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Doppio successo per Caterina Minervini nel “Reining” ESCLUSIVA - Equitazione Western. Campionessa a soli 14 anni
15 luglio 2004

Grandissima affermazione per la molfettese Caterina Minervini (nella foto) a Melizzano, in provincia di Benevento (nella splendida tenuta dei Caracciolo), in una competizione nazionale di “Reining”, una delle specialità dell'equitazione western. La nostra atleta si è imposta in ben due categorie, la “Limited non pro” e la “Non pro”, superando concorrenti con esperienza pluriennale, sia uomini che donne. Se pensiamo che Caterina ha appena 14 anni, è semplice intuire le grandissime potenzialità di questa atleta. E' anche da tener conto che la ragazza molfettese in una gara è arrivata 1ª a pari merito con il maestro Gennaro Lendi il numero 1 della categoria con 70 e ½ ed è stata fortunata, perché lo spareggio con la monetina l'ha favorita. E Caterina di questo successo ringrazia oltre al suo primo allenatore papà Gregorio, anche Stefano Massignan, Alfredo Ciabattoni e lo stesso Gennaro Lendi. Abbiamo sentito la stessa campionessa, intervistandola presso la sede dei suoi allenamenti, la tenuta “Macchia degli Esperti” del papà Gregorio Minervini, pluricampione della categoria western e famoso autore di una traversata degli Stati Uniti a cavallo che fece epoca. Insomma, Caterina è figlia d'arte. Caterina, innanzitutto complimenti. Ti sei imposta in due categorie a Melizzano. Spiegaci meglio il tipo di gara che ti ha visto impegnata. “Grazie. Ho vinto in due categorie, “Limited non pro” e “Non pro”, entrambe di non professionisti. Ho gareggiato con persone dalla pluriennale esperienza, molto più grandi di me. Il “reining” è una disciplina non famosissima, che non si vede molto nemmeno in televisione. Vi sono tre o cinque giudici per le competizioni nazionali, come a Melizzano, e bisogna memorizzare un “pattern”, cioè una serie di esercizi da eseguire in campo, dove si è impegnati singolarmente, senza altri concorrenti. Se si commette un errore, si “guadagna”, come voto, lo zero, venendo squalificati”. Che tipo di esercizi hai eseguito? “Di vario tipo. Cerchi veloci, cerchi piccoli, lo “spin”, in cui il cavallo deve girare su se stesso a 360°, gli “stop”, nei quali il cavallo, dopo una progressione a galoppo, deve fermarsi con gli arti posteriori e con gli anteriori trottare. È probabilmente l'esercizio più spettacolare. Infine i “roll back”, con il cavallo che ruota di 180°”. Come sono strutturati i campionati nazionali? Si svolgono più tappe all'anno? “Vi sono più tappe, già tra due settimane saremo a Torino per una competizione nazionale che si chiama “Maturity”, dove possono partecipare cavalli di quattro, cinque o sei anni. Il mio ha proprio sei anni, quindi potrò gareggiare. Poi vi sarà un altro torneo a novembre”. A Melizzano hai montato due cavalli. Ne hai uno personale? “Sono entrambi in società con mio padre Gregorio. Ci alterniamo, utilizzandoli entrambi”. È la prima vittoria che ottieni in queste categorie “non pro”? E in futuro cosa prevedi di fare? “Sono stata tre volte campionessa nazionale nella categorie minori, in questa “senior” è la prima affermazione. Pensare al futuro è prematuro, vi sarebbe la categoria “open”, ma vi sono professionisti, alcuni molto molto bravi”. Che scuola frequenti? Quanto tempo ti porta via l'allenamento? “Io frequento il tecnico commerciale per il turismo, a settembre comincerò il secondo anno. Faccio anche atletica per la società Olimpia Club, e mi diletto nel calcetto e tennistavolo. Mi alleno ogni giorno almeno un'ora e mezza, ma poi aiuto anche mio padre, quindi trascorro parecchio tempo sul campo”. Parlaci degli stati d'animo pre e post gara? Cosa si prova? “Certamente nervosismo, che causa anche un minor appettito nei giorni precedenti la gara. Poi grande soddisfazione, specie per aver battuto atleti più grandi ed esperti di me”. Ti senti un po' penalizzata per il fatto che dopo tanti sacrifici fatti per allenarsi, l'impatto mediatico dell'equitazione è minore rispetto ad altri sport? “Sì, ed anche un po' ingiusto. Anche perché dobbiamo autofinanziarci per partecipare alle gare, e, spesso, chi non ha i mezzi deve rinunciare”. La promessa è di ritrovarci a festeggiare la prossima affermazione? “Lo spero tantissimo”. Michele Bruno
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