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Duecento donne per una Molfetta di cui non doversi vergognare
19 novembre 2012

MOLFETTA - “Vorrei vivere in una città di cui non dovermi vergognare”, comincia così la lettera aperta firmata da più di 200 donne molfettesi, un sasso nello stagno immobile della politica locale, allo stesso tempo invito alla partecipazione e denuncia dei guasti di dieci anni di amministrazione di centro destra.
Vorrei vivere in “una città in cui il diritto al lavoro e alla sicurezza sui luoghi di lavoro non siano solo un’opinione”, continua l’appello, ed ancora ”in cui lo sviluppo economico non faccia violenza al territorio e alla sua identità storica, dove il litorale e la campagna non siano più oggetto di speculazione e il cemento non ci privi degli alberi, dei parchi, dell’aria da respirare o dei panorami da ammirare; in una città che sappia dar valore all’esistente e prendersi cura dei beni comuni, dove i cittadini non siano più sudditi e si sentano parte di una comunità, per poter fare scelte responsabili; in una “città della pace” che non veda in casa la guerra dell’ illegalità diffusa; in cui i giovani possano sperimentare la dimensione sociale anche oltre il tavolino del bar; in cui gli anziani possano camminare per strada senza rischiare la vita; in cui i più deboli non debbano elemosinare o pretendere, ma possano trovare luoghi e spazi di riconoscimento”.
L’appello è il risultato della riflessione di un gruppo iniziale di donne, che hanno fatto delle loro differenze – di età, lavoro, esperienza politica, provenienza, intenti – una ricchezza, confrontandosi sul terreno comune dello sdegno rispetto alla situazione esistente e della voglia di esserci ed agire, per una “città in cui le scelte politiche non siano esclusivo appannaggio delle segreterie dei partiti ma    il frutto di un coinvolgimento ampio dei cittadini”, si legge ancora nel testo, diventato un manifesto in affissione da oggi.
Donne che ne hanno coinvolte altre, cercando altri punti di vista ed altre energie, convinte che sia il momento di diventare protagoniste e di valorizzare un approccio al femminile alle pratiche politiche,   un lavoro congiunto che ha chiaro l’approdo finale, far sì che “sia possibile un’alternativa all’attuale classe dirigente”.
Un punto di partenza che si concretizzerà nell’assemblea del 3 dicembre, alle 18.30, presso il Teatro del Carro, Via Giovene 23, cui tutti sono invitati.
Queste le 200 firmatarie: Alina Gadaleta Caldarola, Franca Carlucci, Maddalena de Fazio, Lella de Gennaro, Rossana de Gennaro, Serena de Gennaro, Isa de Marco, Giulia Finzi, Francesca la Forgia, Teresa Mancini, Betta Mongelli, Dora Salvemini, Lella Salvemini, Nunzia  Scardigno, Angela Sciancalepore, Cinzia Sciancalepore, Antonella Zezza, Anna Gianfrancesco, Anna Fracchiolla, Paola Brattoli, AntoniaBrattoli, Rosaria Carlucci, Caterina Aurora, Erminia Abbattista, Anastasia de Felice, Rosa Dibattista, Ottavia Sgherza, Laura Valente, Gianna Sallustio, Vittoria Giardinieri, Olga C. Bucchieri, Marta Giancaspro, Mariapia Piccininni, Giorgia Ciccia, Angela Brattoli, Patrizia Michela Nappi, Susanna Sciancalepore, Lucia M. Amato, Alessandra Palmiotto, Elena Tinelli, Marianna Ciccolella, Rita Mezzina, Mastantuoni Gabriella, Maddalena Salvemini, Giovanna Mezzina, Ilaria Gaudio, Rossella Abbondante, Isabella di Stefano, Claudia Tedesco, Antonietta Belfiore, Dora Pisani, Maddalena de Fazio, Isabella Copertino, Angela Altomare, Giovanna Pansini, Giuditta De Ceglia, Maria F. De Ceglia, Isabella Sasso, Marilina Pansini, Carmina Germinario, Angela de Ceglia, Anna Corrieri, Maria Michela Belgiovine, Rita Germinario, Maddalena Azzollini, Emilia Altomare, Angela Murolo, Caterina Massari, Caterina Dragone, Benedetta Mastropierro, Pasqua Irma Gadaleta, Maria Saveria Fasciano, Francesca Massimo, Gaetana Sancilio, Maria R. La Grasta, Rosa De Candia, Silvia De Ceglie, Maria Spaccavento, Maria Teresa De Ruvo, Valentina Paparella, Rita Massimo, Porzia Scardigno, Olimpia Rana, Donatella Prisco, Marilina D’Abramo, Vittoria Silvestris, Lena Copertino, Marina Tangari, Anna Crudele, Lina Andreula, Patrizia de Gioia, Maria Pia Minervini, Annamaria Gagliardi, Elena Germano, Adelaide Altamura, Sara Valente, Caterina Binetti, Fiorella dell’Olio, Annamaria Bufi, Lucia del Vescovo, Grazia Altomare, Rita Uva, Silvia Altieri, Teresa Petruzzella, Carmela Piccininni, Luisella Sparapano, Maria Stella de Trizio, Patrizia Salvemini, Susanna Mezzina, Maria Rosaria de Pinto, Anna Laura del Vescovo, Anna Caterina La Forgia, Vittoria Petruzzella, Mariantonietta Masciopinto, Emanuela Pansini, Raffaella Patimo, Margherita de Gennaro, Arianna Pansini, Carolina Uva, Mariangela Gallo, Elisabetta Gallo, Isabella Maria Croce, Beatrice De Virgilio, Clotilde De Feo, Angela De Ceglia, Elisabetta Petroli, Elisabetta Gadaleta, Claudia Caputi, Angela Salvemini, Paola Coviello, Giuliana Pappagallo, Antonia Costantino, Georgia Pesce, Lilith Pesce, Maria Rosaria Nappi, Cordelia de Cosmo, Nella de Cosmo, Anastasia Caldarola, Marta Tattoli, Maria Grazia Domenica de Gennaro, Emanuela de Leo, Lucrezia Palumbo, Simonetta Spaccavento, Cecilia Marzocca, Rossana Massarelli, Luciana Giancaspro, Tea Salvemini , Maria Andriani , Anna Maria De Redda , Carmela Aurora, Giovanna Panunzio, Ignazia La Forgia, Marta Silvestri, Antonia Cappelluti, Vincenza Cormio, Giulia Lazzizzera, Vincenza Mitoli, Caterina Spaccavento, Luigia Gadaleta Caldarola, Giustina Minervini, Caterina Sallustio, Elisabetta De Gioia, Anna Panunzio, Giuliana Panunzio, Loredana Murolo, Carmela Sasso, Valentina de Pinto, Paola de Pinto, Rosalba Gadaleta, Teresa De Leo, Stefania Copertino, Giacoma Gramegna, Cecilia de Gennaro, Margherita Mezzina, Maria de Tullio, Francesca Muratori, Vittoria Sallustio, Rosaria Tavella, Luciana Palumbo, Pasqua Salvemini, Maria Luisa Grasso, Gabriella Valente, Angiola de Gennaro, Antonia Porta, Angela Pansini, Giuseppina Lucivero, Vincenza Tattoli, MariaLuisa Silvestri, Maria Porta, Lucia Addolorata Rosaria Liace, Doriana Leone, Maria Caputi , Katia Giorgio, Angela M. R. Amato, Angela Maria Marzocca, Giovanna Centrone, Maria Paola Marzocca, Eleonora de Pinto, Caterina La Rocca, Angela Altomare, Rosa di Franco,Sonia Paduano.
Per contatti e info: vorrei@yahoo.it
 
 
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Malgrado la crescita dei movimenti femminili, le donne sono ancora poco rappresentate ai livelli ai quali si prendono le decisioni. In nessuna nazione al mondo esiste a livello legislativo un vero equilibrio tra i due sessi; ci sono ancora paesi in cui il diritto di voto è negato alle donne. In alcuni stati, persino dopo 50 anni dalla concessione del suffragio, le donne hanno raggiunto meno del 10% della rappresentatività nazionale. L'alta proporzione di donne a bassi livelli d'istruzione in molte parti del mondo mette in evidenza lo spreco di risorse. Poche nazioni incoraggiano la divisione delle responsabilità familiari, per facilitare la divisione del potere a livelli più alti. Poche altre nazioni stanno affrontando le disuguaglianze più radicate. Ma il contributo femminile nel mondo del lavoro consente nuovi passi in avanti. In paesi come Egitto e Giordania, per esempio, la crescente importanza delle lavoratrici ha fatto nascere nuove leggi, create per migliorare la loro situazione. Costringere gli uomini a dividere sia il potere politico sia il ruolo di “sostenitore” della famiglia potrebbe costituire un grosso ostacolo nelle società maschiliste, ma le donne stanno assumendo sempre più iniziative, sia nel mondo del lavoro sia all'interno dei movimenti politici. Salvo poi, farsi prendere dal “maschilismo” più acerrimo e diventarne servili per convenienza politica, sociale, economica e di privilegi. In Italia ne abbiamo avuto una dimostrazione quanto mai “innegabile” in questi ultimi anni. Allora tutto diventa inutile, se non “dannoso”.

Perché è importante che le donne siano presenti in buona misura tra i rappresentanti politici? Secondo qualcuno, 6 sarebbero i motivi per caldeggiare la presenza delle donne in politica. 1) Le donne rappresentano metà della popolazione e hanno quindi diritto a metà dei seggi in parlamento. Una democrazia in cui vi siano solo uomini o quasi al governo non è una democrazia (argomento della proporzionalità). Ma non si finisce per creare una semplice rivalità numerica e sessista tra i due? 2) Le donne e gli uomini hanno talvolta interessi conflittuali e quindi le donne non possono essere rappresentate dagli uomini (argomento del gruppo d'interesse). Secondo questa logica, le donne in politica dovrebbero rappresentare solo le donne, non potrebbero rappresentare gli uomini. 3) Le donne fanno esperienze di vita diverse (per costituzione biologica e per le regole sociali diverse per uomini e donne) che dovrebbero trovare il modo di essere rappresentate. Il sistema tutto perde se le competenze e le risorse delle donne (diverse e differenti da quelle degli uomini) non vengono impiegate (argomento dell'utilità). Ma quali sarebbero queste risorse che solo le donne, a differenza degli uomini, hanno? 4) Le donne apporterebbero un cambiamento in senso positivo alla politica, non solo perchè ascolterebbero e s'impegnerebbero di più degli uomini per gli "interessi delle donne", ma migliorerebbero la natura della sfera pubblica. Il pericolo è una deriva essenzialista: ossia, le donne, in quanto donne, hanno tutte questo tipo di esperienza, hanno tutte un certo modo di fare, interpretare, relazionarsi con gli altri. Da questo punto di vista, la politica di tutti i giorni, smentisce questa argomentazione (chi si oppone alle quote vi citerà sempre la Thatcher....!). 5) Le donne hanno il diritto di essere elette, tanto quanto gli uomini. Se le donne non vengono elette significa che sono impari rispetto agli uomini. Ma la parità tra uomo e donna è sancita tra i diritti fondamentali dell'essere umano. La parità è un diritto umano, e quindi, come lo è per la dignità o la sicurezza, essa è un bene comune. La parità tra uomo e donna deve essere assunta ad interesse generale. Il fatto che vi sia una equa rappresentanza di donne in politica non nuoce a nessuno poichè fa bene a tutti (argomento della parità come diritto umano). 6) Le donne politiche rappresentano importanti modelli per le altre donne che potrebbero così a loro volta sentirsi incoraggiate ad intraprendere la carriera politica. L'idea delle quote si giustificherebbe secondo questo argomento nella necessità di avere una percentuale di donne sufficiente da non permettere che le poche politiche vengano isolate e non ascoltate. Per assicurare una capacità di fare 'massa critica' (argomento del modello per le altre donne) Nessuno di questi argomenti sembra convincere del tutto se preso singolarmente. Provate a sperimentarli a tavola. Peccato che alcune donne qui elencate siano le moglie di personaggi politici locali, soprattutto del PD: un corto circuito perverso, non credete? Cosa dovrebbero rappresentare le donne, il partito del marito e i suoi obiettivi politici, gli interessi delle donne o l' identità delle donne? A buon intenditor poche parole.


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