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Dibattito domani all'ordine dei giornalisti sulla legge sulla diffamazione
10 dicembre 2004

BARI – 10.12.2004 «I giornalisti tra vecchia e nuova diffamazione - Non rischiano più il carcere, ma a quale prezzo?», è il tema del Forum promosso dall'Ordine dei giornalisti della Puglia e dall'Associazione della Stampa di Puglia che si svolgerà a Bari domani sabato 11 alle ore 10,30 nella Sala conferenze dell'Ordine dei giornalisti in corso De Gasperi 320. L'obiettivo del Forum è di approfondire i contenuti del disegno di legge, approvato dalla Camera, che modifica la disciplina sulla diffamazione. Accanto a novità sicuramente apprezzabili, come l'eliminazione della pena detentiva, vi sono tuttavia misure che potrebbero condizionare pesantemente lo svolgimento della professione giornalistica e, in ultima analisi, lo stesso ruolo dell'informazione. Proprio di questi aspetti si discuterà con l'avvocato Corso Bovio, un esperto penalista in materia di diffamazione a mezzo stampa e maestro di intere generazioni di giornalisti; con il prof. Nicola Colaianni che è stato giudice della III Sezione penale della Cassazione, specializzata in materia di diffamazione e con il segretario del Consiglio nazionale dell'Ordine, dott. Vittorio Roidi. Al Forum parteciperanno anche tutti i senatori eletti in Puglia: a loro toccherà infatti esaminare e votare il disegno di legge già approvato dalla Camera. Si tratta di una iniziativa lodevole da parte dell'Ordine e dell'Assostampa perché affronta un tema molto sentito nella categoria. Il problema della depenalizzazione della diffamazione a mezzo stampa si trascina da anni, perché questa legge che doveva tutelare la persona offesa da un articolo di giornale, si è trasformata in strumento di ricatto e di intimidazione nei confronti dei giornalisti. In qualche caso anche di vendetta (come è talvolta accaduto), che non ha nulla a che vedere con la giustizia. Ora, finalmente, si è arrivati alla formulazione di un disegno di legge, che, però, è stato concepito in modo imperfetto, col rischio che la cura sia peggiore del male: basti per tutti il rischio di sospensione automatica dall'esercizio della professione, dopo la seconda condanna. Si spera che i parlamentari prendano coscienza di queste imperfezioni legislative e, in sede di esame della legge al Senato, apportino i necessari correttivi per evitare di penalizzare ulteriormente non solo la categoria, ma di rendere un cattivo servizio alla libertà di informazione e alla tutela dell'onore dei cittadini, che va sì garantita, ma nelle forme e nei modi adeguati che non siano strumento di vendetta o di ricatto nei confronti di chi può aver sbagliato anche senza dolo e può rimediare con una rettifica spontanea (e non su richiesta, come prevede la legge), che ristabilisce la verità e tuteli il danneggiato e il giornalista allo stesso tempo. In caso contrario ad essere penalizzati saranno soprattutto i colleghi delle testate minori, i quali, non avendo editori forti alle spalle, rischiano di rinunciare a fare informazione di fronte a richieste di risarcimento non più miliardarie, ma pur sempre troppo onerose per la loro portata. Utile, perciò, il dibattito, ma sarebbe opportuno che questo problema fosse portato anche all'esterno per sensibilizzare opinione pubblica, politici e anche magistrati su uno degli argomenti vitali per la vita democratica e la libertà del nostro Paese, troppo spesso sottovalutati, col rischio che ci si accorga troppo tardi della sua importanza, quando si è già perduto. Un rischio abbastanza reale nel nostro Paese. Felice de Sanctis
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