Crac Divina Provvidenza, annullato l'arresto per il sen. Azzollini ex sindaco di Molfetta, anche dal Tribunale del Riesame. Confermati gli altri indizi di colpevolezza
MOLFETTA – Dopo che la Cassazione, nel dicembre scorso aveva annullato con rinvio al Tribunale del Riesame di Bari l’ordinanza di arresto per il sen. Antonio Azzollini, ex sindaco di Molfetta, per il crac della Casa della Divina provvidenza di Bisceglie, anche questo tribunale ha annullato il provvedimento.
I giudici hanno ritenuto che non sussistessero i gravi indizi di colpevolezza per un presunto reato di associazione per delinquere e bancarotta fraudolenta relativa a 194 assunzioni ritenute dall’accusa inutili e dannose che avrebbero contribuito al crac dell’ente. Di conseguenza, inutile la richiesta di arresto del Tribunale di Trani, che tra l’altro era stata già respinta dal Senato della Repubblica, nel luglio del 2015.
Il Tribunale del Riesame ha, però, confermato i gravi indizi di colpevolezza per altre tre contestazioni: un episodio di induzione indebita a dare o promettere utilità e per due accuse di bancarotta. Il primo capo d’imputazione confermato dai giudici riguarda il fatto che Azzollini - secondo l’accusa - ha imposto all’interno dell’ente due persone di sua fiducia «deputate ad agire in suo nome e per suo conto quali amministratori di fatto», assumendo tra l’altro nei confronti delle suore «un atteggiamento di prevaricazione» e apostrofandole con frasi come «da oggi in poi comando io, se no vi p... in bocca». I due episodi di bancarotta confermati dal Riesame riguardano la presunta dissipazione delle risorse dell’ente tramite l’assunzione di un proprio consulente, con danno di circa 400mila euro in tre anni, e della figlia del suo braccio destro.