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Davide Vecchi al “Ghigno” di Molfetta racconta l'intoccabile: Matteo Renzi, la vera storia
22 luglio 2016

MOLFETTA - Non sono mai stata legata alla politica, non mi sono mai appassionata. L 'ho sempre considerata qualcosa che non mi riguardasse, che non mi appartenesse, qualcosa di lontano dal mio mondo, qualcosa di noioso, corposo, complicato, forse a causa della mia giovane età o perché nessuno in particolare mi ha spiegato i meccanismi e tutto quello che c'è da capire.

Con tutte queste leggi e questi politici che sembrano politici davvero ma fanno finta di esserlo, che svolgono il loro lavoro ma fanno solo finta di svolgerlo, che sembrano svegli ma invece dormono, che pensano di migliorare e invece peggiorano, che pensano di fare i nostri interessi invece fanno i propri.

Ma il terzo incontro della quarta edizione del Festival di Storie Italiane, avvenuto nell'ormai nota piazza dei Libri dei Lettori, ha cambiato un po' il mio modo di vedere le cose.

Davide Vecchi (nella foto con MImmo Favuzzi) è stato l'ospite della serata; giornalista de "Il Fatto Quotidiano", da anni si occupa di cronaca giudiziaria e politica e ha seguito tutte le principali inchieste che hanno riguardato il premier e l'attuale classe politica al potere. I suoi articoli sono stati ripresi dai principali media italiani.

 Per ChiareLettere ha scritto anche "L'intoccabile. Matteo Renzi, la vera storia" (2014), più volte ristampato, un libro di riferimento per chiunque voglia conoscere l'ascesa di Renzi fino all'arrivo alla presidenza del Consiglio.

 Il libro che ha presentato durante la serata è  "Matteo Renzi. Il prezzo del potere" con la prefazione di Marco Travaglio. È il racconto più completo di come il premier ha gestito e sta gestendo il governo del Paese; citando le parole di Marco Travaglio "un ritratto nitido e impietoso, un documento importante per scavare dentro il brusio della cronaca e ricavarne una fotografia indispensabile per capire la politica di oggi".

Davide Vecchi ha conversato con Mimmo Favuzzi, portavoce dell' Associazione Comitando.  All'incontro ha partecipato anche Sal Modugno, vignettista e autore di fumetti. «Sono un illustratore, grafico, fumettista indipendente. Sono vignettista e mi occupo, anche di satira politica. »si presenta. L'incontro comincia e già Mimmo Favuzzi definisce Davide Vecchi "un animale raro, una specie in via d'estinzione, quella dei giornalisti d'inchiesta".

 Chiede all'autore: «Ma tu riesci a dormire la notte? Non hai paura che possano querelarti? Guardate che non è facile fare il giornalista d'inchiesta».

 Questo lo sa bene Davide, non è facile.  «Paura no.  risponde, « Nel momento in cui sai che è tutto verificato, nel momento in cui sai che stai raccontando dei fatti verificabili, le querele non possono andare tanto lontano. Per il resto sì, dormo sereno».

Un'altra domanda chiede delle reazioni di Matteo Renzi: « Lui è infastidito» dice Davide, «Lo conosco da 10 anni ormai. Noi siamo quelli incontrollabili, ingestibili, siamo la sua spina nel fianco. Ha tentato in tutti i modi di convincerci e farci cambiare idea su di lui, le ha provate di tutti i colori. Prima fa l'amico e poi cerca di intimidirci».

 Mimmo chiede di parlare della rosa tricolore. Nessuno del pubblico sapeva cosa fosse, né tantomeno io, che ascoltavo con tanto interesse al contrario delle mie aspettative.

« Tutto quello che succede oggi, le leggi, è tutto scritto lì» spiega.

Un'altra domanda spinge Davide a definire Matteo Renzi. «Chi è Renzi? Un rottamatore, un riformista, un cazzaro [...]» chiede Mimmo.

« Io non posso dirlo» risponde Davide «Perché riporto solo dei fatti. Diciamo che è un po' uni Zelig».

E a questo proposito afferma: «La cosa che mi ha colpito di più del libro - ci sono arrivato alla fine - è la differenza tra quello che dice e quello che fa».

Ci spiega come la politica costi così tanto e che per prendere il potere bisogna saperlo gestire. «Renzi è così, è vendicativo, cattivo, è disposto a rovinare il rapporto con gli amici e la famiglia»

«Questa non è una versione romanzata dei fatti, sono i fatti ».

 Entra un po' nel merito della politica «La destra e la sinistra non esistono più. Non esistono più partiti di appartenenza. Tutto questo delirio di post-politica [...]  Renzi sta semplicemente rimischiando un po' tutto»

« Noi paghiamo l'inefficienza di questo stato oltre l'incapacità delle persone che sono messe a svolgere dei lavori importanti»

Mimmo poi chiede come ultima domanda «Perché a Renzi viene permesso e perdonato tutto quello che era scandaloso per Berlusconi? C'è speranza di invertire questa rotta?

« Si, ma è colpa nostra» risponde Davide «Io sbaglio e mi sento responsabile in due forme, come giornalista e come cittadino. Da giornalista perché credo che avremmo potuto essere più critici e invece la mia categoria non lo è. Molti preferiscono essere amici di Renzi e ricevere una pacca sulla spalla.

Come cittadino perché siamo poco informati, non sappiamo proprio niente. Non dico che dobbiamo stare ogni 5 minuti attaccati ai giornali, ma almeno evitare i telegiornali di Rai e Mediaset che ormai sono una cosa sola. In quei tg non si capisce nulla, per non parlare di quei talk show imbarazzanti, non si arriva mai ad un punto, le informazioni sono molto veloci. Ormai si va in tv solo per presentare libri o litigare». Eccomi spiegato tutto, ecco perché sono così distaccata dalla politica.

 Davide Vecchi ha proprio ragione, è una gran bella persona, un bel 'tipo', non si nasconde dietro un dito, non ha paura, perché dice solo la verità.

Una signora del pubblico ha anche detto «Mi è sembrato di assistere quasi ad una puntata di Report».

 Non ha impressionato solo me Davide, ma tutti.

Davvero non siamo consapevoli degli imbrogli e degli intrighi che ci sono in politica e che vanno a nostro sfavore.

Sal Modugno ci ha mostrato i fumetti che ha realizzato durante tutta la durata dell'incontro.  Dei capolavori che il pubblico ha davvero gradito, anche per via delle battute pungenti ma genuine a riguardo.

 Applausi, risate e sorrisi hanno accompagnato la chiusura dell'incontro e senz'altro hanno rinnovato l'invito al Festival per Davide Vecchi.       

© Riproduzione riservata foto e testi

Autore: Sabrina Spadavecchia
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1°parte. - Al di fuori della politica l'uomo ha fatto miracoli: ha sfruttato il vento e l'energia, ha trasformato sassi pesanti in cattedrali, è riuscito a controllare e vincere quasi tutte le malattie, ha cominciato a penetrare i misteri del cosmo. “In tutte le altre scienze si sono registrate notevoli progressi” ebbe a dire una volta John Adams, secondo presidente degli Stati Uniti “ma non in quella del governo, la cui prassi è rimasta immutata.” Esistono quattro tipi di malgoverno, spesso combinati fra loro: la tirannia, l'eccessiva ambizione, la inadeguatezza e la decadenza, e, infine, la follia o la perversità. Ma follia e perversità, potrebbe obiettare qualcuno, fanno parte della natura umana, e allora per quale ragione dovremmo aspettarci qualcosa di diverso dagli uomini di governo? La follia dei governi preoccupa perché si ripercuote con effetti più negativi su un maggior numero di persone; di qui l'obbligo per i reggitori di stati di agire più degli altri seconda ragione. Tutto ciò è risaputo da tempo immemorabile, e allora perché la nostra specie non ha pensato a prendere precauzioni e a cautelarsi? Qualche tentativo è stato fatto, a cominciare da Platone, che propose di creare una categoria di cittadini destinati a diventare professionisti della politica. Secondo lui la classe dominante, in una società giusta, doveva essere costituita da cittadini che avevano imparato l'arte di governare, e la sua soluzione, affascinante ma utopistica, erano i re filosofi: “Nelle nostre città i filosofi devono diventare re, oppure chi è già re deve dedicarsi alla ricerca della sapienza come un vero filosofo, in modo da far coesistere in una sola persona potere politico e vigore intellettuale.” Fino a quando ciò non fosse accaduto, riconosceva Platone, “le città e, io credo, l'intero genere umano non potranno considerarsi al riparo dai mali.” E' così è stato. (continua)
1°parte. - Al di fuori della politica l'uomo ha fatto miracoli: ha sfruttato il vento e l'energia, ha trasformato sassi pesanti in cattedrali, è riuscito a controllare e vincere quasi tutte le malattie, ha cominciato a penetrare i misteri del cosmo. “In tutte le altre scienze si sono registrate notevoli progressi” ebbe a dire una volta John Adams, secondo presidente degli Stati Uniti “ma non in quella del governo, la cui prassi è rimasta immutata.” Esistono quattro tipi di malgoverno, spesso combinati fra loro: la tirannia, l'eccessiva ambizione, la inadeguatezza e la decadenza, e, infine, la follia o la perversità. Ma follia e perversità, potrebbe obiettare qualcuno, fanno parte della natura umana, e allora per quale ragione dovremmo aspettarci qualcosa di diverso dagli uomini di governo? La follia dei governi preoccupa perché si ripercuote con effetti più negativi su un maggior numero di persone; di qui l'obbligo per i reggitori di stati di agire più degli altri seconda ragione. Tutto ciò è risaputo da tempo immemorabile, e allora perché la nostra specie non ha pensato a prendere precauzioni e a cautelarsi? Qualche tentativo è stato fatto, a cominciare da Platone, che propose di creare una categoria di cittadini destinati a diventare professionisti della politica. Secondo lui la classe dominante, in una società giusta, doveva essere costituita da cittadini che avevano imparato l'arte di governare, e la sua soluzione, affascinante ma utopistica, erano i re filosofi: “Nelle nostre città i filosofi devono diventare re, oppure chi è già re deve dedicarsi alla ricerca della sapienza come un vero filosofo, in modo da far coesistere in una sola persona potere politico e vigore intellettuale.” Fino a quando ciò non fosse accaduto, riconosceva Platone, “le città e, io credo, l'intero genere umano non potranno considerarsi al riparo dai mali.” E' così è stato. (continua)
2°parte. - Il conte Axel Oxenstierna, cancelliere svedese durante la terribile Guerra dei Trent'anni, parlava con ampia cognizione di causa quando disse: “Renditi conto, figlio mio, che ben poco posto viene lasciato alla saggezza nel sistema con cui è retto il mondo.” Lord Acton, uomo politico inglese del secolo scorso, usava dire che il potere corrompe, e di ciò ormai, siamo perfettamente convinti. Meno consapevoli siamo del fatto che esso alimenta la follia, che la facoltà di comandare spesso ostacola e toglie lucidità alla facoltà di pensare. La perseveranza nell'errore, ecco dove sta il problema. I governanti giustificano con l'impossibilità di fare altrimenti decisioni infelici o sbagliate. Domanda: può un paese scongiurare una simile “stupidità difensiva” come la definì George Orwell, nel fare politica? Altra domanda, conseguente alla prima: è possibile insegnare il mestiere ai governanti? I burocrati sognano promozioni, i loro superiori vogliono un più vasto campo d'azione, i legislatori desiderano essere riconfermati nella carica. Sapendo che ambizione, corruzione e uso delle emozioni sono altrettanto forze di controllo, dovremmo forse, nella nostra ricerca di governanti migliori, sottoporre prima di tutto i candidati a un esame di carattere per controllarne il contenuto di coraggio morale, ovvero, per dirla con Montaigne, di “fermezza e coraggio, due virtù che non l'ambizione ma il discernimento e la ragione possono far germogliare in uno spirito equilibrato.” Forse per avere governi migliori bisogna creare una società dinamica invece che frastornata. Se John Adams aveva ragione, se veramente l'arte di governare “ha fatto pochissimi progressi rispetto a 3000 o 4000 anni fa” non possiamo aspettarci grandi miglioramenti. Possiamo soltanto tirare avanti alla men peggio, come abbiamo fatto finora, attraverso zone di luce vivida e di decadenza, di grandi tentativi e d'ombra. (fine)


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