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Filomeno Troilo a Quindici : i ricordi ci sono, ma voglio tornare in mare Le parole del marinaio molfettese rapito sul Buccaneer, a margine del cabio della guardia in Capitaneria di Porto a Molfetta
14 settembre 2009

MOLFETTA - E' mischiato tra la gente comune, ad assistere al cambio del comando della Capitaneria di Porto, anche se lui di comune non ha niente. Non è comune la storia che ha vissuto, non è comune quello che si porta dentro, non è comune quello che sta facendo, giorno dopo giorno, per tornare a una vita che si consideri normale. Eppure vuole esserci, nonostante il passato affiori sempre: “quando il sindaco ha nominato me e ha ricordato quello che mi è successo, mi è venuta un po' di emozione, e qualche ricordo”. Vuole esserci, Filomeno Troilo, il cuoco del Buccaneer, rimorchiatore preso in ostaggio dai pirati somali per quattro mesi, per salutare e forse ringraziare chi va via, il Capitano Cuocci, che ha vissuto i momenti terribili del rapimento e che ha contribuito insieme a tanti alla liberazione, e a dare una stretta di mano al nuovo Capitano, Enrico Cincotti. Una stretta di mano che in silenzio vuol dire due parole: mai più. Filomeno Troilo c'è: più schivo e più silenzioso di quando lo incontrammo, il giorno del suo ritorno a Molfetta, forse più tranquillo, forse più sereno, forse spentasi l'eco mediatica, ancora più confuso. Ma, in un giorno significativo per la marineria molfettese, anche lui, che sente di farne parte più che mai, c'è. Con un peso ancora dentro. “Ma era importante essere qui oggi”, dice Filomeno, che parla anche di questi giorni, della lenta ripresa e del ritorno alla normalità. “Sono un po' più tranquillo, è passato un po' di tempo ed è arrivata un po' di serenità, anche se non sempre è facile. Però rispetto ai primi giorni va sicuramente meglio, riesco anche a dormire di più”. Passato l'incubo, in eredità resta un rapporto speciale con chi quell'incubo l'ha vissuto assieme, e che capisce meglio di chiunque altro. “Con Ignazio Angione ci sentiamo spessissimo, ma anche con tutti gli altri mi fa piacere sentirmi, rimanere in contatto. Ci sentiamo anche con un ragazzo croato, che a bordo faceva l'elettricista. Quei quattro mesi sono stati duri anche per lui”. Filomeno sa che, presto verrà il momento di decidere se farsi forza e tornare a quello che è il suo lavoro. Tornare in mare o pensare ad altro. La sua presenza in un giorno così è però eloquente, le sue idee più chiare rispetto a qualche settimana fa: “la mia presenza qui vuol dire anche questo. Sicuramente sto pensando di riprendere, si pensa sempre al lavoro, e andare il mare è il mio lavoro. Ci penso, a tornare sulle navi, non tanto per me, ma per le esigenze della mia famiglia. Ci penso”.
Autore: Vincenzo Azzollini
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