorno come cittadini. Scegliere se acquistare da commercianti che rispettano correttamente gli spazi pubblici oppure da quelli che li invadono e se ne appropriano. Scegliere se accompagnarsi a quanti organizzano le proprie attività senza privilegi oppure a chi si ammanica il “potente” di turno. Scegliere da che parte stare insomma senza cedere alla melassa retorica della collaborazione. Perché non può esserci collaborazione con chi dovrebbe istituzionalmente far rispettare regole e spazi pubblici e nonostante problemi segnalati ripetutamente fa finta di niente. La collaborazione in questi casi non è una virtù ma rasenta la viltà. Quando in un quartiere c’è il residente pulito e quello zozzone e non succede niente al secondo, quando c’è il commerciante ordinato e quello che invade gli spazi e non succede niente al secondo, quando ci sono quelli che ottengono piccoli privilegi e gli altri invece non hanno il diritto alla tranquillità, che credibilità può esserci, che messaggio si lancia al quartiere da parte delle Istituzioni? Che vince il più forte o il più furbo, quello che ha la conoscenza più “inserita” laddove si decide un’autorizzazione all’occupazione di suolo pubblico oppure alla disposizione di uno stallo di sosta o di un paletto che impedisce la sosta. Certo si può anche fare finta di niente ma fino a quando? Fino a quando succede l’irreparabile? Per poi versare lacrime fuori tempo massimo? No, grazie.