Ecco, punto per punto, come Travaglio smonta la difesa di Berlusconi sul caso Sme
Il successo dell'incontro con Marco Travaglio, a causa della sala insufficiente per un pubblico così numero, non ha permesso a tutti di seguire pienamente l'incontro. Ecco perché abbiamo deciso di riportare alcune delle conclusioni più interessanti a cui giunge Travaglio, poste a confronto con quelle che sono state le argomentazioni, che probabilmente molti avranno già ascoltato nei vari salotti televisivi, a difesa del presidente del Consiglio, Berlusconi.
1° Punto - Berlusconi sostiene che il suo inserimento nella vicenda Sme, che ha di fatto impedito che la stessa passasse al gruppo De Benedetti, sia stato un bene per l'Italia e che per questo meriterebbe una medaglia. Secondo il premier infatti la Sme stava per essere svenduta dall'allora presidente dell'Iri (di cui la Sme faceva parte) Romano Prodi per un valore 5 volte inferiore a quello che più tardi verrà ricavato dalla stessa vendita.
Travaglio sostiene che i 500 miliardi non costituivano una svendita premeditata perché la perizia sulla base della quale Prodi e De Benedetti stavano per concludere la transazione fu curata dal Prof. Roberto Poli stimato docente dell'Università Cattolica di Milano, ex presidente di Publitalia (gruppo Mediaset) e di recente nominato proprio dal governo Berlusconi presidente dell'Eni.
Oltretutto, continua non senza una vena ironica Travaglio, se realmente Berlusconi avesse voluto salvare l'Italia da una svendita, la sua controproposta all'epoca non sarebbe stata di soli 550 miliardi.
D'altronde, come faceva notare anche un dossier dell'Economist, la valutazione di Berlusconi sfugge a tutti i principi base di calcolo attuariale. E' chiaro che 500 miliardi dell'85 non possono essere comparati in maniera assoluta con i 2.000 miliardi ai quali è stata rivenduta la Sme quasi dieci anni più tardi.
Il valore quattro (e non cinque) volte più grande andrebbe decurtato quanto meno degli interessi che ha dovuto pagare il nostro Stato a causa del mancato introito finanziario di quella vendita. Se a questi vanno aggiunti, prosegue “The Economist”, il boom borsistico del 1986 (non prevedibile nell'85) e il fatto che quel caso ha inevitabilmente rallentato il processo di privatizzazione che si stava cercando di avviare faticosamente in Italia in quegli anni, la richiesta di medaglia al merito è quantomeno fuori luogo.
2° Punto - Berlusconi ricorda di aver sentito da Craxi che Prodi voleva svendere la Sme perché da quella operazione l'allora presidente dell'Iri avrebbe intascato tangenti da De Benedetti.
Prodi è già stato assolto anni fa da questa accusa, oltretutto la riflessione legittima di Travaglio è: come mai Berlusconi ricorda solo oggi le confessioni di Craxi relative alla vicenda della presunta tangente? E' ancora opportuno farlo ora che Craxi non può più confermare? E soprattutto come mai Craxi esiliato e bistrattato non avrebbe dovuto denunciare due sui profondi avversari, non solo politici, come Prodi e De Benedetti?
3° Punto - Un fascicolo nascosto dal Pm Ilda Boccassini conterrebbe delle prove capaci di scagionare completamente Berlusconi.
Il fascicolo in questione, sottolinea un Travaglio a tratti esilarante, sarebbe contro ignoti, contenente quindi informazioni non riguardanti Berlusconi nello specifico. Proprio per questo il fascicolo deve essere necessariamente tenuto segreto, costituirebbe un reato il contrario.
Tutte queste questioni qui brevemente riassunte sono ampiamente documentate nel libro che Travaglio ha presentato nella manifestazione per i 10 anni di “Quindici”.
Ad oggi è indiscutibile che queste posizioni non hanno il risalto mediatico che meriterebbero. Non esprimiamo opinioni sulla bontà o meno delle affermazioni del giornalista di “Repubblica”, ma crediamo di rispettare il diritto non solo di informare ma anche e soprattutto di essere informati riportandovi queste note.
Fabrizio Fusaro