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E la Madonna rimase la notte in mezzo al mare! Cronaca della Fiera del 1906
15 settembre 2011

In generale la cronaca di come si svolgeva o si svolge oggi la Fiera è un po’ ripetitiva, anche se cambiano i tempi e si evolvono in meglio le strutture materiali, basti pensare ai fuochi pirotecnici o alle luminarie. Relativamente a queste ultime nell’antichità si accendevano migliaia di ceri o lampade ad olio. Poi si passò all’illuminazione a petrolio, all’acetilene e infi ne all’energia elettrica che ha permesso di illuminare a giorno la via principale, luogo privilegiato della festa. La cronaca che proponiamo si svolse nel 1906 ed è molto diversa dalla normale consuetudine, a causa del clima politico locale che perseguiva un anticlericarismo spinto e solo la pietà e la devozione popolare inconsapevolmente riuscivano ad ostacolarla. Siamo venuti a conoscenza di questi avvenimenti, scorrendo le pagine del Corriere delle Puglie, un quotidiano a diff usione regionale molto seguito a Molfetta. Il corrispondente locale, Giuseppe Poli, teneva aggiornata la popolazione mettendo in rilievo le notizie più importanti. In città si stavano completando i lavori per la conduttura e fornitura dell’acqua del Serino; tutta la popolazione seguiva con trepidazione i lavori di quest’opera che l’avrebbe liberata dalla fatica di rifornirsi di acqua da cisterne e pozzi, pubblici e privati. Il 30 agosto fu pubblicato il programma della Fiera e della Festa della Madonna dei Martiri a cura del Comitato Feste Patronali, presieduto dal tipografo Vitantonio Picca. Durante i giorni della Fiera fu programmata anche una sfi lata di carri allegorici infi orati, allietati da suoni e canti. Uno spettacolo in forma ridotta, simile a quello di Piedigrotta. La Festa della Madonna iniziò il 6 settembre con l’inaugurazione della conduttura dell’acqua del Serino. Il chiosco della distribuzione dell’acqua era situato di fronte alla Cattedrale. Il gerente sig. Sottocasa off rì il primo bicchiere al sindaco cav. Vito Balacco, il quale bevve alla redenzione igienica e alla prosperità di Molfetta mentre la musica suonava la Marsigliese, da una tribuna improvvisata Gioacchino Poli disse un inno all’acqua rigeneratrice che la gente di Puglia attende dal Sele rievocando la fi gura di Imbriani. Partecipò alla festa la Giunta Municipale al completo. La presenza di una moltitudine di gente provocò un pandemonio, perché tutti volevano bere l’acqua limpida e fresca. Al sig. Sottocasa fu off erto un mazzo di fi ori, mentre un operaio off rì un bouquet di fi ori al sindaco e al Poli; la banda municipale diretta dal maestro Buonpensiero allietò la cittadinanza suonando brani scelti di musica. Il corrispondente locale quasi ogni giorno aggiornava la cittadinanza sugli avvenimenti futuri. L’attrattiva principale della Festa o meglio la novità ebbe inizio la sera del 8 settembre con la sfi lata di carri allegorici: quello dell’Acquedotto Pugliese, del Teatro napoletano con il macchiettista Cafi ero, del carro della Boheme, dei Fattorini del telegrafo, del ritorno da Montevergine e altri. Dalla parte superiore della Villa Comunale i carri scenderanno e percorreranno Corso Dante fi no a palazzo Poli. La novità dei carri allegorici fu un’idea del Presidente del Comitato delle Feste Patronali e il cronista locale, pure lui entusiasta della novità, prevedeva una bella festa che varrà mettere un nuovo soffi o di vita nuova e di feste civili fra tutte queste feste religiose. Gioacchino Poli, presidente della giuria, indisse un concorso per i balconi meglio fi oriti e addobbati. Gli emigranti americani per devozione verso la Madonna inviarono 2.000 lire da destinarsi ai fuochi pirotecnici. La novità di quell’anno fu che la Vergine rimarrà nelle bilancelle riunite in mezzo al porto, mentre avranno luogo delle feste a mare, con tutta la nostra fl otta peschereccia illuminata fantasticamente. Per l’occasione bar, circoli e spacci rimasero aperti tutta la notte. A cura dei fratelli Panunzio fu allestita l’illuminazione ad acetilene. Come al solito l’8 e il 9 settembre si svolse la Fiera; molti forestieri aff ollavano il Borgo, molti erano anche gli zingari tra cui lo zingaro Ballarini con la mostra di magnifi ci cavalli. Fu notata la presenza di parecchi albanesi e montenegrini. Corso Dante era ingombro di baracche dei baresi che vendevano di tutto. Per la calca che si formò in Villa, il cronista auspicò il trasferimento del mercato fi eristico su Via Giovinazzo. Al termine si dette il resoconto generale della Festa, la statua della Madonna sopra due bilancelle accoppiate e attorniate da una moltitudine di imbarcazioni imbandierate e addobbate girò nel porto rimorchiata dalle barchette. Tra le barche imbandierate fu notava quella dei quattro fratelli Tattoli emigranti in Australia, con la bandiera inglese, e quella dei Pappagallo emigranti in America, con bandiera americana. Per permettere la sfi lata dei carri allegorici alle ore 23 lungo il Borgo, la statua della Madonna non fu sbarcata ma rimase in mare a bordo delle due bilancelle tutta la notte, guardata dai devoti e dai carabinieri per il ricco addobbo di ori. Alle ore 22 s’incendiarono le batterie degli emigranti di Buenos Aires e di New York. L’innovazione di far sfi lare i carri allegorici la sera dello sbarco, anche se fecero divertire la cittadinanza, a giudizio del cronista non fu tanto ben accolta, a causa forse dell’esiguo numero di carri partecipanti, infatti l’innovazione non fu più ripetuta negli anni successivi.

Autore: Corrado Pappagallo
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