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Festa della donna un po' di matematica
15 marzo 2008

Per ritrovare il senso dell'8 marzo, ammesso che qualcuno lo abbia perduto, ho una proposta: sostituire alla tradizionale e profumata mimosa una fredda e grigia calcolatrice. Proviamo, allora, a parlare di festa della donna dati alla mano. E di tutti i dati scegliamone tre. Il primo è questo: le donne italiane tra i 16 e i 70 anni vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita sono, secondo i più recenti dati Istat (2006) 6 milioni e 743 mila (il 31% del totale). Di queste donne, oltre un milione ha subito uno stupro o un tentato stupro. Ancora: il 14,3% delle donne che abbia avuto un rapporto di coppia ha subito almeno una volta violenza fisica dal partner. Il 17,3% da un ex partner. E ancora: il 95% della violenza subita dalle donne non viene denunciato e un terzo delle donne non ne ha mai parlato con nessuno. Infine: la violenza nei confronti delle donne è, nella maggioranza dei casi, ripetuta. Soprattutto da parte del partner (67,1%). Prendiamo fiato e passiamo al secondo dato: 120 donne all'anno perdono la vita sul posto di lavoro, in media una ogni tre giorni (fonte: INCA CGIL). Nel solo triennio 2003-2005, le vittime “rosa” di incidenti nei diversi settori produttivi sono state il 24,5% del totale (228 mila casi su 934 mila). In alcuni settori però la percentuale degli infortuni che hanno colpito le donne supera quella maschile. Per esempio, tra il personale addetto ai servizi domestici 9 infortuni su 10 riguardano colf e badanti, per lo più straniere. Nella sanità i tre quarti degli incidenti colpisce donne, in genere infermiere. Mentre nella Pubblica amministrazione, nel settore alberghi e ristoranti e nell”istruzione gli infortuni femminili superano la metà del totale. Lasciamo stare, però, violenze, malattie e morti bianche. E “risolleviamoci” con l'ultimo dato, che arriva da Almalaurea: le donne laureate - a parità di ruoli professionali - guadagnano in media 500 euro in meno rispetto ai neo-laureati maschi. Eppure le donne sono più scolarizzate: finiscono prima, meglio e in maggior numero gli studi universitari. Ancora: le donne lavoratrici sono più precarie degli uomini. Nonostante un aumento dell'occupazione femminile che ci segnala l'ISTAT e che ha portato nel 2006 le donne occupate al 34,9% del totale (ancora lontane dalla media europea del 44,4% mentre l'obiettivo di Lisbona prevede il raggiungimento, nel 2010, del 60%), le lavoratrici registrano percentuali di instabilità contrattuale maggiore dei colleghi uomini. Tra i collaboratori e i tempi determinati, infatti, la presenza della componente femminile risulta decisamente superiore a quella maschile: è donna il 57,1% dei co.co.co e co.co.pro. Viene voglia di ricordare un ultimo dato, visto il clima da campagna elettorale: la soglia di accesso delle donne italiane alle cariche politiche è tra le più basse al mondo. Fermandoci solo ai dati nazionali, con il 17,3% di donne elette nell'ultima tornata elettorale (2006), l'Italia è - secondo l'Università di Stoccolma - sotto al quarantesimo posto, non solo dietro Svezia (47,3%), Danimarca (38%) e Norvegia (37,7%), e non solo dietro Spagna (36%), Germania (31,8%), Inghilterra (19,8%) e Francia (18,5%). Ma anche dietro a Costa Rica (38%), Argentina(35%), Sudafrica (32,8%), Afghanistan (27,3%) e Iraq (25,5%). Restano ancora non pervenuti i dati da festeggiare.
Autore: Paola Natalicchio
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