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Eppur si muove
15 ottobre 2003

Guardandosi intorno nella nostra città non c'è nulla che spinga all'ottimismo. Molfetta è governata da una classe dirigente di basso profilo, come non era mai accaduto nella sua storia. Ma è soprattutto lo scenario politico-ambientale a destare repulsione. Questo spiega, ma non giustifica, il ritorno al privato di molta parte della società civile, assente e passiva di fronte alla vita amministrativa della città. E' il senso di impotenza che si impossessa dei cittadini sempre più convinti di non avere la forza sufficiente per reagire, ma anche pervasi da un senso di ignavia di fronte agli episodi di arroganza di una classe politica che passa sopra le leggi, non rispetta i diritti minimi della minoranza, governa con presunzione mista a ignoranza (voluta?), incurante della volontà dei cittadini, salvo poi a ricordarsi di loro in occasione del voto: ma le elezioni sono lontane, “si deve decidere ora”, pensano i nostri. Sembra che tutti aspettino un salvatore, un leader-che-non-c'è, che prenda in mano le sorti della città, rovesci l'attuale maggioranza e ristabilisca corrette regole del vivere civile e democratico: c'è troppa fantasia nei nostri desideri dell'arrivo di un Robin Hood locale che non esiste. Né ci si può affidare alle speranze del ritorno di qualche Cincinnato richiamato alle armi da un forzato letargo al quale era stato confinato da quegli stessi cittadini che ora sperano in un rientro. Inutile ripetere nei dettagli gli sconquassi che il centrodestra sta creando in questa “città allo sbando”: “Quindici” è l'unico giornale che parla dei continui “guasti”, dalla vicenda della piscina comunale agli scempi alla prima cala con le concessioni a lidi privati. Anche questo mese il nostro giornale, con una foliazione aumentata a ben 28 pagine di grande formato, ha diverse notizie in esclusiva dal restyling delle piazze di Molfetta all'inchiesta sul carovita con una nostra proposta di calmiere dei prezzi, dalla “bomba casa” alla notizia della partecipazione alle Olimpiadi di Atene di una ragazza molfettese. Allo scenario amministrativo, se ne aggiunge uno “politico” (se così si può definire) quello dei “voltagabbana”, che passano da un partito all'altro in cambio di poltrone: è il caso dell'ex della “Margherita” Nicola Piergiovanni, il quale, sorprendendo tutti (anche noi), si è dichiarato indipendente, ma in procinto di approdare, in cambio di una candidatura alla Provincia, alla nuova formazione politica messa su dall'assessore Franco Visaggio quel “Nuovo Psi”, dai foschi auspici sul piano politico, una sorta di nuovo carrozzone al quale sono destinati ad approdare in molti, dissidenti, scontenti e sfrattati in cerca di alloggio clientelare. Cosa non si fa per una poltrona! Anzi, per una seggiola. Altri salti della quaglia sono previsti nella maggioranza, dall'inesistente Pasquale Giancola di An, che riscopre anch'egli, da destra, una vocazione di “sinistrodestrorso” nel Nuovo Psi, agli orfani di “Molfetta che vogliamo”, ex formazione dell'Ulivo che non ha il coraggio di tornare a sinistra, ma si schiera in questo centro melmoso che abbraccia tutti, perfino un altro principe del trasformismo, quel Mariano Caputo, rimasto in panchina troppo e che ora si ritrova in questa neo formazione destinata a divenire il nuovo Ghino di Tacco della situazione. In questa quadriglia di voltagabbana, a cui è ispirata anche la vignetta di copertina del nostro bravo Michelangelo Manente, non poteva mancare il “presidente del consiglio comunale”, il “rag.” Pino Amato che dopo i continui litigi nell'Udc con la signora Carmela Minuto (ora impegnata a consolare l'afflitto marito, Luigi Panunzio, dimessosi da assessore per mettersi alla guida della ragioneria generale, ma finora rimasto a piedi) ha deciso di chiedere “un passaggio” ad Alleanza nazionale: per un consigliere che va, uno che viene e il conto torna. Almeno sui numeri. Ma non tutti in An condividono questo acquisto. Così il povero Pino dovrà rassegnarsi ad una convivenza forzata, una sorta di separazione in casa nell'Udc, a colpi di continui litigi con la bella Carmela. Ebbene, nel grigio panorama cittadino, qualche nuvola comincia a diradarsi: non è ancora il sereno, il sole è ancora nascosto. Ma sembra affiorare una irritazione diffusa per questo stato di cose. Ne sono testimonianza i vari movimenti dal “Riscatto della città” di Lillino Di Gioia, agli “Ambientalisti” di Giovanni Ventrella (che restano comunque con due piedi in una scarpa: perché non escono dalla maggioranza di centrodestra?), da “Politica Nuova” di Pino de Candia alla resuscitata Dc di illustri sconosciuti, autoproclamatisi nuova “balena bianca” (ma conoscono il significato?). E la sinistra? Faticosamente Ds e Rifondazione stanno costruendo un cantiere per l'alternativa. Obiettivo è battere il nemico comune: il centrodestra e soprattutto la sua politica “affaristica” e antidemocratica. In vista di questo risultato andrebbe riscoperta una nuova “resistenza” termine inviso alla destra, ma che rappresenta l'unica soluzione per cambiare scenario. Come in occasione della lotta all'invasore nazista e ai fascisti repubblichini di Salò, le forze della sinistra e di un centro ancora debole, ma destinato a raccogliere lo scontento dei moderati silenziosi, sono destinate a mettersi insieme per sconfiggere il nemico comune. Poi, dopo la “liberazione” ognuno potrà riprendere la propria specificità. E' un gruppo ancora in formazione, ma galileianamente possiamo affermare: “Eppur si muove”.
Autore: Felice de Sanctis
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