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Domenica 19 la turtle week del WW a Molfetta
16 giugno 2011

MOLFETTA - E’ iniziata la “turtle-week” del WWF, una non-stop di iniziative speciali dedicate alle tartarughe marine, scelte come simbolo di un Mediterraneo in cui uomo e natura vivono in armonia, che fino a domenica 19 giugno, come cita un comunicato, invaderà spiagge, porti e mercati del pesce dal nord al sud Italia, per far conoscere al grande pubblico una delle specie più amate e più minacciate del mare nostrum, e spiegare a pescatori e operatori del mare come ridurre gli impatti della propria attività sulla salute delle tartarughe marine.
L’evento centrale della festa sarà domenica mattina al Porto di Molfetta. A partire dalle 9.30 il WWF incontrerà pescatori e cittadini presso la Banchina Seminario per attività di informazione e sensibilizzazione. Ma il momento clou sarà alle 11.00: dopo i saluti delle autorità e dei rappresentanti istituzionali, il WWF consegnerà speciali attestati ai pescatori e ai militari della Capitaneria di Porto che con la loro attività hanno aiutato il Progetto Tartarughe WWF. E a seguire, tutti sui motopescherecci, fino a esaurimento posti, per liberare in mare aperto quattro tartarughe curate nel Centro di recupero di Molfetta, tra cui la piccola “Marta”, lunga appena 24 centimetri, trovata spiaggiata poco più di un anno fa e praticamente data per “morta” (da qui la scelta del nome “Marta”), ma che grazie alle costanti cure degli esperti WWF ha ripreso vita, ha raggiunto un peso forma di tre chili (ne pesava uno quando è stata trovata) e domenica tornerà a nuotare libera nel mare.
All’evento saranno presenti il sindaco di Molfetta, l’assessore alla Pesca del Comune di Molfetta, l’assessore alla Pesca della Provincia di Bari, il dirigente regionale Pesca, l’assessore regionale all’Urbanistica oltre al presidente del WWF Puglia e al responsabile del Centro di recupero tartarughe marine WWF di Molfetta. La liberazione avverrà in collaborazione con la Capitaneria di Porto e delle associazioni di categoria Federpesca Puglia e Assopesca Molfetta.

SOS TARTARUGHE
Un recente studio coordinato dal WWF Italia ha dimostrato che le attività umane, e in particolare la pesca accidentale, rappresentano la principale causa di morte delle tartarughe, con un aumento di almeno 2-3 volte rispetto alla mortalità per cause naturali. In tutto il Mediterraneo si stima che ogni anno più di 130.000 tartarughe vengano catturate accidentalmente negli attrezzi da pesca, di cui oltre 40.000 non sopravvivono. Mentre in Italia la pesca accidentale colpisce più di 20.000 esemplari all’anno. A queste vanno aggiunte le migliaia di tartarughe che ingoiano sacchetti di plastica scambiandoli per meduse, che vengono colpite dalle imbarcazioni mentre galleggiano per scaldarsi al sole, i piccoli appena nati che finiscono sulle strade disorientati dalle luci artificiali di coste sempre più urbanizzate, i nidi distrutti dai mezzi meccanici utilizzati per la pulizia delle spiagge e da un’attività turistica incontrollata.
Eppure la tartaruga marina, rettile antichissimo che nuota sul nostro pianeta da 150 milioni di anni, è tra i tesori più preziosi del nostro mare. Delle 7 specie di tartarughe marine che vivono nei mari di tutto il mondo, la Caretta caretta, la tartaruga verde (Chelonia mydas) e la tartaruga liuto (Dermochelys coriacea) frequentano anche il Mediterraneo, che ogni anno ospita circa 7.200 nidi. Sulle spiagge italiane si contano circa 30-40 nidi di Caretta caretta ogni anno, concentrati in Calabria e Sicilia.
 
“Dalla deposizione delle uova alla vita in mare, la sopravvivenza di ogni singola tartaruga è una sfida che necessita dell’aiuto di tutti i ‘frequentatori’ del mare, siano essi pescatori, istituzioni o turisti – ha detto Paolo Casale, responsabile Progetto Tartarughe del WWF Italia - Solo trent’anni fa, si sapeva pochissimo sulla presenza delle tartarughe marine nel Mediterraneo. Oggi, grazie anche ai vent’anni di lavoro del network tartarughe del WWF in collaborazione con i pescatori, le autorità locali, le università e gli istituti di ricerca, le tartarughe sono tra gli animali più conosciuti e amati dei nostri mari, che emozionano ogni anno migliaia di volontari e turisti coinvolti nel monitoraggio delle spiagge o nelle liberazioni di esemplari salvati, oltre che centinaia di pescatori che collaborano con i centri di recupero per aiutare gli esemplari in difficoltà.”
 
GLI EVENTI IN TUTTA ITALIA
Per tutta la settimana, in una ventina di località costiere dal nord al sud Italia, gli esperti e i volontari del WWF incontreranno i pescatori e il grande pubblico lungo le spiagge, nei porti, nei mercati del pesce e nei centri di recupero dell’Associazione. Tutti possono unirsi alla festa e partecipare alle tante attività: sulle spiagge si cercano le tracce delle tartarughe o nuovi nidi da proteggere, porte aperte nei centri di recupero che curano le tartarughe ferite, dalle spiagge o dalle imbarcazioni gli esemplari ormai guariti vengono liberati in mare, e poi conferenze, mostre e laboratori per bambini, mentre ai pescatori verranno distribuite le speciali magliette WWF che illustrano come comportarsi quando si pesca accidentalmente una tartaruga.Oltre venti le località costiere coinvolte, in Puglia, Sicilia, Calabria, Basilicata, Toscana, Campania, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Info e programmi su www.wwf.it.
 
Alla turtle-week partecipa anche Costa Crociere, partner storico del WWF per la tutela del Mediterraneo, che domenica 19 allestirà presso l’evento centrale di Molfetta la mostra “Do you love the sea?” per sensibilizzare il grande pubblico sul valore del Mediterraneo, il turismo e il consumo sostenibile delle risorse del mare, e i progetti di tutela portati avanti dal WWF grazie all’aiuto di Costa Crociere.
 
MEDITERRANEO D.O.C. SECONDO IL WWF
In occasione della turtle-week, il WWF ha lanciato il “manifesto” per un Mediterraneo di qualità, una fotografia di com’è e di come potrebbe essere il mare nostrum  con il contributo di tutte le persone che godono delle sue risorse materiali e immateriali. La qualità ‘non è acqua’, ma può essere un mare, se le attività umane rispettano la natura e garantiscono risorse che sono indispensabili anche alla vita e al benessere dell’uomo.
 
Il Mediterraneo è un mare estremamente ricco ma altrettanto vulnerabile, come ricorda il WWF nel suo Manifesto. Pur occupando meno dell’1% di tutti gli oceani del pianeta, con le sue 8500 specie conserva il 7,5% di tutte le specie marine, tra cui animali simbolo come la tartaruga marina, la foca monaca e 18 diverse specie di cetacei. Ma solo l’1% della sua estensione è protetta e la sopravvivenza di specie e habitat è quotidianamente minacciata. L’80% dei pesci è “sovra sfruttato” e ogni anno vengono pescati 1,5 milioni tonnellate di pesce con metodi per lo più distruttivi o addirittura illegali. Con i suoi 300 porti e le 200.000 navi di stazza uguale o maggiore a una tonnellata, ospita il 30% del traffico marittimo mondiale. Viene frequentato ogni anno da 220 milioni di turisti (pari al 30% del turismo internazionale), che affollano 46.000 chilometri di coste di cui oltre la metà è urbanizzata. E sul fronte dell’inquinamento, ogni anno oltre 600.000 tonnellate di greggio vengono deliberatamente scaricati nel mare, l’80% degli scarichi fognari urbani viene riversato senza essere trattato, e nella sola area tra Italia, Spagna e Francia galleggiano circa 500 tonnellate di plastica. Per non parlare delle navi dei veleni che ancora giacciono sui nostri fondali.
 
“Il Mediterraneo potrebbe essere la risorsa più preziosa per tutti i Paesi che vi si affacciano, ma deve fare i conti con una gestione insostenibile che sarà presto controproducente per le stesse attività che oggi ne traggono beneficio – ha detto Marco Costantini, responsabile Mare del WWF Italia – Un Mediterraneo di qualità, come quello descritto nel Manifesto del WWF, ha acque pulite e senza rifiuti, relitti affascinanti ma non velenosi, aree marine protette che funzionano, pesca e turismo sostenibili, biodiversità rigogliosa e libera di vivere, spiagge libere invece del cemento. Con azioni mirate e la collaborazione di tutti i portatori di interesse - istituzioni, pescatori, industriali, commercianti, turisti e consumatori - il nostro mare potrebbe davvero diventare un ‘mare di qualità’. E’ l’obiettivo a cui mirano tutte le attività svolte dal WWF in Italia e nel bacino del Mediterraneo.”
 
Roma, 15 giugno 2011 – Contatti stampa WWF Italia 06 84497213, 349 0514472, f.mapelli@wwf.it
FOTO, VIDEO E GRAFICA DISPONIBILI SU http://upload.wwf.it/turtle/
 
 
SCHEDA “I LOVE LA TARTARUGA”: COSA PUOI FARE TU
Anche dopo la Turtle week sono moltissime le iniziative a cui tutti possono partecipare nel periodo estivo:
 
SEGUI LE TRACCE DELLE TARTARUGHE - Proprio in questi giorni il WWF ha lanciato sul proprio sito l’iniziativa “Segui le tracce” per coinvolgere i frequentatori delle spiagge nell’individuare la presenza delle tartarughe e tutelarla con l’aiuto degli esperti WWF: bastano una semplice locandina, una scheda di monitoraggio e la voglia di “curare” una spiaggia alla ricerca di indizi preziosi, per identificare zone di nidificazione lungo e informare bagnanti ed esercenti sulla possibile presenza delle tartarughe. A ben vedere, un notevole valore aggiunto per qualunque pomeriggio di sole!
 
I CAMPI DI VOLONTARIATO PER LE TARTARUGHE MARINE - Per chi quest’estate volesse davvero “dare una mano” alle tartarughe, da maggio a settembre il WWF organizza i Campi di Volontariato in cui i partecipanti sono coinvolti attivamente nel pattugliamento delle spiagge, nel controllo dei nidi, nel recupero e censimento degli esemplari spiaggiati o catturati accidentalmente dagli attrezzi di pesca, nelle attività di informazione, specialmente nei confronti dei pescatori. I Campi sono riservati ai maggiorenni e si svolgono a Lampedusa presso il Centro di Recupero Tartarughe, a Palizzi (Reggio Calabria), a Siculiana, nell’Oasi WWF di Torre Salsa (Agrigento) e nell’Oasi WWF di Policoro (Matera). Tutte le info sul nuovo portale WWF per il turismo “NA.TU.RE” www.wwf.it/turismo.
 
PER I PIU’ PICCOLI E LE FAMIGLIE: I CAMPI AVVENTURA
Per i ragazzi e le famiglie che vogliono approfittare delle vacanze per conoscere da vicino le tartarughe marine, il WWF consiglia i campi avventura nell’Oasi WWF di Torre Salsa in Sicilia o nell’Oasi WWF di Policoro in Basilicata. Per info e prenotazioni www.wwf.it/turismo.
 
“ADOTTA UNA TARTARUGA” - Tutti coloro che vogliono aiutare le tartarughe marine e sostenere l’azione del WWF per la loro tutela, possono “adottarla”: con una donazione minima sul sito www.wwf.it/turtle riceveranno in cambio un certificato di adozione, un morbido peluche o uno screensaver con bellissime immagini di tartaruga per il proprio computer.
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Col tempo gli oceani saranno sottoposti a sempre maggiori pressioni, man mano che cercheremo di imbrigliarne le risorse rinnovabili e non rinnovabili, dagli sgombri ai noduli di manganese. Alcuni ecosistemi marini, come la grande barriera corallina potranno essere dichiarati aree protette internazionali. Altri. come l'Oceano Atlantico richiederanno nuove strategie gestionali. Basta puntare l'attenzione in uno qualsiasi dei 360 milioni di chilometri quadrati del mondo oceano, e si scoprirà sempre qualche segno, per quanto leggero, della presenza e dell'impatto dell'uomo. Anno dopo anno, la nostra influenza diviene sempre più evidente. Nuove tecnologie ci permettono di addentrarci sempre più nell'oceano, mentre gli agenti inquinanti immessi dall'industria ne sottolineano la complessità della struttura, ricomparendo a migliaia di chilometri dagli insediamenti umani. Mano a mano che comprendiamo le dimensioni multiple dell'ecosistema degli oceani, risulta sempre più evidente che i nostri errori nella gestione dei mari sono assai più difficili da rimediare rispetto a quelli commessi a terra. E' evidente che si deve concordare una strategia comune per la gestione delle risorse degli oceani. L'oceano sarà in futuro una delle principali fonti di energia rinnovabile, sotto forma di biomassa d'alghe, correnti, maree, onde e per l'energia termica sfruttata dalla tecnologia OTEC ( Ocean Thermal Energy Conversion, un'idea già nel tardo 1800, Jaques Arsene d'Arsonval, fisico francese, propose un metodo per generare energia elettrica utilizzando il mare. La comparsa delle grandi quantità di petrolio a basso prezzo a metà del XX secolo, a finito di arrestare la ricerca per i progetti Otec). Per tutte queste attività, sarà essenziale valutare esattamente l'impatto sull'ambiente.
La distruzione su vasta scala delle barriere di corallo è una tragedia sia per l'uomo che per l'ambiente marino; queste scogliere proteggono le acque interne delle isole, ospitano un numero enorme di specie e un giorno potrebbero fornirci un ampio numero di nuovi farmaci. Un fattore di distruzione è l'eliminazione del corallo per far posto a edifici; un altro è l'erosione terrestre, che porta al soffocamento delle barriere. Altrettanto disastroso è l'inquinamento provocato da fogne, scorie industriali, infiltrazioni di acque calde o provenienti da impianti di desalinizzazione, e da petrolio. Altri fattori sono il turismo (con la raccolta dei coralli, conchiglie e pesci palla per il commercio di souvenir); le attività minerarie; la produzione di gas e petrolio; la pesca sfrenata e gli esperimenti nucleari. La più sfrenata distruzione delle barriere coralline avvenne a opera delle forze armate Usa, a Diego Garcia, nell'Oceano Indiano, un tempo fertile zona per 2 mila abitanti, ora ridotta a un'unica colata di cemento, in cui ogni produttività biologica è andata distrutta. Al largo delle coste di New York e del New Jersey, vengono scaricate ogni anno sulla piattaforma continentale 9 milioni di tonnellate di scarichi fognari, impoverendo così 12 mila chilometri quadrati di habitat oceanico e distruggendo intere colonie di pesci. Ai tropici, processi analoghi stanno distruggendo sia le paludi a mangrovie, sia le barriere coralline. Nelle Filippine, per esempio, 44 mila chilometri quadrati di barriere coralline forniscono un decimo del pescato destinato al commercio, mentre le estese paludi a mangrovie danno sostegno all'attività degli esportatori di ostriche, molluschi, bivalvi e “cuore di mare”, ma entrambe le attività sono in declino a causa del gravissimo degrado ambientale. Purtroppo, nonostante siano state designate riserve per le paludi a mangrovie e le barriere coralline, la pressione esercitata sta distruggendo a ritmo allarmante questi ecosistemi non rimpiazzabili. (Un pianeta da salvare - by permission Gaia Book - London, 1975)
Oggi i mari sono un vero e proprio “pozzo nero” in cui confluiscono con continuità enormi quantità di fanghi e minerali provenienti dalla terra ferma. Noi stiamo chiedendo al mare di accettare anche quantità sempre crescenti di materiali generati dall'uomo, dagli scarichi delle fognature a quelli industriali e agricoli, tutti quanti ricchi di sostanze chimiche contaminanti. Per non parlare delle scorie radioattive. Ogni anno entrano, per varie vie, nell'oceano circa 6 milioni di tonnellate di petrolio: dall'atmosfera, dalla terra, dal naturale trasudamento del fondo marino, oltre che a causa della produzione e del trasporto del petrolio via mare. Le perdite di petrolio dalle navi trovano molta eco sulla stampa, ma rappresentano solo una frazione dell'inquinamento che ha invece origine in mare. Ancora più intenso è lo scarico di scorie in oceano aperto. Lo scarico di acque nere – di origine organica, industriale e umana – è potenzialmente pericoloso a causa della massa dei virus e batteri contenuti. In quanto allo scarico di scorie radioattive, iniziato nel 1949, e saltuariamente continuato, il pericolo è ancora maggiore. Fino al 1970 gli Stati Uniti e altri paesi affondano le scorie radioattive chiuse in contenitori che (in seguito lo si è scoperto) lasciavano filtrare il materiale. Pesticidi e erbicidi, sono agenti inquinanti persistenti, il cui effetto si va accumulando attraverso le varie catene alimentari. I nitrati dei fertilizzanti provocano proliferazione di alghe e deossigenazione dell'acqua; i centri urbani scaricano rifiuti civili e industriali contaminati da metalli pesanti e i cantieri edili riversano nei fiumi, quindi nei mari, enormi quantità di sedimenti; industrie scaricano scorie mortali, e talvolta occorre la morte di qualcuno perché ciò si scopra; reattori nucleari scaricano scorie radioattive, raffinerie di petrolio situate lungo le coste contribuiscono enormemente all'inquinamento dei mari; il MEDITERRANEO E' QUASI RIDOTTO A UNA FOGNA!!!!!!!! Il danno peggiore è però quello più insidioso: diverse componenti inquinanti sono tossiche, altre cancerogene e tendono a permanere nell'organismo per prolungati periodi di tempo. Il dato più significativo in assoluto è che almeno l'85% dell'inquinamento del mare, degli oceani deriva dalle attività umane sulla terra più che sul mare stesso, e che il 90 per cento di questi agenti inquinanti rimangono in acque costiere, che sono di gran lunga il settore biologicamente più produttivo degli oceani. L'insensata distruzione in queste zone vitali avrà serie conseguenze, non solo per il benessere dell'uomo, ma anche per tutto il regno marino ( GAIA BOOK – 1975).
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