Delitto Bufi, nuovi colpi di scena: il giallo dei documenti scomparsi dal Tribunale
Arrestate le sorelle Teresa e Anna Andriani, poi scarcerate perché nel trasferimento del fascicolo processuale, dalla Procura di Trani al Tribunale del Riesame, spariscono importanti documenti
Nuovi colpi di scena svolta nella vicenda dell'omicidio di Annamaria Bufi, la ragazza di 23 anni uccisa nella notte fra il 3 e il 4 febbraio 1992 e abbandonata sul ciglio della SS16 bis all'altezza della zona industriale di Molfetta. Due sorelle prima arrestate per favoreggiamento e poi scarcerate perché dalle carte processuali sono spariti alcuni documenti fondamentali. Un nuovo giallo che aumenta i misteri di questa vicenda che sembra infinita e si aggroviglia sempre di più proprio quando si cerca di arrivare alla verità.
Ma riassumiamo gli ultimi fatti.
I militari della Guardia di Finanza hanno arrestato due sorelle Teresa e Anna Andriani per favoreggiamento, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelate del Gip del Tribunale di Trani, Michele Nardi. Secondo l'accusa del Pm, Francesco Bretone, le due donne nel corso degli interrogatori cui furono sottoposte come persone informate dei fatti, avrebbero omesso di riferire circostanze utili alle indagini.
“Una complessa e «velenosa» inchiesta di fatto mai conclusa – scrive “La Gazzetta del Mezzogiorno” - nonostante dinanzi alla Corte d'Assise di Trani si stia celebrando il processo a carico del presunto assassino della ragazza, il 57enne professore molfettese d'educazione fisica Marino Domenico Bindi che con la vittima avrebbe avuto una relazione sentimentale. Con lui sul banco degli imputati siedono con l'accusa di favoreggiamento anche l'ex moglie Emilia Toni e l'amico Onofrio Scardigno, marito di Anna Andriani. Gli eclatanti provvedimenti di ieri seguono l'arresto di Teresa Cafagna, cugina delle Andriani, finita in manette il 31 gennaio (poi scarcerata) anch'ella con l'accusa di favoreggiamento.
Nel corso di un'audizione, Nicoletta Caputi, amica e socia di Anna Andriani, avrebbe riferito che la Cafagna «le aveva confidato di sapere che Anna Andriani aveva visto il cadavere di Annamaria Bufi riverso per terra, e che una mazza da baseball, usata per colpirla, era successivamente stata fatta sparire». Prima, dunque, che il cadavere fosse trasportato sulla superstrada.
Circostanza, secondo l'accusa, che la Cafagna avrebbe nascosto, nel corso delle sue audizioni come persona informata dei fatti, nel tentativo di ostacolare le indagini di un autonomo fascicolo investigativo aperto distintamente rispetto al processo in corso in Corte d'Assise. Ma Trani non è l'unica sede giudiziaria dov'è approdato il «caso Bufi», giacché la procura di Potenza indagò alcuni Carabinieri di Molfetta impegnati nelle indagini (forse anche per questo la Procura di Trani ha ritenuto opportuno affidare gli arresti alla Guardia di Finanza, anziché ai carabinieri di Molfetta, ndr)”.
Le donne, interrogate dal Gip del Tribunale di Trani, Michele Nardi, hanno negato ogni addebito, compreso quello di aver nascosto agli inquirenti circostanze sul delitto di cui è accusato l'insegnante di educazione fisica Domenico Marino Bindi.
Secondo il Gip, che ha accolto le richieste d'arresto del Pm, Francesco Bretone, le sorelle Andriani nel corso delle loro precedenti audizioni «non si sono fatte scrupolo di mentire, a volte anche spudoratamente». Tra gli elementi richiamati anche un'intercettazione ambientale in cui Anna Andriani dice: «lì la colpa ce l'hanno quelli che stanno intorno a lui che hanno pensato di coprire oppure di proteggerlo, mentre può darsi che quello (Bindi) dal primo momento avrebbe confessato che è stato lui e poi si trovava il sistema per farlo uscire».
«A seguito delle indagini - scrive Nardi, come riportato dalla “Gazzetta” - appare evidente che l'omicidio è maturato in ambienti di "amicizie particolari" dalle condotte sessualmente disinvolte e che dopo si è chiuso a quadrato intorno all'assassino, probabilmente mosso più dall'esigenza di coprire le proprie condotte immorali che dalla volontà di proteggere Bindi. Ma la verità - conclude - non può esser seppellita, richiamando il passo evangelico "Vi dico che se questi taceranno, grideranno le pietre"».
Intanto la richiesta di scarcerazione delle due sorelle, che qualche giorno dopo l'arresto hanno cominciato a parlare, è stata respinta una prima volta e accolta successivamente da Tribunale del Riesame su istanza del legale delle donne, avv. Adele Claudio, perché lo stesso organo giudiziario non era in grado di decidere per la mancanza di alcuni documenti processuali in un fascicolo arrivato in modo disordinato con fogli separati e senza un indice. Nell'incartamento inviato al Riesame mancherebbero gli atti relativi all'intercettazione ambientale del 2002, quando Anna Andriani avrebbe riferito di presunte coperture di cui avrebbe goduto Bindi e anche le “sommarie informazioni rese da Teresa Andriani il primo febbraio di quest'anno agli inquirenti.
“In quarant'anni di carriera – ha dichiarato il procuratore capo del Tribunale di Trani, Nicola Barbera – non mi è mai successa una cosa del genere. Ordinerò un'inchiesta amministrativa interna all'ufficio per capire cosa sia successo”. Del resto lo stesso Pm, Francesco Bretone, titolare dell'indagine, ha sostenuto di aver spedito l'incartamento spillato e provvisto di indice, se così non fosse stato la cancelleria del Riesame non l'avrebbe potuto accettare. Trani non c'entra”.
Un giallo destinato a creare nuovi sviluppi processuali e nuove indagini in questa complessa vicenda. Forse nei prossimi giorni si potrà sapere qualcosa di più, mentre la famiglia Bufi, assistita dall'avv. Bepi Maralfa - che presenterà una nuova denuncia su questo sconcertante episodio – da anni spera di giungere alla verità e chiede giustizia. Il padre della ragazza si è dichiarato amareggiato per questo ennesimo tentativo di ostacolare le indagini. Ma non si arrende, né si rassegna: voglio la verità e voglio capire se si sta cercando di coprire qualcuno.
Gli sviluppi del caso Bufi, quindi, si prevedono clamorosi. A 13 anni di distanza dal delitto, non sono esclusi altri colpi di scena, che smentirebbero anche le tante illazioni fatte in questi anni e diffuse da coloro forse interessati a far sì che la vicenda prendesse una via diversa da quella che portava alla verità, quale che sia, ma che ormai tutti dalla famiglia all'opinione pubblica vogliono venga finalmente a galla dal melmoso pantano nel quale si è voluta affondare.