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Corrado Minervini lascia il direttivo dei Democratici di Sinistra “Una politica nuova deve nascere dalle macerie degli ultimi cinque anni”
26 giugno 2006

MOLFETTA - Corrado Minervini (nella foto), consigliere comunale uscente dei Democratici di Sinistra piazzatosi al terzo posto (con 191 voti di preferenza) nella lista della Quercia nell'ultima competizione elettorale amministrativa, rassegna le sue dimissioni dal Consiglio Direttivo del partito attraverso un documento, inviato ai vertici locali e provinciali dei Ds, che apre ufficialmente la fase di confronto tra le forze politiche del centrosinistra ed al loro interno sull'esito delle elezioni amministrative che hanno portato Antonio Azzollini alla guida della città. La decisione di dimettersi dal direttivo – scrive l'ex consigliere comunale – giunge al termine di “una lunga ed attenta riflessione, non priva di amarezza e dispiacere” che parte dalla presa d'atto della “secca sconfitta elettorale del centrosinistra alle ultime elezioni amministrative che indica un'inequivocabile bocciatura del progetto politico per il quale il partito ha lavorato in questi anni”. E così Minervini ripercorre le principali fasi del percorso che ha portato l'Unione a riconoscersi nella candidatura di Lillino Di Gioia, rivendicando con forza ed orgoglio i meriti del suo partito: “I Ds, com'è noto, hanno giocato un ruolo determinante nell'agone politico cittadino. Non abbiamo solo sviluppato una linea di partito credibile e, per la prima volta dopo anni, riconoscibile nella città, bensì abbiamo condizionato in maniera risolutiva le scelte di tutta la coalizione, guidandola nelle fasi di maggiore indecisione e conflitto”. Tuttavia l'ex consigliere comunale riconosce con franchezza che “coraggio ed impegno non sono bastati a convincere la città a dar fiducia al nostro disegno politico, alla nostra classe dirigente, alla nostra vocazione riformatrice”. “Il ruolo che abbiamo giocato – è la constatazione più franca ed amara, al tempo stesso – ci ha resi protagonisti della scena politica, ma al tempo stesso ancor più responsabili per i risultati ottenuti e gli obiettivi mancati”. “Avevamo fermamente creduto – prosegue il documento – nella partecipazione e nella cittadinanza attiva, nella scelta condivisa della leadership della coalizione attraverso le primarie, nella creazione di un'alleanza strategica e non opportunistica a sinistra, nella candidatura del nostro Segretario a Sindaco di Molfetta, ed infine nel sostegno pieno alla candidatura di Lillino Di Gioia all'indomani delle primarie. L'esito di questo percorso è sotto gli occhi di tutti”. Ma la riflessione di Corrado Minervini va ancora più in profondità ed arriva a toccare un punto sul quale il centrosinistra tutto deve interrogarsi: “il fallimento più amaro è quello di cui si parla meno: l'assenza di una reale stagione di partecipazione popolare, fatta eccezione per quelle esperienza auto-organizzate costituitesi attorno a problemi specifici in quartieri specifici (ossia dove l'interesse collettivo appare immediatamente collegato a quello individuale). 'L'Unione chiama la città' e 'La Consulta Programmatica' sono stati momenti di discussione tra addetti ai lavori e curiosi. Null'altro”. Per tutte queste ragioni, l'ex consigliere comunale ritiene che sia “necessario fare i conti con la realtà e trarre le dovute conseguenze. Una politica nuova – prosegue nella lettera-documento – deve nascere dalle macerie degli ultimi cinque anni. Perché questo accada occorre mettere da parte ogni tentazione di risolvere la questione con leggerezza e presunzione. Le mie dimissioni sono maturate in questa riflessione, oltre che nella convinzione che alcune delle scelte del partito, nell'ultimo biennio, continuino ad essere irrinunciabili, diversamente da altre che, invece necessitano, altrettanto irrinunciabilmente, di radicali innovazioni”. Infine Corrado Minervini esprime l'auspicio che si apra una fase di riflessione e confronto all'interno del partito e di tutta la coalizione in modo da “definire le nuove prospettive di lavoro dei Democratici di Sinistra e de l'Unione. Nel frattempo non farò mancare il mio impegno, per quel che mi sarà possibile, in ogni fase di discussione. Lascio il direttivo, ma non lascio il partito. D'altronde la Politica – conclude Minervini – la si può fare anche senza essere dirigente”.
Autore: Giu. Cal.
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