Donne, dignità contro la mignottocrazia Se non ora, quando
E si continua a difendere, dopo la fiaccolata del 13 febbraio, la dignità della donna, a rivendicarne il rispetto, la libertà e ad insistere per la fine della mercificazione del corpo femminile, oggi mero oggetto di godimento, nella seconda manifestazione «Se non ora, quando», organizzata dal Comitato «Molfetta per la dignità della donna». Pioggia e cattivo tempo, pur costringendo a spostare la manifestazione nella Sala Finocchiaro della Fabbrica di San Domenico (si sarebbe dovuta tenere presso il Calvario, punto di arrivo della precedente fiaccolata), non hanno impedito al Comitato di ribadire il ruolo, il significato ed il valore della donna, molto spesso umiliato ed offeso. Il pubblico numeroso, segno che si trattava di un tema che coinvolge donne, uomini e ragazzi, ha partecipato con grande entusiasmo, cantando note canzoni come «Donne» di Zucchero, «Viva la mamma» di Edoardo Bennato, «Le donne lo sanno» di Luciano Ligabue, sulle note della chitarra di Alessandra Minervini, e sorridendo per le citazioni dialettali tratte dal «Nuovo lessico molfettese- italiano» di Rosaria Scardigno e lette da Corrado la Grasta. «Fèmmene- femmina, donna, serva, persona di servizio, fantesca; femmnèdde -fanciulla già donna per senno e garbo; fèmmene de ciacche o de ciappe - ragazza che ostenta aria e tono di donna fatta; nè fèmmene, né papere è né groeche fèscene revltà u paiàiese - una donna, un’oca, una gru misero sottosopra la città; la fèmmene fasce la furche è l’omene se mbènne - la donna alza la forca e l’uomo vi s’impicca; la fèmmene gabbò u diavele - la furberia femminile la vinse persino sul diavolo; la fèmmene tèiene sètte spiride come a re gatte - la donna ha sette spiriti come i gatti, è resistentissima». Tenacia, forza e determinazione, da sempre peculiarità della donna, sono state evidenziate dalla poesia «Sono una donna pericolosa» di Joan Cavanagh, letta da Matilde Bonaccia: «esigerò che tu vivi per comprendere questa cosa importante che sono una donna pericolosa, perché devi saper, signore, che sono una donna pericolosa, non collauderò con te, non avrò fiducia in te né ti disprezzerò. Sono pericolosa perché non rinuncerò, non Tacerò, né mi adatterò alla tua versione della realtà, tu hai congiurato per svendere la mia vita e io sono molto pericolosa perché non potrò mai perdonare né dimenticare, né mai congiurerò per svendere la tua in cambio». Ma è soprattutto sulla libertà, sul rispetto e sul valore della donna che si è posto l’accento durante la manifestazione. In un momento di crisi come il nostro, in cui la dignità della donna è molto spesso dimenticata e deturpata, il corpo della donna è ridotto a merce da comprare con fiumi di denaro per soddisfare i bisogni di molti uomini di potere, non si può restare indifferenti, non si può non provare rabbia, indignazione, vergogna. Ed è per questo che è arrivato il momento di dire «non ti è lecito», come recita la «Lettera aperta di Suor Rita Giaretta» letta da Matilde Bonaccia: «Non ti è lecito offendere e umiliare la ‘’bellezza’’ della donna; non ti è lecito trasformare le relazioni in merce di scambio, guidate da interessi e denaro; e soprattutto oggi non ti è lecito soffocare il cammino dei giovani nei loro desideri di autenticità, di bellezza, di trasparenza, di onestà. Tutto questo è il tradimento del Vangelo, della vita e della speranza!». Di grande interesse anche lo scritto «Nuova opportunità e saggezza antica» di Benedetta Tobagi, letto durante la manifestazione da Maria Paola Marzocca, che mostra come ciò che rimane di fronte a questi spettacoli sconcertanti a cui si assiste quotidianamente è il sogno che le cose possano cambiare, che le donne possano riappropriarsi della loro libertà continuamente lesa e che il loro corpo smetta di essere strumentalizzato. «Sogno che dal fiume della saggezza antica riaffiorino immagini attraverso cui una ragazza possa imparare tutte le donne che porta dentro, scoprire i propri desideri, evitare le scure di Barbablù e la tentazione di Scarpette rosse, sfuggire all’avidità dei predatori con le pelli d’orsa di Artemide e riprendersi con Afrodite la gioia del sesso che non serve ad ottenere soldi o potere e nemmeno rassicurazioni». Ma, in un’epoca che sembra riconoscere come unico valore quello di una bellezza vacua e fine a se stessa, restano i dubbi, i timori e le incertezze per il futuro delle bambine di oggi, future donne di domani. Riusciremo a trasmettere loro l’ideale di una femminilità fatta di cultura, intelligenza, valori e sogni? Riusciremo a far capire loro che gli obbiettivi e le mete ambiziose si raggiungono solo con lavoro, sacrificio, studio e dedizione, senza farsi ammaliare da facili scorciatoie e da indecorosi compromessi ? «E noi mamme e papà, ci riusciremo a far passare l’idea dell’impegno contro quella del tutto subito? E della cultura contro quella della superficialità?E della democrazia contro la mignottocrazia? Speriamo và», parole de «Il mio otto marzo», letto da Giulia Petruzzella.