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Dal carcere ai domiciliari a Molfetta, il tribunale del riesame accoglie le richieste dei difensori di Cosmo Giancaspro
Cosmo Giancaspro
11 giugno 2019

BARI – Questa volta i difensori dell’ex patron del Bari calcio, Cosmo Giancaspro sono riusciti ad ottenere dal Tribunale del riesame di Bari, il passaggio del loro cliente dal carcere ai domiciliari a Molfetta, negati dal Gip del tribunale di Trani.

Giancaspro nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Trani è accusato di essere il promotore di un'associazione a delinquere finalizzata a riciclaggio, autoriciclaggio e bancarotta fraudolenta. In particolare, secondo l’accusa, Giancaspro, da dirigente occulto della Vigor Trani Calcio, avrebbe finanziato la società sportiva ottenendo in cambio dal Comune la gestione dello Stadio e la promessa di altri appalti.

L’ex patron del Bari calcio era in carcere dal 17 maggio e da ieri pomeriggio è ai domiciliari. I giudici hanno accolto la richiesta dei difensori prof. Vito Mormando e l'avv. Raffaele Troiano, ritenendo attenuate le esigenze cautelari. 
Per Giancaspro erano stati disposti i domiciliari anche per un’altra vicenda, quella relativa alla bancarotta fraudolenta della società Finpower e una presunta estorsione. Su questo secondo procedimento della magistratura barese è già in corso il processo. Nell’udienza di oggi in Tribunale a Modugno, i difensori di Giancaspro hanno chiesto la revoca della misura cautelare. I giudici si sono riservati. Nella stessa udienza il Tribunale ha disposto una perizia tecnico-contabile rinviando al 18 giugno il conferimento dell’incarico peritale.

Stando alle indagini coordinate dal pm Giuseppe Dentamaro, Giancaspro avrebbe dissipato beni aziendali per oltre 10 milioni di euro, in concorso con l’imprenditore campano Giovanni Ferrara, legale rappresentante della Finpower, anche lui imputato. L’altra accusa di estorsione riguarda il tentativo di bloccare un decreto ingiuntivo di un creditore della FC Bari 1908. Per farlo l’ex patron del Bari Calcio si sarebbe servito di Orlando Malanga, ex gestore di un bar su una spiaggia barese e ritenuto dagli inquirenti vicino a clan della città (a processo con rito abbreviato).

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