E il silenzio diventa poesia. Presentazione di “Chiedici la parola” al Ghigno di Molfetta
MOLFETTA - La poesia come impegno, la poesia come ricerca di risposte ad una realtà poco decifrabile. Questi i propositi di un gruppo di autori (I Poeti a Bari) che si sono dati e ci hanno dato appuntamento alla libreria Il Ghigno di Molfetta dove è stata presentata una antologia poetica “Chiedici la parola”, a cura dell’autrice molfettese Mariella Sciancalepore (Edizioni Stilo- Bari).
Moderatore della serata il prof. Gianni Palumbo, redattore di “Quindici”, il quale ha teso un filo conduttore attraverso il pensiero di ciascuno dei quindici autori. La poesia quindi che si fa raccontare, che assume il ruolo di strumento educativo sin dai primi anni di vita. Ma per ascoltare occorre fare silenzio e sapere ascoltare quest’ultimo.
Il titolo della raccolta riporta alla poesia del 1923 di Eugenio Montale (Non chiederci la parola), secondo il quale al poeta non potevano essere chieste risposte certe e definitive a quesiti di cui il poeta stesso non poteva avere certezza. E’ giunto il momento di chiedere la parola ai poeti, gli unici ai quali la parola non viene chiesta. Il poeta neomoderno rivendica, come gli autori di questa antologia, un ruolo di criticità verso la società, ruolo che il modernismo non ha. Ciascun autore presente, ha letto una poesia inserita antologia.
Mariella Binetti, secondo la quale il poeta deve essere in costante cammino, sporcandosi le scarpe di fango, compone liriche che affrontano il silenzio, quello del poeta che diventa un grido.
Letizia Cobaltini avverte il senso di impotenza del poeta le cui braccia non avrebbero la forza di reggere nessuna epifania.
Dalla complessa poesia di Alessandro Lattarulo, ricca di suggestioni simboliche, emerge la consapevolezza di un poeta disarmato, come un moderno Ulisse arenato.
La lirica di Anita Nuzzi, arista dalle molteplici sfaccettature, è contraddistinta da un moto ondoso che caratterizza pensieri in dissolvenza.
Definita delicata pescatrice di perle, Maria Teresa Paccione, con animo romantico, avverte la solitudine del poeta che, in questa ragnatela che è il mondo, non può che esprimere sussurri che rimangono inascoltati.
Maura Potì, profondamente legata al pensiero orientale, è consapevole del silenzio nel quale è relegato il poeta che lo difende con scudi e lance.
Lucia Sallustio riprende il concetto secondo la quale la scrittura è forma di espiazione e la poesia è sposa del silenzio che filtra il dolore altrui.
Mariella Sciancalepore, docente di lettere è esperta di caviardage, tecnica di scrittura creativa con la quale il testo viene annerito ad esclusione di alcune parole dall’insieme delle quali nasce una nuova poesia. Mariella Sciancalepore esprime la volontà di non lasciarsi etichettare, di non farsi intrappolare in uno stereotipo: “Sono un poeta mediocre, amo, respiro e non mangio carne”.
Sandra Vetturi è poetessa eclettica e versatile. Ama scrivere poesie anche in lingua inglese e vernacolo; coglie con meraviglia la straordinarietà del quotidiano.
Sono state altresì lette le liriche degli altri autori non presenti come Giulia Basile, Roberta Monaco, Maria Grazia Palazzo, Francesco Tanzi, William Vastarella.
Non esclusiva di pochi addetti ai lavori ma occasione per tutti per riflettere, per ritagliarsi uno spazio, quello della poesia, in cui l’animo trova approdo sicuro.
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