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Corsivi : Sognando la cacciata del “tiranno” molfettese
15 settembre 2012

Il tiranno se n’è andato. La piazza è in festa e tutti esultano. La folla percorre le strade esultando con cartelli che inneggiano alla riconquistata libertà». Senza dubbio, Molfetta ha bisogno di una risorgenza civica, etica e democratica (più che politica). Ma, come sosteneva Enrico Berlinguer, «ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno»: una lezione che nessuno degli “alternativi”, reali o presunti, all’azzollinismo sembra aver compreso. La cronaca politica dell’ultimo mese registra, più della bonaccia morta del centrosinistra o dei pastoni indigeribili del centrodestra, l’interesse crescente di molti liberi cittadini alla cosiddetta «lista di Quindici». Un’idea, un’esortazione, forse una speranza che va man mano crescendo in molti liberi pensatori, fiaccati non solo dall’asfittica opposizione locale, ma dalla totale assenza di libertà in una città prostituita alla volontà del singolo uomo al comando, armato della sua potente lobby politico-finanziaria. Basti pensare alla “deregulation fruttarola” con l’occupazione del territorio per fini clientelari, come più volte denunciato in Consiglio comunale dall’opposizione. La giustizia (ogni riferimento è puramente casuale) sembra aver innestato la retromarcia, se non proprio il freno a mano: a fronte del massiccio intervento delle Forze dell’Ordine e del sequestro di quintali di carte, è incomprensibile lo stallo attuale. Molfetta è vittima di un sistema di potere estraneo alla sua storia e alla classica e democratica contrapposizione politica tra centrodestra e centrosinistra. Illibertà, assolutismo personale, megalomania, egocentrismo e dispotismo padronale hanno contaminato ogni aspetto sociale, amministrativo ed economico di Molfetta, schiacciando a colpi di macete libertà, democrazia, lecito sviluppo economico e libera informazione. In caso contrario, nessuno avrebbe esortato un giornale, faro della libertà d’informazione e di opinione, a fondare un movimento civico. Tra l’altro, molti cittadini ritengono che una certa opposizione sia sotterraneamente manovrata (nel peggiore dei casi, condizionata e appesantita da interessi personali di alcuni leader) per consolidare lo status quo e impedire una lecita alternativa sostenibile all’azzollinismo con cui Molfetta sta sprofondando nel collasso morale, amministrativo e civico, oltre che economico. Ad oggi, solo Quindici ha resistito in maniera compatta e senza eccezioni alle “intromissioni” finanziarie del “Ceaus,escu della Nutella”, preservando la massima libertà di scrivere e diffondere notizie e opinioni condivisibili o meno, ma comunque sempre libere, grazie ai numerosi lettori, commentatori e sponsor liberi. Ed è forse per questo motivo che alcuni cittadini hanno pensato che Quindici possa rappresentare l’ultima ancora di salvezza, non per fondare un nuovo partito o una nuova coalizione, ma per generare una ribellione libertaria. Qualcuno vorrebbe anche ripercorrere la stagione politica dell’elezione del primo Minervini nel 1994, con il movimento civico Il Percorso, una lista di opinione che sbaragliò alleanze e coalizioni consolidate dell’epoca. Fu, comunque, una stagione di rinnovamento con i suoi pro e contro, anche se non tutti gli innovatori erano competenti. La liberazione della Molfetta attuale, invece, non dovrà essere impostata sul vacuo e mero sentimentalismo o sulla “politica politicante”, ma sulla competenza. Ma il contributo che Quindici potrebbe offrire non potrà essere quello di un nome o un logo per costituire una coalizione, prestandosi ad una vera e propria strumentalizzazione politica. Bensì una collaborazione socio-culturale che possa servire anche alla formazione di un Civico Comitato di Liberazione. Molfetta non ha bisogno di liberarsi solo di un uomo, ma anche del suo regime. E la stampa libera non può restare indifferente al richiamo della libertà, più che a quello della politica. Ecco perché Quindici non può essere un partito, né uno schieramento politico e non può surrogarsi a nessun partito o schieramento. Quindici è e resta semplicemente un giornale libero. Una normalità in una città qualsiasi, un’anomalia a Molfetta, dove tutto è stato ammorbato dalla cappa asfissiante del potere politico assolutistico e dalle svariate lobbie consociate tra loro, quasi a formare un possibile “comitato d’affari”. La stessa campagna elettorale rischia di essere pesantemente inquinata. È bene non sottacere questa evenienza, per evitare la politica degli struzzi e degli ipocriti.

Autore: Nicola Squeo
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