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Corrado Minervini (Ds): “No alla gestione affaristica e clientelare della città”
15 ottobre 2005

Festa de l'Unità quest'anno dedicata a Mezzogiorno e relative prospettive di sviluppo, lotta alle mafie, nuovi diritti e pace, temi discussi nelle quattro serate organizzate dai DS di Molfetta. Particolarmente interessante è stata, all'interno della Festa, la terza edizione di “Aritmia Mediterranea – Rumori di Pace”, festival rock per band emergenti, la cui direzione artistica è stata affidata al circolo ARCI Molfetta “Il Cavallo di Troia” in collaborazione con l'associazione culturale “Ballarock”. Scopo principale del concorso è stata la promozione di gruppi musicali provenienti da tutt'Italia il cui notevole potenziale artistico è troppo spesso ostacolato dall'impossibilità di fruire di luoghi o eventi attraverso cui farsi conoscere da un pubblico relativamente vasto. A vincere il festival sono stati quest'anno i sorrentini “Icelighters”, ricevendo un premio di mille euro; per la miglior performance dal vivo – premio Marco De Mitrio, sono stati scelti i “Rifugio Zena 43” da Avellino (i quali potranno invece registrare e produrre cento copie di un CD contenente i propri brani, da proporre al Meeting delle Etichette Indipendenti, evento clou per la musica alternativa italiana.); il premio per il miglior testo, assegnato dall'ARCI regionale, ha invece visto un ex aequo tra i napoletani “Pennelli di Veermer” ed i baresi “Radiobunker”. Chiediamo cosa ne pensa Corrado Minervini, consigliere comunale dei DS e responsabile organizzazione di Aritmia Mediterranea. Il “motto” di questa Festa de l'Unità, tenutasi alla vigilia delle politiche e delle amministrative, è stato “Stiamo covando grandi idee!”. Tema ricorrente è stato quello della necessità del “cambiamento”: ce ne vuole parlare? “Prima di tutto la questione morale: per citare il segretario dei DS Molfetta, Mino Salvemini, l'amministrazione Minervini ha ospitato “il peggior ceto politico di governo del dopoguerra”. Occorre ridare dignità alla politica. Il governo a rete ha più volte offeso ed umiliato la cittadinanza. Non solo con gli innumerevoli scandali e cambi di casacca, ma soprattutto con una gestione della cosa pubblica che non esito a definire affaristica e clientelare. In secondo luogo occorre davvero ripensare il governo in un'ottica di democrazia partecipativa. Una partecipazione autentica e responsabile, che permetta di “pensare” la città insieme ai cittadini. Dico autentica e responsabile perché penso ad una cittadinanza attiva che discuta sul proprio futuro e lo progetti con l'amministrazione comunale. Penso al piano strategico per la città. Penso ai forum di settore. Penso ad Agenda XXI e Città Sane. Penso all'urbanistica partecipata. E penso, perché no, al bilancio Partecipato. La terza questione che riteniamo fondamentale, nonché indissolubilmente legata alle precedenti, è quella dello sviluppo. Uno sviluppo sostenibile che porti lavoro e ricchezza alla nostra città, consci del valore del suo territorio e delle sue bellezze abbandonate a se stesse. E poi c'è tutta una serie di questioni aperte su cui torneremo con maggiore precisione. In particolare la questione sociale e la cultura”. Lei ha sovente lamentato la carenza di spazi cittadini all'interno dei quali i giovani abbiano modo di “far vedere quel che valgono”. Più in generale, l'avv. Mino Salvemini, ha parlato di “vita culturale asfittica”. “Confermo. La questione ha una duplice natura. Da un lato la necessità della città di interpretare, valorizzare e coltivare le energie delle nuove generazioni con tutto il suo carico di speranze e aspirazioni. Non si tratta solo dei nostri – tanti – giovani talenti, troppo spesso costretti ad uscir fuori per essere apprezzati, ma della necessità di costruire spazi di aggregazione sani e intellettualmente stimolanti. In questo senso Molfetta è sorda. Dall'altro lato il tema di un'offerta culturale valida, che sperimenta e, soprattutto, che definisce una identità della città. In questo senso Molfetta è muta. Sto parlando, ad esempio, della necessità di una direzione artistica autorevole per la pianificazione culturale. Ma con Tommaso Minervini ha prevalso la logica del contributo a pioggia e della spesa irrazionale. L'effetto è sconcertante. Quando Mino Salvemini parla di “vita culturale asfittica” si riferisce a questo. Aritmia Mediterranea vuole essere uno stimolo da questo punto di vista”. Quale ruolo hanno giocato le forze giovani della sinistra nell'organizzazione e nella realizzazione della Festa? “Determinante. Sia sotto il profilo organizzativo che contenutistico. Quest'anno più che mai la festa de l'Unità è uscita dai propri confini. Non è stata semplicemente la festa dei DS. L'obiettivo, ben più ambizioso, era quello di consegnare alla città uno spazio di politica fresca, viva, nuova. Per questo la direzione di Aritmia è stata offerta all'Arci, la quale ha accettato per la forza e per i contenuti del progetto, mantenendo in ogni fase la propria autonomia politica. Non c'erano solo giovani diessini, quindi. Credo che tutti i ragazzi impegnati per la quattro giorni siano stati i veri protagonisti della festa. Naturalmente è stato determinante anche l'impegno della Sinistra giovanile che continua il suo percorso sulla “cittadinanza viva”. Segnalo con particolare orgoglio il successo del dibattito “Diritto di scegliere, diritto di amare” sul tema dei diritti civili delle coppie di fatto”. Si ritiene soddisfatto dell'esito della festa de l'Unità? “Assolutamente sì. Era da molto tempo che non si riusciva a tenere una piazza piena per discutere di politica, senza i big nazionali e fuori dalle campagne elettorali. In ogni caso, al di là della festa de l'Unità, credo ci venga consegnato un dato significativo: la cittadinanza è attiva. E non lo si è visto solo tra gli stand, ai dibattiti, ai concerti. La città discute e si confronta. Vuole partecipare. La festa è stata un'opportunità importante, ma da allora questo processo, dalle radici profonde e molto meno recenti, è cresciuto”. Miriam de Candia
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