Finanziaria 2007: lettera aperta di Confesercenti a Prodi
“La manovra colpisce in modo pesante le piccole e medie imprese”
MOLFETTA - La Confesercenti di Molfetta scrive al presidente del Consiglio Prodi perché ritiene, a suo parere che la Finanziaria 2007 “colpisca in modo particolarmente duro le Pmi (piccole e medie imprese). Pensiamo alla sottrazione del Tfr, all'aumento dei contributi previdenziali, all'appesantimento degli studi di settore ed alla tassa di soggiorno. La Confesercenti di Molfetta vuole avviare ogni utile iniziativa volta a sensibilizzare le piccole e medie imprese locali sulle criticità evidenziate in seno alla manovra economica promossa dal governo, rivolgendo il proprio appello anche alle altre associazioni di categoria per una ferma e decisa mobilitazione unitaria”.
Di qui la lettera che l'avv. Raffaella Altamura, segretaria della Confesercenti di Molfetta, ha scritto al premier: “Gentile presidente Prodi, l'approvazione della manovra finanziaria ripropone le problematiche della crescita economica e sociale, delle opportunità ed equità, nel rispetto dei vincoli del patto di stabilità con l'unione europea, nonché nel contesto di un mercato internazionale che non fa sconti e che punisce rigidamente chi è fuori da parametri sostenibili. il confronto diventa pertanto fondamentale, perché permette di ponderare al meglio le idee e le proposte più opportune. non sempre negli ultimi anni, e neppure ora, si è adottata una vera e proficua azione di confronto con tutte le parti. in mancanza di ciò, abbiamo deciso di scriverle.
Per chi governa, la quadratura dei conti è la priorità, per chi rappresenta le imprese a volte questo obiettivo si trasforma in un incubo. perciò la manovra economica deve essere affiancata da una determinata ed efficace lotta al lavoro nero ed all'abusivismo, che nel commercio raggiunge livelli insostenibili. chi le tasse le paga deve sopportare anche questo costo, perché una vera lotta contro questa forma di illegalità e di concorrenza sleale non è mai stata fatta. per questo sono mal digeriti i provvedimenti della finanziaria che colpiscono in modo particolarmente duro le Pmi. pensiamo alla sottrazione del Tfr, all'aumento dei contributi previdenziali (nonostante un bilancio attivo di sette miliardi di euro del fondo commercio presso l'Inps), all'appesantimento degli studi di settore ed alla tassa di soggiorno.
Ad un Mezzogiorno in ginocchio, si aggiunge un Nord che vedrà particolarmente penalizzate le Pmi che oggi, nonostante contrarietà e difficoltà, producono ricchezza e posti di lavoro. La scelta di risanare è formalmente imposta dall'Europa, ma è sostanzialmente dettata dai mercati. Non possiamo sfuggire, ma possiamo scegliere tra due vie: quella più faticosa del taglio dei costi e degli sprechi o quella di mettere le mani in tasca alle Pmi per prendere quello che serve. Questa scelta comporterebbe effetti indesiderati in termini di crescita economica e di occupazione, visto che le Pmi rappresentano il 70% della ricchezza prodotta ed il 72% degli occupati del nostro paese. tutti dobbiamo collaborare per garantire equità, efficienza e sviluppo al nostro paese. Ci corre però l'obbligo di ricordarle che nel 1996, con il suo governo e con il ministro Visco, le principali associazioni delle Pmi, Confesercenti in prima linea, hanno sottoscritto un accordo che fra l'altro prevedeva di avviare un processo per consentire il progressivo superamento della valenza fiscale dello scontrino e della ricevuta fiscale, legandolo al rispetto dei singoli studi di settore.
Trascorsi dieci anni, nel corso dei quali abbiamo contribuito a perfezionare e migliorare gli studi di settore, facendone comprendere la bontà e le finalità (non senza fatica) alle nostre imprese, ci troviamo a dover constatare che l'impegno assunto nel 1996, recentemente ribadito, è venuto meno. Anziché semplificare, si opta ancora per una politica di accanimento sanzionatorio contro il mondo delle pmi e del lavoro autonomo.
Basta una dimenticanza e il mancato rilascio di un solo scontrino fiscale, per un caffè, per una bibita od altro e, zac, scatta la chiusura anche per almeno 15 giorni delle nostre attività. E' così che si combatte l'evasione? E'' così che si rilancia lo sviluppo del nostro sistema economico? ci chiedete di inviare per via telematica i corrispettivi, ci dite che è necessario aumentare i nostri contributi previdenziali, ci ripetete che gli studi di settore devono essere rivisti, ci chiedete di collaborare. Ma questa dello scontrino no, è inaccettabile! Vanificare un lavoro che per anni abbiamo condotto seriamente no, non possiamo tollerare l'accusa di essere la causa dell'evasione del nostro paese. Ad agosto nel provvedimento meglio conosciuto come “Bersani – Visco” sulle liberalizzazioni, nella prima stesura era stato inserito il superamento della validità fiscale dello scontrino.
Perché ora questa inversione di marcia? Da cosa o da chi dipende questa scelta? Gli imprenditori sono stanchi di subire”.