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E' nato “Nuclearlifestyle.it”, contro il nucleare in Puglia: visita il sito
24 febbraio 2010

Come cambierà la tua vita quando ti ritroverai una centrale nucleare sotto casa? I piani nucleari del governo prevedono la creazione di almeno quattro centrali nucleari che costeranno all’Italia, soltanto per la costruzione, ognuna tra i 5 e i 6 miliardi di euro e che non saranno attive prima di dieci anni. Se l’Italia punterà sul nucleare non potrà rispettare gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni al 2020 e sprecherà le risorse che avrebbe potuto investire in tecnologie pulite ed efficienza, vere soluzioni immediatamente disponibili.

Il governo italiano vuole imporre il nucleare che è una pericolosa perdita di tempo e una falsa soluzione per i cambiamenti climatici.
Il nucleare copre poco più del 2 per cento dei consumi globali di energia nel mondo, meno dell’idroelettrico. Raddoppiare la potenza nucleare oggi installata, oltre a aumentare i rischi di incidenti, le scorie e i rischi di proliferazione di armi nucleari, avrebbe un effetto molto limitato sulle emissioni globali, dell’ordine del 5%. E implicherebbe l’apertura di un nuovo reattore ogni due settimane da oggi al 2030. A circa 60 anni dalla nascita della tecnologia nucleare civile non esiste una tecnologia nucleare intrinsecamente sicura, la gestione a lungo termine delle scorie nucleari non è stata risolta da nessun paese e non c’è una tecnologia che non possa essere utilizzata anche per produrre materiali per le bombe atomiche. Infine, le riserve di Uranio estraibili a costi calcolabili, ai livelli attuali di consumo ce ne sono per 70-80 anni. Per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e combattere il riscaldamento globale bisogna puntare sulle alternative più sicure ed efficaci: fonti rinnovabili ed efficienza energetica. Investire sul nucleare invece introduce altri rischi e assorbe molte risorse che vanno invece utilizzate per le fonti davvero pulite.
Gli effetti dei cambiamenti climatici si moltiplicano. Dalla fusione dei ghiacci alla desertificazione, fino all'inasprirsi degli eventi estremi. Siamo ancora in tempo per salvare il clima. Ma è necessaria una rivoluzione energetica da subito!

 
 
Autore: Nicolò de Cesare
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I rifiuti: una ricchezza? Tutti gli organismi viventi usano per "lavorare" le materie prime e, così facendo spesso riproducono rifiuti di qualche tipo. In natura tali rifiuti vengono presto sfruttati da altri organismi, in un perpetuo ciclo di riutilizzo. Produciamo anche montagne di rifiuti, gran parte dei quali non viene più sfruttati. In molti paesi del Sud viene riciclata un'alta percentuale di prodotti, ma ci sono anche risvolti tristi: alla periferia del Cairo, per esempio, decine di migliaia di persone frugano in mezzo ai rifiuti in condizione di indescrivibile squallore, e in India raccoglitori di rottami spesso vengono uccisi o mutilati mentre cercano i bossoli usati nei poligoni di tiro dell'esercito. Alcuni paesi del Sud stanno studiando sistemi per migliorare il funzionamento degli impianti di riciclaggio. Per il recupero e il riciclaggio dei materiali è essenziale la cernita, effettuata da "buratti" o da moderne apparecchiature. Il Giappone adesso ricicla circa il 10% della sua spazzatura. La città di Ueda, in Indonesia, affida a un imprenditore il compito di riciclare i rifiuti e gli paga una parte del denaro così risparmiato. Gli abitanti dividono il materiale combustibile da quello non combustibile. Il vetro viene separato manualmente, i metalli ferrosi sono selezionati con la calamita. Organismi come il Gruppo di sviluppo di tecnologie intermedie (Inghilterra) stanno studiando sistemi per recuperare i rottami delle auto. In parte la rivoluzione è già iniziata. - - Gaia Book -
A quasi 30 anni di distanza dell'entrata in funzione del primo reattore per uso civile, non si sono ancora trovate soluzioni accettabili per il problema delle scorie. Le barre di combustibile si possono riciclare per recuperare l'uranio e il plutonio ma, nonostante ciò, restano da eliminare scorie altamente radioattive. E' possibile imprigionarle nel vetro o trasformarle in rocce sintetiche, ma gli scienziati non sono ancora sicuri dell'efficacia di tali sistemi. Sono da considerare scorie anche i residui dell'estrazione dell'uranio e quelli delle centrali spente o chiuse. Finora abbiamo avuto una sorta di economia da Far West e abbiamo consumato partendo dal presupposto che ci fossero nuovi pascoli. Ora progredire significherà lasciarci alle spalle la società dello spreco e orientarci verso una società del risparmio. Dobbiamo però cambiare convinzioni e atteggiamenti radicati. La ricchezza dei rifiuti. Produciamo montagne di rifiuti, gran parte dei quali non viene sfruttata. Produciamo globalmente un miliardo di tonnellate di rifiuti all'anno, da cui potremmo ricavare energia, e riciclando materiali con una cernita essenziale potremmo risparmiare anche sui prodotti industriali. Benchè la società dello spreco sia ancora ben prosperosa, stanno emergendo industrie del riciclaggio che producono nuovi posti di lavoro e aumentano il rendimento energetico. Per non parlare della carta: riciclare metà della carta usata in tutto il mondo soddisferebbe circa il 75% della nuova domanda, e consentirebbe di lasciare intatti 8 milioni di foreste ora sfruttati per la produzione. - GAIA BOOK -

Gaia Book 1970 - Forse l'idea che l'elettricità prodotta dai reattori nucleari sia a buon prezzo è sfumata, ma molti leader continuano a credere che siano soprattutto le centrali nucleari a poter fornire la grande quantità di energia che cnsiderano assolutamente necessaria a garantire la futura stabilità sociale. Sono convinti che quando le riserve di petrolio diminuiranno, un'industria nucleare ben consolidata servirà a impedirci di cambiare il nostro tenore di vita, e ci offrirà il mezzo per migliorare il tenore di vita di tutta la popolazione del mondo. Che ci siano rischi lo ammettono, ma secondo loro questi rischi sarebbero inferiori ai potenziali benefici. Durante gli anni Sessanta e Settanta, le aziendxe elettriche degli Stati Uniti, della Gran Bretagna, del Giappone, della Francia, dell'Unione Sovietica e di altri paesi destinarono enormi somme ai programmi di sviluppo n ucleare e alla ricerca scientifica nel settore. Nel 1981, in 22 paesi più di 250 reattori fornivano l'8 per cento dell'energia globale. Ma le previsioni ottimistiche secondo cui entro il Duemila il 50 per cento dell'elettricità del mondo avrebbe dovuta essere prodotta dai reattori appaiono adessi irremediabilmente errate. Al di fuori dei paesi del Comecon, i cui ambiziosi programmi sono stati però frustrati dall'incidente di Chernobyl, l'industria nucleare sembra avviata a un vicolo cieco. Probabilamente potrebbe anche frontaggiare con successo l'ostilità degli ambientalisti, ma adesso il suo più grave prblema è di carattere economico. Si sono avuti massicce eccedenze dei costi: poichè gli impianti americani si sono rivelati da 5 a 10 volte più cari del previsto, si è registrato il più grande prestito obbligazionario della storia americana, molte aziende si sono indebitate e sono finite sull'orlo della bancarotta. L'inflazione e gli alti tassi di interesse, assieme a leggi sempre più severe, hanno reso sempre meno economico i progetti di sviluppo nucleare.-

Gaia Book 1970 - Il dilemma del nucleare. L'industria del nucleare è malata. Lungi dal fornire una energia abbondante e a buon mercato, capace di soddisfare il nostro fabbisogno in aumento, si è rivelata una fonte energetica costosa, che comporta numerosi e ardui problemi tecnici, e inaccettabili rischi ambientali. Le scorie radioattive, che hanno un lungo tempo di dimezzamento, sono una minaccia per il presente e per il futuro. Si sono sprecati molti miliardi di dollari, soprattutto negli Usa, per progetti che sono stati abbandonati prima di essere completati. Le aziende elettriche hanno scoperto che è più facile e meno costoso ridurre la domanda incoraggiando la gente a usare meglio l'energia, piuttosto che costruire nuovi impianti per soddisfare una domanda crescente. Un altro pericolo è rappresentato dalla proliferazione degli armamenti atomici, i quali, oltretutto, possono anche cadere in mano a terroristi. L'era nucleare potrebbe risultare, inaspettatamente, di breve durata. Pur rappresentando solo una piccola parte del budget energetico mondiale, l'energia nucleare in alcuni paesi è un'importante fonte di elettricità. Le 6 centrali in Belgio, producono il 45% dell'elettricità, quelle svedesi e finlandesi il 40%, e quelle francesi il 48%. In Usa invece i reattori forniscono solo il 13% dell'energia elettrica. L'alto costo di capitale e la rete elettrica di modeste dimensioni, sono gravi ostacoli per qualsiasi paese del Terzo Mondo che voglia sfruttare l'energia nucleare. E' così difficile che le centrali in paesi come il Pakistan o l'Iraq, che i programmi di sviluppo nucleare sembrano piuttosto dettati dal desiderio di costruire impianti per la produzione di armamenti nucleari. -

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