BARI - E’ cominciata la resa dei conti nel Pdl di Puglia e la prima testa a cadere è, naturalmente, quella del ministro Raffaele Fitto (nella foto con Berlusconi), che ha rassegnato le dimissioni, preferendo fare karakiri per non affrontare l’ira del “padre-padrone” Silvio Berlusconi.
E’ l’ultimo atto di una vicenda personale che oggi vede la sua parabola discendente: da pupillo del premier, al punto da essere indicato da qualcuno come possibile erede, a responsabile della sconfitta elettorale del Popolo della Libertà in Puglia.
L’ostinazione con cui si è battuto per ottenere la candidatura della sua “controfigura” Rocco Palese, con il quale è legato anche da un legame di parentela, bocciando quella della sen. Adriana Poli Bortone, anzi ostacolandola in tutti i modi, anche quando la richiesta gli è venuta direttamente dal Grande Capo, si è rivelata perdente e quindi Fitto oggi paga il prezzo di quella scelta.
Ed è proprio la Poli Bortone a lanciare il primo affondo verso l’ex ministro con un dichiarazione di fuoco: « Se volessimo essere buoni potremmo commentare le dimissioni del ministro Fitto dicendo che è il gesto di chi vuole assumersi le proprie responsabilità – dice la Poli Bortone -; se invece volessimo dare un più freddo giudizio politico dovremmo dire che questa sembra la abile mossa di chi prova ad anticipare una richiesta che gli sarebbe comunque arrivata di qui a poche ore.
Dimettersi per Fitto – spiega Adriana Poli Bortone – era il minimo che potesse fare di fronte alla terza sconfitta consecutiva: ha perso le regionali del 2005, ha perso le amministrative dello scorso anno, quando il centrodestra si è visto battere nei Comuni di Bari, Foggia e Taranto e nelle Province di Brindisi e Taranto, e ha perso oggi volendo imporre a tutti i costi il proprio pupillo sacrificando la causa di una alleanza politica con Udc e Io Sud, l'unica in grado di battere Vendola.
Le dimissioni di Fitto tuttavia – aggiunge la presidente nazionale di “Io Sud” – non sono sufficienti: dovrebbe seguire il suo esempio tutta la classe dirigente del Pdl, a partire dai 13 ex An firmatari della lettera contro di me, i quali sono corresponsabili della scelta del ministro di fare a meno di una parte rilevante dell'area moderata di questa regione.
Non si può escludere – conclude Poli Bortone – che le dimissioni siano oggi soltanto un atto di facciata, firmato con la segreta speranza che il presidente Berlusconi le respingerà: visto dall'esterno del Pdl, non sarebbe affatto un bel segnale, in un momento in cui è chiaro che c'è bisogno di rifondare i presupposti sui quali si fonda l'alternativa a Vendola».
Ha ragione la senatrice di “Io Sud” a chiedere le dimissioni del vertice del Pdl e soprattutto degli ex di An, a cominciare dal sen. Francesco Amoruso di Bisceglie, coordinatore del partito, che condivide con Fitto la responsabilità della pesante sconfitta elettorale del partito. Anche Amoruso ha collezionato un errore dopo l’altro e non è stato in grado di rilanciare il Pdl, anzi ne ha provocato un maggiore calo di consensi nel corso degli ultimi anni, dimostrandosi non all’altezza della situazione.
Forse ci sarà qualcuno che suggerirà questa soluzione allo stesso Berlusconi che potrebbe chiedere la testa di Amoruso, per avviare un concreto rinnovamento del partito in Puglia.
Intanto il ministro Fitto con le sue dimissioni esce di scena (forse avrebbe dovuto lasciare prima il suo incarico di ministro del Mezzogiorno avendo fatto poco o nulla per il Sud, piegandosi alle decisioni antimeridionaliste della Lega, volute da Bossi e Berlusconi e sottoscritte dal governo), dopo una carriera in crescendo, ma che ha avuto come caratteristica una certa arroganza del potere. Il “bambino” come viene etichettato negli ambienti politici e giornalistici per la sua precocità a scendere nell’arena politica, forse è cresciuto troppo in fretta, non riuscendo ad assimilare quelle doti di tolleranza e di capacità politica che tutti riconoscevano a suo padre, uno dei leader della Dc pugliese, deceduto prematuramente, lasciandogli una pesante eredità.
Le dimissioni di Fitto rappresentano anche un’altra vittoria per il sindaco-senatore Antonio Azzollini, suo avversario e antagonista nella corsa alla poltrona ministeriale, alla quale, però, lo stesso Berlusconi destinò il politico di Maglie, lasciando al sindaco azzurro la carica di presidente della commissione Bilancio del Senato. Azzollini aspirava anche alla carica di coordinatore del Pdl pugliese, ma anche questa gli era sfuggita. Oggi, forse, dopo la sconfitta del Popolo della Libertà in Puglia, questa ipotesi potrebbe essere meno lontana.
Ma Berlusconi forse considererà un altro aspetto: il forte calo di consensi che Azzollini e il suo partito hanno avuto a Molfetta, perdendo una maggioranza consolidata nelle urne. Infatti, con questa tornata elettorale il centrosinistra qui è diventato maggioranza e il suo candidato-pupillo Antonio Camporeale è riuscito ad entrare a via Capruzzi solo grazie ai resti. Non sappiamo come verrà valutata questa situazione a livello nazionale.
Insomma, la Puglia lascia l’amaro in bocca a tutto il centrodestra, da Berlusconi in giù, e si rivela un possibile laboratorio politico per i prossimi anni, quando si porrà il problema del declino di Berlusconi e della sua successione.
Intanto c’è da dire che l’uomo di Maglie, che oggi si avvia sul viale del tramonto, non è riuscito a lasciare lo stesso ricordo del suo genitore e nemmeno a raccogliere l’eredità di altri grandi politici salentini.
Come sono lontani i tempi e la cultura politica dell’altro grande uomo di Maglie, Aldo Moro, maestro di cultura e di politica, ma che per la politica ha pagato un prezzo troppo alto. Una figura che tutta la Puglia oggi rimpiange soprattutto di fronte a questa classe dirigente.
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