MOLFETTA - Proprio a settembre era terminato il lavoro della Commissione cultura della Camera. Il DDL Aprea, che definisce alcune norme per l’autogoverno delle istituzioni scolastiche e la libertà di scelta educativa delle famiglie, nonché per la riforma dello stato giuridico dei docenti, è all’esame della Commissione cultura del Senato. Per la FLCGIL, il testo che approda in Senato (che tante polemiche ha suscitato nel mondo della scuola) restano ancora molti aspetti contestabili, nonostante le modifiche.
L’Unione degli Studenti Bari e Collettivo Student* Molfettesi in Lotta hanno commentato proprio alcuni degli aspetti contestabili del DDL.
«Nel 2008 viene presentato per la prima volta il progetto di legge 953 dalla deputata PDL Valentina Aprea, inserendosi nel quadro di un ventennio di politiche di tagli alla scuola pubblica. Il forte Movimento dell'Onda di quell'anno riuscì a stoppare temporaneamente questo tentativo di riforma che sanciva già allora la privatizzazione degli istituti superiori.
Oggi un nuovo disegno di legge con modifche non sostanziali dal precedente prosegue nell'iter di consultazione ed approvazione nelle due camere, portato avanti dai partiti di maggioranza a sostegno del governo Monti.
I tre punti fondamentali in cui esso si articola sono: l'abrogazione delle norme che regolano la rappresentanza e l'eliminazione di tempi e spazi di democrazia partecipativa; l'introduzione dell'Invalsi all'interno del sistema di valutazione, limitante le capacità critiche degli studenti e l'autonomia didattica dei docenti; l'introduzione dei consigli dell'istituzione scolastica quale cavallo di Troia per l'ingresso dei privati all'interno delle scuole, i quali avrebbero la possibilità di definire l'offerta formativa e gli obiettivi didattici, depotenziando i consigli dei docenti.
Di pari passo negli ultimi giorni sta andando avanti un progetto governativo incluso nella legge di stabilità che prevede per il corpo docente un innalzamento di 6 ore settimanali di lezioni frontali a parità di retribuzione: ciò determinerebbe il licenziamento di un terzo dei docenti e il blocco di nuove assunzioni, con evidenti ripercussioni sulla didattica e sul precariato giovanlie. Tale provvedimento sta incontrando in tutta Italia più che legittime resistenze da parte degli insegnanti, che in numerose scuole ha deliberato il blocco del piano dell'offerta formativa e di tutte le attività non comprese nelle 18 ore curriculari (visite d'istruzione e PON).
Il progetto di legge Aprea e il disegno delle 24 ore rischiano di essere la causa scatenante di una guerra tra poveri (studenti e docenti) che si svolgerebbe sullo sfondo di politiche aggressive nei confronti del diritto allo studio e della partecipazione all'interno delle scuole; tali decreti sanciscono la morte del libero accesso all'istruzione nonché la sua privatizzazione di fatto.
Creare un ampio fronte di mobilitazione dei diversi soggetti colpiti sarebbe il segnale politico lanciato da chi vive quotidianamente la scuola contro la direzione intrapresa dai governi che da vent'anni a questa parte è diametralmente opposta all'idea stessa di scuola pubblica.
La via maestra da seguire ci pare quella del rispetto della dignità di ciascuno e delle reciproche vertenze e pratiche di lotta quali capisaldi di una collaborazione proficua, avviando dal basso un percorso di ripubblicizzazione complessiva della scuola».
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