Diario di una notte di Primarie in attesa di un risultato a sorpresa
A tarda notte, ormai alla fine della lunga maratona elettorale nella sezione della Margherita rimangono pochissimi militanti dei due partiti che hanno dato vita a questa grande trasformazione politica. I tavoli sono sgombri e si caricano i cartoni con le schede scrutinate in auto. L'ultimo sforzo dei “Riformisti” rimasti in blocco a misurare pazientemente, fino all'ultimo voto, il responso delle urne è quello di consegnarle alla direzione provinciale, ma per loro stessa ammissione non hanno mai messo piede in una sezione Ds. I più si erano accontentati di conoscere l'esito delle schede per la costituente nazionale, che dava il successo del listone nazionale per Veltroni. Tuttavia le puntigliose e a tratti nervose operazioni di spoglio hanno regalato a tutti coloro che si erano fermati a quel dato precedente, un inaspettato risveglio: esito ribaltato nella consultazione regionale e riformisti avanti di 300 voti. È un confronto tutto interno quello che si consuma nella nostra città, l'ennesimo risultato anomalo che le Primarie regalano alla coalizione di centrosinistra. Il “popolo delle primarie” sfugge così all'identificazione, è camaleontico e opportunista, nel senso che inizia anche a scegliere in quale occasione vale la pena di esserci o essere costretto ad esserci. Questa volta non ha risposto in massa neanche l'elettorato di riferimento di Margherita e dei Democratici di sinistra. Tuttavia, lo strappo annunciato, è stato anche meno traumatico del previsto, qualcuno alla fine non si è voluto tirare indietro ed è rimasto comunque lì non certo per salutare i compagni. Fuori dal seggio nelle varie ore del giorno si sono ritrovati tutti, candidati e segretari di partito, per ingannare l'attesa c'è chi conversava, parlava al telefono e chi fumava. Al seggio intanto fluivano mamme con i bambini al seguito, ma anche qualche tifoso della Molfetta calcio che voleva sbrigarsi per andare al seguito della squadra del cuore in trasferta. Un particolare premio fedeltà avrebbero dovuto riservarlo ai giovanissimi di An, che non hanno voluto perdere neanche questa occasione per manifestare la loro facile capacità di mobilitazione. Non sono mancati gli anziani, che concorrevano per il premio alla longevità partecipativa, ma nessuno è arrivato nella nostra città ai 108 anni di una signora torinese. Sono mancati invece gli stranieri, che pur erano ammessi a esprimere la propria preferenza. Nessuno evidentemente si sarà preoccupato di spiegar loro che questa volta potevano farlo e che anche se non possono ancora votare nelle amministrative, il bene comune della città passa anche attraverso il loro senso civico. Il campione raccontato non è esaustivo né rappresentativo del “popolo delle primarie” che ancora una volta e in gran numero si è mobilitato. Oltre duemila persone, benché di composizione e estrazione variegata, hanno atteso da un minimo di venti minuti a un massimo di mezz'ora per votare. Si è trattato innegabilmente di una grande affermazione di volontà e di una forte domanda di “buona politica”. Alle 22 quando finalmente la lunga coda è stata smaltita sono partite le operazioni di scrutinio. Poco dopo dal nazionale ecco arrivare le prime dichiarazioni di Veltroni vittorioso: “Ora comincia una meravigliosa storia nuova, un partito aperto non un partito di correnti. Tante sensibilità, un partito di donne di ragazzi e di ragazze”, ma nella sezione locale erano all'opera perfino i rappresentanti di lista che verificavano il computo dei voti. Tra i leader si provava a fare le prime previsioni e analisi. I più attenti fra i presenti si guardavano intorno per provare a identificare il nuovo partito o quanto meno fissarne i volti. Inizialmente è mancato qualcuno che rivendicasse i circa 328 voti della lista di Enrico Letta, salvo poi arrivare da Bisceglie la giovane capolista, forte delle oltre 1.300 preferenze raccolte nella sua città. Totalmente assenti i candidati molfettesi per la lista di Rosy Bindi. Ore 3.30. Finalmente i risultati definitivi. La sezione si svuota, ma nell'aria resta l'odore acre del sigaro di Piero de Nicolo. In questa sede dovranno realisticamente adattarsi o, dal loro punto di vista, continuare a “turarsi il naso”.
Autore: Michele De Sanctis