D’Errico all’IISS Mons. Bello: non è facile raccontare il dolore degli altri
«Prendete in mano la vostra vita e non permettete a nessuno di farvi del male»: è stato questo il messaggio fondamentale emerso dall’incontro che si è tenuto presso il Mons. Bello. «Amare significa rispettare l’altro» ha sottolineato la dirigente scolastica Maria Rosaria Pugliese, sottolineando anche come la tematica abbia suscitato l’interesse dei tantissimi ragazzi. Sulla stessa linea d’onda la docente Carmela Piccininni, che ha dichiarato: «Ho percepito subito nelle classi l’interesse, la forza che emergeva. Le contraddizioni che la società ci fa vedere ogni giorno emergono subito nel testo, sin dal titolo “Amore criminale’’, un perfetto ossimoro, un accostamento di due termini contrastanti. Come è possibile che l’amore possa essere criminale». Il progetto ha coinvolto 12 classi, le ragazze, in particolare, hanno voluto essere protagoniste in prima persona di questa giornata inserita nel “progetto lettura”, a sua volta inquadrato nel progetto legalità – cittadinanza attiva. Il dibattito, infatti, infatti è stato intervallato dalla lettura di alcune delle vicende narrate nel libro. Matilde D’Errico ha ripreso le motivazioni che hanno portato alla stesura del testo e alla realizzazione del programma televisivo, aggiungendo che per le donne giovani, di età compresa tra i 16 e i 45 anni, la prima causa di morte è la violenza maschile. Si comprende, dunque, l’attualità e l’importanza di questo tipo di tematiche. Dal punto di vista editoriale, secondo Matilde D’Errico, Rai Tre appare come l’emittente più adatta per affrontarle. Nessun dubbio sull’utilità della trasmissione: «Al termine di ogni puntata – ha sottolineato Matilde D’Errico – arrivano almeno 100-150 richieste di aiuto». La difficoltà maggiore? «Non è facile raccontare il dolore degli altri, rapportarsi coni i genitori delle vittime». Altrettanto complesso è intervistare una donna sopravvissuta alla violenza. In entrambi casi «l’approccio è quello della massima delicatezza. Quando si va a incontrare i genitori di una ragazza uccisa, si incontra quella che è la forma massima del dolore, significa incontrare persone che, in qualche modo, sono morti nel giorno in cui è stata uccisa la figlia. Intervistare una sopravvissuta a un’azione di violenza significa incontrare in qualche modo il dolore ma anche la speranza. La speranza di una donna che, seppure con difficoltà – non sono mai percorsi facili per riuscire a spezzare le catene della violenza e riuscire a salvarsi – e significa trasformare quell’intervista in un’occasione di speranza per altre donne che, ascoltandola, possano dire ‘‘allora anch’io ce la posso fare’’. E una lunga preparazione fatta di incontri, dialoghi.». All’incontro ha preso parte anche l’avv. Valeria Scardigno che ha presentato le attività dell’associazione Pandora e dell’omonimo sportello, attivo nel centro antico di Molfetta in locali messi a disposizione dall’ex giunta di centrosinistra di Paola Natalicchio. «Siamo un gruppo di donne che si mette al servizio delle altre donne – ha evidenziato l’avv. Scardigno – che sono pronte ad ascoltare qualsiasi tipo di bisogno, anche semplicemente discorrere. È necessario rapportarsi a persone che abbiano una professionalità, una preparazione adeguata nelle relazioni d’aiuto. Non ci si improvvisa psicologi o avvocati». Lo sportello di ascolto è attivo in via Preti 29, in alcuni giorni, mentre per ventiquattro ore al giorno ci si può rivolgere al numero: 3911640360. «Importante rivederci e riprendere il discorso sulla violenza – ha affermato l’ex sindaco Paola Natalicchio – è fondamentale il buon giornalismo televisivo, il buon servizio pubblico soprattutto per i ragazzi e le ragazze. È fondamentale la buona politica pubblica: due anni fa non esisteva uno sportello di aiuto, di ascolto per queste problematiche». Ha ricordato il dibattito avviato con la rete delle scuole in occasione del 25 novembre, (Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne) e l’iniziativa della realizzazione di un centro antiviolenza a Molfetta: «Antiviolenza si fa mettendo in rete istituzioni, scuola, buona televisione, volontariato sociale». Matilde D’Errico ha tirato le somme dell’incontro evidenziando come la violenza non sia un raptus ma un crescendo che comincia con la richiesta di controllare posta elettronica e cellulari: «le persone non si possiedono. voi ragazze avete un valore indipendentemente dall’uomo che avete accanto». Un applauso è scrosciato spontaneamente alle parole «chi ti ama, ti lascia libera». La lunga mattinata di riflessione, di condivisione, di consapevolezza, si è conclusa con la riproposizione del flash mob sulle note di “Break the Chain” (Spezzare la catena) di Tena Clark, presentato dagli allievi dell’IISS Mons. Bello in occasione della manifestazione #1BillionRising.
Autore: Isabella de Pinto