Cooperativa Antares, indagati il presidente, un socio e l'ex ingegnere capo del Comune
Il Pistolero, Il Furbetto e Il Superficiale. Con questi titoli da film western degli anni '70, si può sintetizzare la sequenza dei fatti narrati negli atti di inviti a comparire, emessi nel giugno scorso, dalla Procura di Trani sulla vicenda della cooperativa edilizia Antares, che vede contrapposti alcuni soci e il presidente. Fatti, che per la Procura individuano “un disegno criminoso” da parte del presidente dell'Antares l'ing. Gianni Luigi Sallustio, e “della sua pretesa di acquisire i locali commerciali della palazzina in costruzione”. Raggiunti da avvisi per fatti collaterali anche un socio assegnatario, per falsa dichiarazione nell'atto notorio attestante i requisiti per essere assegnatario, e l'ex dirigente comunale Ing. Giuseppe Parisi, per aver firmato un documento senza averne pieno titolo. LA VICENDA “Quei locali mi spettano, in qualità di socio non assegnatario!” E' ciò che avrebbe detto il presidente della cooperativa Antares, alle resistenze di alcuni soci, alla vendita in suo favore dei locali commerciali a piano terra della palazzina in costruzione. La vicenda innescò una lite condominiale, e come tale infarcita di parole grosse, denunce e minacce più o meno velate. Insomma, le solite e spesso squallide cose, quando in un condominio si arriva ai ferri corti. La conseguenza fu la sospensione dei lavori. Il presidente l'avrebbe anche, è il caso di dire, sparata grossa, con la minaccia di ricorrere “alla pistola”. Anche se il nostro… “pistolero” non è arrivato a tanto, ma secondo il Pm, le avrebbe tentate tutte per togliersi dai piedi i sei soci reticenti ai suoi voleri. Forte di un Cda infarcito di parenti, il presidente per far risopartire i lavori, prima chiese un versamento di € 30.500,00 a testa e di fronte al diniego da parte di sei soci, rispose con l'esclusione degli inadempienti, sostituiti da altri più malleabili. Difatti, successivamente e a prezzi vantaggiosi i locali furono vendutirial presidente. Infine la denuncia di smarrimento del registro della cooperativa, proprio nel giorno dell'ispezione dei funzionari del Ministero delle Attività produttive. Per la Procura di Trani questi fatti, su cui per due anni ha indagato la Guardia di Finanza, ipotizzano “un piano criminoso tendenti ad un illecito ed ingiusto arricchimento”, e ha emesso nel giugno scorso tre avvisi di garanzia. Raggiunti dai provvedimenti il presidente della cooperativa Luigi Gianni Sallustio, Antonio Luigi Rinaldi, componente del C.d.a.e socio assegnatario, l'ex Capo settore territorio del Comune ing. Giuseppe Parisi. Il primo dovrà rispondere di estorsione, il secondo di aver dichiarato il falso nell'atto notorio attestante i requisiti per far parte dei soci assegnatari, mentre il Parisi dovrà rispondere di abuso d'ufficio, per aver firmato senza l'avvallo necessario del funzionario del procedimento, l'atto di reintegro di soci precedentemente esclusi e senza attendere gli accertamenti richiesti degli Ispettori statali. IL RUOLO DEL COMUNE In tutta questa vicenda è da sottolineare il ruolo ondivago e contraddittorio del Comune, alle richieste dei soci della cooperativa della verifica dei requisiti dei soci assegnatari. Venne fuori la stranezza delle verifiche fatte a campione dei requisiti dichiarati negli atti notori. Nella primavera del 2006, dopo gli accertamenti, il Capo Settore Territorio dell'epoca, ing. Giuseppe Parisi, firmò la sospensione delle procedure di assegnazioni perché 3 soci non avevano i requisiti. Dopo pochi mesi il Comune ritornò sui suoi passi e accettò le giustificazione di due soci sospettati. Il Comune accettò le perizie di parte, alcune veramente curiose. Uno dei soci attestò, infatti, di vivere in un'abitazione di 3 vani, 1/3 di proprietà, con deficienze igieniche e sanitarie, un altro invece dichiarò di essere proprietario di 2 immobili in Milano (1,5 vani e 4 vani), che messi insieme producono un reddito figurativo inferiore a quello dell'immobile in costruzione. Questa volta però l'atto fu firmato solo dall'ing. Parisi, senza il previsto avvallo del funzionario responsabile del procedimento e senza attendere le verifiche richieste al Ministero delle Attività Produttive. Sfiduciati dalle decisioni comunali, scattarono le denunce penali e in sede civile i soci chiesero alla Camera di Commercio un arbitrato. Il Giudice Unico, prof. Michele Costantino il 31 marzo scorso, dette ragione ai 6 esclusi e li reintegrò tra i soci assegnatari, una decisione avvallata successivamente dal Tribunale Civile.
Autore: Francesco Del Rosso