Di radice francescana
Sulla pietra che chiude la tomba di don Tonino Bello nel cimitero di Alessano, meta di pellegrinaggio, è scritto «terziario francescano». Don Tonino lo diventa il primo gennaio 1962, già prete dall’8 dicembre 1957. Il volume di padre Francesco Neri dà ampia e dotta illustrazione di questa dimensione costitutiva della spiritualità che don Tonino, «stigmate e misericordia» come Francesco, vive per tutta la vita in maniera discreta ma consistente, come emerge da tanti passaggi del suo ministero di prete e di vescovo. Così egli esprime una delle tre anime della città nativa di Alessano: quella francescana, appunto, che in lui prevale su quella clericale, espressa nell’ex cattedrale settecentesca della soppressa diocesi (1818) e su quella mercantile che dal 1921 ha il suo simbolo nella banca Tamborino-Sangiovanni. Il clima francescano è dato proprio dal fatto che nel convento alessanese, attivo dal 1628, sono passati tutti o quasi i cappuccini dell’intera provincia per farsi seguaci del santo di Assisi. In quel clima è cresciuto don Tonino e mai se ne è allontanato, come giustamente scrive padre Francesco Neri: tra le ultime decisioni prese come vescovo, ad esempio, vi è quella di approvare la singolare esperienza della fraternità francescana di Betania in Terlizzi, efflorescenza cappuccina di fine secolo scorso in terra pugliese e oltre. L’appartenenza di don Tonino al francescanesimo è illustrata nell’introduzione del volume in modo essenziale ma efficace. Le radici sono esplorate nel primo capitolo e attingono essenzialmente alla «freschezza evangelica» della sua esperienza. I nuclei di fede e di spiritualità sono rilevati nel secondo capitolo: la centralità di Cristo «presentata e coltivata attraverso le mediazioni della preghiera, del vangelo, dell’eucaristia, grazie ai sacerdoti». L’approfondimento delle due esperienze messe a confronto è l’oggetto nel terzo capitolo: si evince particolarmente dalla scelta della povertà e dei poveri e dall’atteggiamento di fronte alla sofferenza e alla morte. Nel quarto capitolo, intitolato «l’arcobaleno della fraternità », l’autore affronta vari temi come riflesso delle relazioni divine: la condizione missionaria del cristiano, la capacità profetica richiamata ad esempio dallo storico viaggio di pace a Sarajevo nel dicembre 1992 che tanto riecheggia l’incontro tra Francesco e il sultano Malik- al Kamil nell’autunno 1219, l’impegno civile e politico nella città, il dialogo con i credenti di altre religioni, l’accoglienza delle «creature impersonali», la gioia e la bellezza, e infine la condizione e il ruolo di Maria madre di Cristo e madre dell’umanità. Nell’epilogo, l’autore pone don Tonino tra frate Francesco e papa Francesco quele ulteriore elemento di attualizzazione. All’inserto fotografico seguono i testi francescani del vescovo molfettese, di cui due in forma autografa. Chiude il volume la ricca bibliografia citata. Solo un francescano di solida e profonda cultura teologica e un entusiasta conoscitore del santo di Assisi e del vescovo pugliese, poteva svolgere un’analisi completa come questa, che ci è dato di ammirare. Non si tratta, infatti, di semplice e intelligente lettura dei testi, ma della «presentazione dell’anima» di due protagonisti cristiani e della comprensione dello spirito delle loro vicende. C’è infine da complimentarsi con Renato Brucoli che ha curato l’edizione del volume, continuando così a ravvivare l’eredità di don Tonino, suo e nostro amico, e a suscitare «il fascino» della sua esperienza, come scrive mons. GianCarlo Bregantini in prefazione.