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Corteo di santa Rita: i devoti di Molfetta alla scoperta della figura della santa di Cascia
05 giugno 2012

MOLFETTA - Un momento di grande spiritualità e devozione popolare a Molfetta. Il Corteo di santa Rita, in preparazione al centenario della Parrocchia di san Domenico e dell’Associazione di santa Rita, ha descritto la santa di Cascia in ogni suo aspetto (figlia, sposa, madre, vedova e religiosa) evidenziandone i valori trasmessi (amore, perdono e pace). La regia dell’evento, voluto dal parroco don Franco Sancilio, è stata curata da Felice Altomare e Cosimo Boccassini (anche voce narrante), mentre Pietro Capurso ha interpretato il cantastorie (le foto sono di Davide Pischettola). Unico neo, l’organizzazione logistica.
La rappresentazione sacra, cui hanno parteciperanno oltre 200 interpreti fra attori e figuranti di tutte le fasce di età, è stata articolata in sei quadri, con location centro antico, Corso Dante e sagrato della chiesa di san Domenico. Descritti a Piazza Municipio la figura di Rita bambina, nata presumibilmente nel 1381 a Roccaporena, e uno dei primi eventi straordinari della vita della santa, il miracolo delle api (la piccina, lasciata incustodita nella culla in campagna, mentre i genitori lavoravano la terra, fu circondata da uno sciame di api che, pur avendola ricoperta non la punsero e un contadino, ferito alla mano con la falce, viste le api, iniziò a scacciarle ma, con grande stupore la ferita si rimarginò completamente), sul sagrato della chiesa del Purgatorio sono state narrate le lotte tra guelfi e ghibellini del sec. XIV.
Lo sposalizio della santa e l’ingresso miracolo in monastero sono stati gli episodi successivi, ambientati nei pressi della Cattedrale e sulla piazzetta Minuto Pesce. Rita avrebbe desiderato farsi monaca, ma all’età di circa 13 anni i genitori la promisero in sposa a Paolo Ferdinando Mancini, uomo rissoso e brutale. Abituata al dovere, non oppose resistenza e sposò il giovane ufficiale verso i 17-18 (1397-1398). Dal matrimonio nacquero due figli gemelli maschi (Giangiacomo Antonio e Paolo Maria) e Rita, con l’amore e tanta pazienza, rese sempre più docile il marito, assassinato mentre tornava a Cascia.
Ormai sola, a poco più di 30 anni Rita sentì rifiorire e maturare il desiderio di seguire quella vocazione che da giovinetta aveva desiderato realizzare. Chiese di entrare come monaca nel monastero di santa Maria Maddalena, ma per ben tre volte non fu ammessa, perché vedova di un uomo assassinato. Secondo la leggenda, Rita entrò in monastero grazie all'intercessione di san Giovanni Battista, sant’Agostino e san Nicola da Tolentino che l'aiutarono a spiccare il volo dallo “scoglio” fino al Convento di Cascia.
È stato drammatizzato in via San Domenico il primo miracolo della santa, quello della spina. Il Venerdì Santo del 1432, tornata in convento turbata, dopo aver sentito un predicatore rievocare con ardore le sofferenze della morte di Gesù, Rita rimase a pregare davanti al crocifisso in contemplazione e, in uno slancio di amore, chiese a Gesù di condividere almeno in parte la sue sofferenze. Rita fu trafitta alla fronte da una delle spine della corona di Gesù, una piaga che portò per 15 anni come sigillo di amore. Da allora la sua vita fu segnata dalla sofferenza. Il corteo si è concluso con la glorificazione della santa, sul sagrato di san Domenico.
 
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