MOLFETTA 17.12.2005
C'è una parte del popolo di sinistra che non ci sta, ad accettare il risultato delle primarie si intende, che non riesce proprio ad accettare l'idea che il centro sinistra si dia come leader Lillino di Gioia, per quanto democraticamente scelto dal popolo il 4 dicembre.
Una parte che si autoconvoca in maniere e con obiettivi diversi, per saggiare la propria consistenza e provare a mettere assieme un progetto.
Domani, 18 dicembre, alle ore 18.00, presso la Casa dei Popoli (il cui logo è stato utilizzato qui solo per indicare il luogo di svolgimento e non perché l'associazione svolga funzioni di organizzatrice), in Via Ten. Ragno, “si incontrano quelle realtà di sinistra o singole individualità che per scelta personale o per mancato coinvolgimento non hanno condiviso e partecipato al percorso cittadino delle primarie; questa sinistra, consapevole del fatto che spesso sono l'humus vivo della città, ha deciso ripartire da zero per: 1-uno sguardo da Sinistra sulla questione primarie; 2-una proposta effettiva che possa diventare progetto”. Così dichiarano nell'invito a partecipare gli organizzatori, di area anarchica a quanto è stato dato di capire.
Invece, martedì 20 dicembre, alle ore 19.00, sempre presso la Casa dei Popoli, viene convocato un altro incontro, fra i proponenti Matteo d'Ingeo, sulla base della convinzione che “in attesa che i partiti facciano conoscere le loro posizioni, gli elettori di sinistra che non voteranno Lillino Di Gioia devono necessariamente incontrarsi e confrontarsi su una possibile alternativa”. Una discussione che partirà da una bozza di documento che accludiamo in calce.
Lella Salvemini
”Bozza di documento
Molfetta vive una fase importante della sua storia. Siamo a un bivio. Dobbiamo scegliere se continuare a percorrere le vecchie strade o imboccare quelle di una radicale trasformazione. Il ceto politico e affaristico che ha governato la città occupando ogni spazio della vita amministrativa, sociale, economica e culturale si sta disgregando. Anche a Molfetta, come nel resto del Paese, il sistema di potere fondato sulla corruzione, sulle clientele, sul voto di scambio, apparentemente in crisi, dopo la tangentopoli(oggi Bancopoli) del '92 é ancora in piedi. I danni provocati sono gravissimi: la città è scivolata verso livelli, ancor più gravi che nel passato, di degrado sociale, di dissesto territoriale, e di illegalità diffusa sino ai limiti di pericolose contiguità tra la politica e criminalità; l'idea stessa della politica è squalificata e sempre più associata alle logiche dell'astuzia affaristica.
Troppi sono stati e sono coloro che hanno ceduto o non hanno saputo ascoltare, interpretare, aggregare e rappresentare a livello istituzionale il dissenso pure esistente nella città. In questi anni difficili, però, c'è stato sempre un altro modo di fare politica, un'opposizione diffusa che ha ,di volta in volta, assunto forme collettive o individuali, visibili o sommerse. Un'area vasta e variegata, anche se frammentata, composta da gruppi di base e nuovi movimenti politici, gruppi di volontariato, associazioni eco-pacifiste, di giovani e di donne, operatori sociali e animatori culturali, responsabili e gruppi della comunità ecclesiale, che insieme hanno testimoniato una qualificata progettualità politica sulla città.
Un grande potenziale di intelligenze, professionalità, passione, ansia di giustizia. Gente che ha svolto con abnegazione il proprio impegno nel sociale o ha fatto semplicemente il proprio dovere, tenendo così in piedi il meglio di una città che il ceto politico dominante sta invece degradando.
È giunto il momento che questa " politica diffusa" si aggreghi e assuma il compito di governare la città rompendo radicalmente con il passato, non tanto remoto.
Il futuro non può essere affidato ai soliti nomi, a vecchi e nuovi notabili della D.C., magari camuffati sotto qualche nuova sigla, a pezzi delle vecchie forze politiche di maggioranza corresponsabili del degrado, che cercano di perpetuare il loro potere con patetici quanto pericolosi tentativi di riciclarsi indossando nuove maschere. La città ha bisogno di cittadini onesti, competenti, responsabili, e soprattutto credibili; di persone che hanno saputo concretamente testimoniare con il loro impegno politico, sociale, culturale o professionale la loro adesione ai valori fondamentali della democrazia, della solidarietà, della legalità, della difesa dell'ambiente e della pace. Ci sono grandi scelte da compiere, e non dovrà più accadere che a farlo sia chi antepone i propri interessi a quelli della collettività. Al primo posto dovranno esserci i bisogni della città, il suo ambiente e la sicurezza.
Scegliere un governo del territorio che preveda una drastica riduzione delle ipotesi espansive e il recupero e la riqualificazione della città costruita.
Scegliere le strade di un'autentica riconversione della città per puntare, tanto sul versante produttivo che su quello dei servizi, sulla valorizzazione di tutte le risorse disponibili, su un modello di sviluppo sostenibile in grado di produrre benessere per tutti e non per pochi.
Scegliere di ripristinare la legalità, di ristrutturare e riorganizzare la macchina amministrativa, di progettare una città solidale, bella e vivibile. Per fare tutto questo, Molfetta ha bisogno di un nuovo e straordinario risveglio delle coscienze, di un nuovo protagonismo dei cittadini per costruire una fase di radicale rinnovamento della vita politica e sociale, che si contrapponga alle logiche dei comitati d'affari che feriscono la dignità e l'operosità della nostra città e mortificano la speranza del cambiamento.
La cittadinanza attiva o la società civile. ha avuto in passato ed ha ancora un ruolo fondamentale, non solo nell'elaborazione di un programma di governo, ma anche nel processo di gestione del programma stesso e nella condivisione delle regole che devono necessariamente accompagnare il processo.
Questa società civile non vuole più delegare o subire processi politici, ma vuole essere nuovamente protagonista del cambiamento in un rapporto paritetico con le forze politiche.
Oggi il far politica purtroppo è sinonimo di conquista di potere. Non c'è niente da fare, politica significa incrociare il problema del potere. Il potere è una grossa tentazione, una grossa iattura per l'uomo. Il potere di cui parliamo è il potere di prendere decisioni per altri uomini, su materie che interessano altri uomini. Il potere politico è il potere di decidere il destino di altri: di quante tasse devo pagare, di dove devo andare a curarmi la salute, di dove parcheggiare, ecc, ecc, ...; ma a che scopo, qualcuno ha il potere di prendere decisioni per altri uomini?
I casi sono due, scegliete: o perché questo gli da dei grossi vantaggi sugli altri uomini o perché desidera servirli. Il "vantaggio" o il "servizio"? Questo è il bivio che ci attende per il cambiamento reale della politica, insieme ad una rinnovata battaglia sulla questione morale. È necessario ripensare profondamente sedi e forme della politica, rimettere al centro la partecipazione popolare, rinnovare ed estendere la democrazia, ripartire da contenuti chiari ancorati solidamente ai bisogni quotidiani di ciascuno.
Vogliamo incidere nelle scelte guardando ai contenuti e senza cedere alla logica degli schieramenti, dando efficacia e continuità ad uno spazio di autonoma iniziativa dei movimenti sociali che viva prima, durante e dopo la scadenza elettorale, capace di interagire con essa ma anche di guardare oltre. L'impegno dei movimenti sociali per conseguire questi obbiettivi sarà quello di far vivere questi progetti anche dopo le elezioni.
Il modello di sviluppo
Per modello di sviluppo intendiamo le linee guida che caratterizzeranno lo sviluppo della nostra città.
Pensare che sia possibile fare a meno di una idea di sviluppo della città è la tragedia delle comunità meridionali delle piccole città come Molfetta che aspirano solo a sistemare i propri interessi immediati e contingenti e credono così nella loro beata, egoistica e stupida ignoranza di fare gli interessi di tutti: è come lavare il marciapiede davanti al proprio portone e pensare che così la città sarà più pulita.
La città si svilupperà comunque in una direzione e non parlarne significa solo che la direzione la decideranno coloro che saranno eletti che, nella maggior parte dei casi, continueranno a fare quello che hanno sempre fatto, gli interessi dei propri clienti elettorali. Il dibattito sul modello di sviluppo per essere accessibile a tutti (non richiedere un master in economia ad Oxford), concreto (non assuefatto alla dolce poesia delle belle parole che il vento e il tempo si porta via) e controllabile nel tempo dalla comunità (non semplicemente affidato agli eletti) può essere tradotto nel dibattito su dieci progetti da portare a compimento nella città nei prossimi 5 anni.
Gli obiettivi e la priorità dei progetti saranno vincoli ma anche linee guida per coloro che saranno delegati ad amministrare la città nei prossimi anni; saranno comunque gli obiettivi che i cittadini, che li hanno elaborati, cercheranno di perseguire comunque per migliorare la qualità della loro vita.
Gli ambiti dei 10 progetti
3 progetti riguarderanno l'economia
3 progetti la socialità
3 progetti l'ambiente
1 progetto per la partecipazione e legalità
Il piano di lavoro
La prima fase della discussione consisterà nell¹individuare un pool di progetti (anche più di 10 -si può arrivare sino a 15-) ciascuno definito in maniera precisa.
Con la definizione dei progetti (ad esempio il progetto del parco comunale marino di Torre Calderina già presentato dalla lega ambiente invece che il piano di concessione demaniale delle coste a privati cittadini) saranno evidenti le linee dello sviluppo della città, le bozze di proposte forti di cambiamento destinate a incidere nella realtà e forse a trasformarla.
Il questa fase la discussione sarà”politica” e dovrà vertere sulla scelta tra le varie opzioni.
La seconda fase consisterà nel rendere fattibili i progetti attraverso la formazione di gruppi di lavoro che comprendano anche tecnici ed esperti nelle specifiche questioni di cui ciascun progetto si occupa.
In una terza fase, nuovamente politica, ciascun progetto sarà illustrato a tutti coloro che hanno sviluppato gli altri progetti e la discussione permetterà di integrarli e coordinarli in una visione concreta e sinergica di sviluppo della città.
Laboratorio di città attiva
L'elaborazione del programma dovrà prevedere una sorta di attività di ricerca, studio e approfondimento critico dell'esistente attraverso la conoscenza della città e degli atti amministrativi.
Si creeranno dei gruppi di lavoro che potrebbero costituire una sorta di governo ombra in contrapposizione all'attuale giunta comunale”.