Ecco il teatro comunale: megastruttura da 7 milioni di euro. Perplessità e critiche da Mirabella
Una struttura all’avanguardia, un sogno che diventa realtà: questo sarà il nuovo teatro comunale che sarà realizzato a Molfetta, secondo le affermazioni del sindaco Tommaso Minervini e dell’assessore alla Cultura Sara Allegretta. Ma l’interessante progetto di fattibilità (non si tratta ancora, dunque, del progetto esecutivo), redatto dall’ing. Alberto Marsano e approvato dalla Giunta Minervini, ha registrato una serie di osservazioni nel momento in cui è stato presentato alla città. Indubbiamente si tratta di un progetto ambizioso che prevede la realizzazione di un edificio di 3.000 mq, alto circa 16 metri, 1.200 posti a sedere (tra platea e balconata), 170 mq di superficie per palcoscenico e proscenio, golfo mistico (area destinata all’orchestra) per 50 musicisti, boccascena (parte del teatro che incornicia il palcoscenico, superficie lungo la quale scorre il sipario) lungo 16 m e alto 6,50 m, retropalco di circa 120 mq, torre scenica larga 16 m, sala prove ampia 90 mq., attrezzata con un montacarichi e una scala con accesso diretto dall’esterno (l’intento è quello di consentire l’ingresso in scena dall’esterno fin sul palco di attrezzature ingombranti), due foyer (uno per ogni lato della sala), parcheggio esterno. Nel progetto si privilegia l’uso di materiali come legno lamellare e vetro; in particolare il legno, come affermato dall’ing. Marsano, sono un rimando ai teatri molfettesi oramai scomparsi. Il nuovo teatro risponde alle normative antisismiche e di sicurezza, nonché all’esigenza di eco-sostenibilità, utilizzando materiali mobili, materiali che a fine d’opera sono facilmente riciclabili, la copertura, inoltre, ingloberà pannelli fotovoltaici. L’investimento previsto ammonta a 7 milioni di euro. Nel corso della presentazione, avvenuta il 16 marzo (anniversario della demolizione del Politeama Attanasio), il sindaco Minervini ha ripercorso la storia del teatro nella nostra città, a partire dalla realizzazione del primo (e unico) teatro comunale cittadino nel 1810, struttura demolita nel 1902, per proseguire con l’elencazione dei teatri privati che, almeno fino al 1957 (anno della demolizione del teatro La Fenice), hanno caratterizzato Molfetta. Per il primo cittadino Molfetta «si sta risvegliando sul piano socio-economico». Risveglio che, secondo il Sindaco, non può che coincidere con questa opera. La necessità di dotare Molfetta di una adeguata struttura teatrale, testimoniata dai numerosi sold out registrati in diversi spettacoli, è stata sottolineata dall’assessore Allegretta Una struttura che sia un luogo in cui incontrarsi, confrontarsi. Ha concluso il suo intervento rimarcando che «i sogni servono a poter avere degli obiettivi e poterli raggiungere». Le prime, costruttive, perplessità sono state espresse da Michele Mirabella, volto noto della televisione, regista, autore e attore di teatro, docente e giornalista, il quale ha innanzitutto manifestato il timore che si crei un “non – luogo”. «Fate questo teatro, ma teatro deve essere. – ha affermato Mirabella – Un teatro va pensato, va immaginato. Molfetta diventerà una città pilota, se farà un teatro. Il teatro ha una sua fisionomia, delle connotazioni semiotiche, cioè delle caratteristiche inconfondibili, da sempre. Per i Greci il teatro era la società. Noi siamo figli di quella cultura». Altre perplessità hanno suscitato il palcoscenico, considerato troppo piccolo così come la buca riservata all’orchestra (potrebbe ospitare sino a 50 musicisti ma nessuna orchestra moderna ha meno di cinquanta musicisti, come ha precisato lo stesso Mirabella). Di qui, il suggerimento di ridimensionare il numero di posti per gli spettatori, poiché sarebbe difficile riuscire a occupare costantemente una struttura così ampia. Gli spazi potrebbero, a questo punto, essere recuperati a vantaggio delle esigenze tecniche. L’ing. Marsano, pur definendo giuste le valutazioni tecniche proposte dal professor Mirabella, ha precisato di aver voluto guardare a un «enorme contenitore culturale perché fosse l’espressione della cultura che per tanto tempo è mancata». Il progetto, stando a quanto affermato dal progettista, avrebbe l’ambizione di proiettare verso il progresso sociale. L’intento sarebbe quello di avere un contenitore dove poter sviluppare cultura, eventi, convegni laboratori, opere liriche minimaliste. Non si va verso le forme oramai che sono tradizione del teatro, bensì verso una struttura “moderna” e “polifunzionale”. Il progetto di fattibilità tiene conto dell’espressione naturale di alcune performance acustiche, le performance della visibilità, le performance dei materiali che abbiamo voluto utilizzare. «Non possiamo solo fare cultura con il teatro – ha affermato Marsano – dobbiamo rispondere ad altre richieste che vi vengono anche dal “mercato della cultura”». Nel suo intervento, l’assessore ai lavori pubblici Mariano Caputo ha assicurato di voler “far tesoro” dei suggerimenti del prof. Mirabella ma ha ribadito «Io vedo il teatro non solo dal punto di vista culturale ma anche come servizio. Stiamo dando attuazione alla pianificazione di servizi nelle nostre periferie». Anche i numerosi operatori locali del panorama culturale, gli “addetti ai lavori”, hanno mostrato alcune preoccupazioni (Quindici ne parla diffusamente). Non a caso il Sindaco Tommaso Minervini ha sottolineato come, per aprire «una vera, sana, costruttiva discussione» fosse necessario avere un progetto concreto» e, soprattutto, come quello presentato fosse solo il piano di fattibilità. In questi giorni, infatti, scade il bando per l’affidamento della progettazione esecutiva; ci sarebbero i margini di intervento per redigere un progetto esecutivo rispondente alle esigenze reali manifestate dagli operatori del settore. A questo punto la parola passa in primis agli addetti ai lavori e poi ai cittadini che sicuramente vogliono un teatro pubblico e che parteciperanno al dibattito che pare stare tanto a cuore al nostro Primo Cittadino.
Autore: Isabella de Pinto