MOLFETTA - Continuiamo il nostro viaggio nei “Fatti e volti del consiglio comunale” di Molfetta.
Dopo il sindaco Tommaso Minervini è d’obbligo occuparci della sua principale competitor, quella che lo ha sfidato al ballottaggio e ne è uscita sconfitta e anche piuttosto malconcia, come la sua coalizione di destra che ha aggregato, oltre a Forza Italia e all’Udc, anche fascisti e xenofobi. Anche in questa alleanza Molfetta sarà laboratorio nazionale? È improbabile visto il risultato negativo ottenuto.
Notoriamente prestanome politico dell’ex sindaco sen. Antonio Azzollini, l’avv. Isabella de Bari, non si è smentita, intervenendo con il solito foglietto di appunti del senatore, nella discussione sul bilancio, facendo rilevare alcune incongruenze e chiedendo spiegazioni impossibili, vista l’assenza in aula dei dirigenti comunali.
È riuscita solo a far innervosire il sindaco Tommaso Minervini che già era apparso poco tranquillo dall’inizio del consiglio. In perenne conflitto con il suo microfono, spento o non posizionato alla giusta distanza, ma questo si può giustificare per l’inesperienza a parlare in aula, Azzolisa, com’era prevedibile e richiesto dal suo mentore, ha puntato subito il suo discorso sul porto, volano, secondo Azzollini (e quindi De Bari) di sviluppo, crescita e occupazione, lamentando i ritardi nel suo completamento e dimenticando che proprio per colpa dello stesso ex sindaco e delle vicende giudiziarie, il porto si trova nell’attuale fase di stallo.
Inoltre, la candidata sindaca sconfitta ha parlato di porti e non più di porto, scoprendo (udite, udite!) l’importanza del porto turistico (che noi andiamo sottolineando e auspicando da almeno 30 anni) che il senatore aveva confinato nell’area della Madonna dei Martiri e che ora, guarda caso, con l’avvio dei lavori per la realizzazione dell’albergo a Palazzo Dogana, trova utile realizzare davanti al Duomo. Questo porto, in questa posizione, realizzerebbe davvero occasioni di sviluppo, crescita e occupazione. Peccato che se ne siano accorti un po' in ritardo e soprattutto che continuino a prendere in giro i cittadini, come è avvenuto nella campagna elettorale, perché alla destra interessa solo il porto commerciale, ma ha fatto leva su quello turistico a parole, per convincere i cittadini a votarli. Ma quello che la De Bari non ha detto, è che per realizzarlo, dopo l’errore del mega porto commerciale e quello della collocazione sbagliata di quello turistico, occorrerà modificare il progetto e questo comporterà anni di ritardo, al completamento dell’opera complessiva che, al punto in cui è ora, va ultimata al più presto.
Altro argomento di battaglia, i servizi sociali, noto settore lasciato disastrato dall’amministrazione Azzollini, limitatasi a erogare contributi a pioggia, senza servizi, costringendo l’amministrazione Natalicchio a inventarsi i “cantieri di servizio” (apprezzati e copiati da molte altre amministrazioni comunali) per far lavorare gli assistiti. Le ha fatto da spalla, il compagno di cordata Pino Amato (Udc) esaltato dal suo ritorno in consiglio, come appariva anche dal suo abbigliamento: indossava una camicia rossa vivace, con buona pace del dirimpettaio Gianni Porta di Rifondazione comunista, che sembrava un toro alla vista del rosso a destra.
Da dire, per inciso, che l’opposizione di destra si è posizionata nei banchi di destra, insieme con i consiglieri della maggioranza (del resto l’affinità è evidente, essendo tutti ex di destra ed ex amici del senatore, tradito per opportunità) e quelli dell’opposizione di sinistra, ovviamente a sinistra. Anche nella composizione del consiglio si ha l’idea del ciambotto, con i posizionamenti misti dei consiglieri, per cui per i cittadini risulta difficile capire dove sia la maggioranza e dove l’opposizione. Li aiuteremo noi, spiegandolo volta per volta.
Amato che notoriamente sostiene e lavora con disabili e anziani, ha sempre avuto a cuore queste categorie assistite dal Comune, che rappresentano buona parte del suo bacino elettorale. Ed è intervenuto su questo argomento accusando il sindaco di avere fatto dei tagli al bilancio su questa voce.
Tornando alla De Bari, ha messo in campo anche gli altri cavalli di battaglia della campagna elettorale, la raccolta rifiuti “porta a porta” che avrebbe voluto cancellare e l’ospedale sul quale la demagogia sua (e del senatore) ha dato il meglio di sé.
Insomma, Isa ha fatto di tutto per sembrare “decisa e precisa”, come recita l’infelice suo slogan elettorale (ma chi glieli consiglia?), ma è apparsa come il clone di Azzollini, con meno esperienza e meno qualità politica. Ma concediamole l’attenuante dell’apprendistato.
Isa ha ribadito che la sua opposizione sarà un’opposizione e basta (ma cosa dovrebbe essere? collaterale alla maggioranza di ex traditori?), rigida e vigile, sostenendo che la maggioranza non è una sintesi perfetta a fronte di sette assessorati e della presidenza del consiglio che, a suo parere, rappresenta l'ottavo assessorato (ghigno del buon Piergiovanni).
A proposito della nomina del presidente del consiglio a Nicola Piergiovanni, l’argomento ha permesso l’esibizione del “tormentato” consigliere Antonello Pisani, ondivagante tra Forza Italia, il gruppo dei “traditori” del senatore, gli opportunisti voltagabbana passati dall’altra parte (Camporeale, Caputo, e compagni), gli alfaniani e le liste civiche del ciambotto e poi ripescato dal senatore in extremis, per incrementare le sue esigue truppe (Tommaso, Tommaso, rendimi le mie legioni!). Alla fine del suo travagliato tormento interiore politico, il giovane Pisani, alla sua seconda consigliatura, è tornato alla casa del padre Azzollini, sbagliando forse i calcoli e finendo di nuovo all’opposizione. Forse ha pensato che avrebbe avuto più visibilità nel risicato centrodestra, con l'inesperta De Bari, che nel ciambottone destracentro.
E così per dimostrare di esserci e far pesare il suo ruolo, si è prodotto in una performance “controcorrente” come ha tenuto a precisare, e si è attaccato ad una battuta (sicuramente infelice) del sindaco Minervini che, qualche giorno prima del consiglio, aveva definito Nicola Piergiovanni, eligendo presidente del consiglio, come “custode della maggioranza”. Una prepotenza istituzionale, l’ha etichettata Pisani e ha chiesto allo stesso Piergiovanni, prima della sua elezione, di prendere le distanze da questa definizione, per dimostrare di essere il presidente al di sopra delle parti e non quello di una parte. Anche qui la memoria gioca brutti scherzi, perché Pisani dimentica la presidenza di Ninnì Camporeale, all’epoca di Forza Italia nell’amministrazione Azzollini, prima del “tradimento” e del “parricidio politico”, che più di parte non si può.
Come la sua compagna di squadra Isa de Bari, che quando parla di mancanza di una politica partecipata e di ruoli marginali per i giovani, riferendosi alla maggioranza, dimentica che proprio il suo senatore Azzollini si era comportato alla stessa maniera quando ha fatto il sindaco, al punto da non concedere deleghe agli assessori. Ma la De Bari è scusata perché all’epoca non si occupava di politica, e, forse, non seguiva i consigli comunali. Quello che ha fatto Tommaso (tenere per sé molte deleghe) è grave e denota una mancanza di fiducia nella sua giunta, ma evidentemente ha preso lezioni dal senatore. Certamente la De Bari non può fare come il bue che dice all’asino che ha le corna.
Si conclude qui la seconda puntata di “Fatti e volti del consiglio comunale”, vi diamo appuntamento al prossimo articolo, ricordandovi che sul numero della rivista mensile di “Quindici” che sarà in edicola a settembre ci saranno approfondimenti su questo inizio di consigliatura, con cronaca e commenti e l’atteso editoriale del direttore Felice de Sanctis.
Quindici, quello che gli altri non dicono.
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