Cresce la violenza a Molfetta, ma restano inattive strutture contro la devianza: ancora spreco di soldi pubblici senza risultati. Un lettore scrive a “Quindici”
Arco Catacombe
MOLFETTA – Cresce la violenza a Molfetta, il sindaco risponde col solito bla bla e con le solite iniziative avviate e mai concluse con lo sperprero di denaro pubblico. Il solito bluff di questa giunta simbolo di un fallimento amministrativo per manifesta incapacità. Un centro servizi comunale per soggetti vulnerabili e a rischio, inaugurato in pompa magna e rimasto abbandonato.
Un lettore scrive a “Quindici” smascherando le presunte capacità amministrative.
«Egregio direttore di “Quindici” scrivo a lei per denunciare l’ennesima presa in giro dei cittadini di Molfetta, da parte del sindaco Tommaso Minervini, con conseguente spreco dei nostri soldi. La città lamenta un periodo di violenza dovuta a bande di minori sbandati che stanno creando disagio nella comunità molfettese, e ora, con l’avvicinarsi del Natale, potrebbe riesplodere (basta ricordare gli avvenimenti a piazza Vittorio Emanuele lo scorso anno). Il sindaco ha parlato di atteggiamenti inaccettabili e ingiustificabili su cui intervenire in accordo con i servizi sociali e le famiglie, per avviare un processo di educazione e sostegno. Giusto! Ma ancora una volta si tratta di un “bla, bla” di circostanza a cui non seguono i fatti concreti. Soliti discorsi, non nuovi e lo si può dimostrare.
Il 29 ottobre del 2021, dopo conferenze e tavole rotonde sul tema della legalità, in pompa magna e con squilli di tromba, alla presenza di tutte le autorità civili e militari, il magistrato del tribunale minori, assistenti sociali, associazioni di volontariato, è stato inaugurato in Arco Catacombe, ai numeri civici 12 e 14, un Centro servizi comunale per soggetti vulnerabili e a rischio devianza. Doveva essere attivo 5 giorni alla settimana, sia al mattino che al pomeriggio, per minori tra i 12 e 18 anni ad alto rischio devianza ed entrati nel circuito penale, da accompagnare in un percorso di recupero fatto da uno sportello di ascolto, biblioteca, percorsi di formazione ecc., perché… per tutti un’altra strada è possibile! Questo diceva lo slogan, bello ma nei fatti sempre poco credibile.
Questo progetto aveva avuto grande risonanza perché nasceva in un immobile confiscato alla mafia acquisito nel patrimonio comunale. C’è stato un investimento complessivo di 270mila euro intercettando un Pon legalità, e il sindaco commentava con vanto: “La nostra è un amministrazione che fa concretamente pedagogia della legalità. Di qui parte la rimonta di un quartiere bellissimo ricco di storia, eppure sempre bistrattato”. Ma tutto questo rumore è finito molto presto nel nulla.
Il centro non è mai entrato in attività, il Consorzio Metropolis e il Ser Molfetta che ne avevano avuto la gestione dove sono finiti? L’associazione “Libera” e le associazioni diocesane che orgogliosamente applaudivano il progetto sono a consapevoli del nulla di fatto?
Le uniche certezze sono queste: I soldi pubblici sono stati spesi inutilmente senza che un solo minore ne abbia potuto usufruire. La sbandierata legalità ha portato alla ristrutturazione dell’immobile che avvantaggia unicamente il proprietario dei locali adiacenti, nello stesso arco, che guarda caso è lo stesso a cui sono stati confiscati gli immobili di cui parliamo.
Sembra una barzelletta, ma basta informarsi per averne conferma. Nel frattempo l’inutile retorica degli amministratori continua, i problemi della città non si risolvono, i soldi pubblici si sperperano».