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Consulta Femminile, violenza sulle donne: denunciare, non rifugiarsi nel silenzio
15 dicembre 2011

Dare una voce alle donne vittime di violenza, l’obbiettivo della conferenza «Il cammino delle donne continua», organizzata dalla Consulta Femminile di Molfetta per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Sempre più numerose le donne che, anziché denunciare gli abusi subiti, decidono di rifugiarsi nel silenzio e nella solitudine, vivendo ai margini della società civile, come accaduto a Giusy Prudenza, la 15enne uccisa nel 2005 a Manfredonia, protagonista del libro «Non ce lo dire a nessuno» dell’avv. Innocenza Starace. Giusy è priva di un riferimento con cui confrontarsi e a cui confidare la sua relazione con un uomo rude e violento, che la picchia continuamente fino a ucciderla. L’uomo giustificherà il suo gesto brutale con il comportamento esasperante di Giusy che più volte lo avrebbe minacciato di riferire la sua relazione al padre. Giusy ha avuto il coraggio di ribellarsi, di sfidare quest’uomo, che ha distrutto, con un atto disumano, la sua immagine, la sua identità. Dunque, l’avv. Starace rivolge un messaggio educativo, soprattutto alle giovani donne, incoraggiandole ad avere fiducia, a superare la solitudine, cercando di individuare una “fata madrina” che possa proteggerle, evitando loro di cadere in errori fatali. «Quando si parla di violenza sulle donne, bisogna considerare la donna dal momento della sua nascita, ma anche culture diverse dalla nostra», ha precisato la dott.ssa Valentina Stallone, psicologa del centro antiviolenza di Bari «La luna nel pozzo». Ad esempio, nei piccoli villaggi della Cina sono consumati atti di violenza sulle donne sin dalla gestazione (aborto selettivo, malnutrizione forzata, assistenza medica negata). Ma anche nella società occidentale la donna è spesso vittima di dolorosi episodi di violenza, perpetrati soprattutto nell’età infantile e nella senilità, quando cioè la donna risulta essere molto fragile da non poter affrontare il proprio aggressore. In Italia, un fenomeno sempre più dilagante e preoccupante è la violenza domestica. Le tipologie di violenza. Oggi la legge punisce la violenza sessuale (1 donna su 3 è vittima di violenza fisica e sessuale). Connessa a quella fisica e sessuale, la violenza psicologica, che umilia, distrugge l’autostima della donna. Infine la violenza economica, con cui la donna è privata del proprio lavoro, del proprio stipendio, spesso truffata. In Puglia circa il 96% delle donne non denunciano questi terribili episodi di violenza, molte provano vergogna, imbarazzo, ma soprattutto non si sentono tutelate dalla legge. «Molto spesso la violenza si basa su un legame traumatico, anormale e patologico all’interno della coppia - ha chiarito la dott.ssa Stallone - ciò provoca un abuso intermittente, creando un ciclo della violenza che la donna non riesce a comprendere, gettata in uno stato di forte confusione e angoscia». La vittima penserà di meritare le percosse dell’uomo che ama, la sua autostima sarà completamente distrutta e non potrà far altro che attendere il momento dell’ennesima violenza, giungendo alla fase definita “stanchezza dal maltrattamento”. «Secondo l’Istat, circa 6milioni di donne hanno subito, in tutta la loro vita, almeno un episodio di violenza fisica o sessuale - ha spiegato la dott.ssa Ida Cacucci, vice-questore aggiunto della Questura di Bari - 7milioni sono, invece, le vittime di violenza psicologica ». Solo nel 2010 si sono registrati circa 127 omicidi di donne e nel 2011sono già 92 le donne assassinate soprattutto dai loro partner. Legislazione e associazioni. Nel 1996 la violenza sessuale è stata riconosciuta come un delitto lesivo della libertà individuale e non più dannoso solo alla morale e al decoro pubblico. La Legge n.66 ha introdotto l’arresto dai 3 ai 6 mesi, per chi divulga le immagini della vittima di violenza senza il proprio consenso e la possibilità di sottoporre l’autore della violenza a una visita medica per tutelare così la salute fisica della donna. Previsti dai 7 ai 14 anni di carcere in caso di violenza sui minori di anni 10, tutelati dalla Legge n.269/98 in caso di pedofilia, pedopornografia e turismo sessuale. Altra tappa importante, la Legge n.38/09 che punisce il reato di stalking. Per abbattere l’isolamento della donna è nato in Questura il progetto «Non voglio più subire», una squadra di sole donne impegnata nel sostenere la vittima anche nelle fasi successiva alla denuncia. Importante supporto è anche l’Adoc (Associazione di Orientamento e Difesa dei Consumatori) che, come ha spiegato l’avv. Giulia Procino, «si sta impegnando per arginare il fenomeno dilagante dello stalking con un team di avvocati e psicologi». Basilare il «lavorare insieme», ha precisato la dott.ssa Anna Mariella, assistente sociale del centro antiviolenza di Bari «La luna nel pozzo». Le donne devono smettere di sopportare inermi la vita di angoscia e di terrore che conducono, trovando la forza di denunciare i propri aggressori. Molte donne si rivolgono a parenti e amici, privi degli strumenti utili ad aiutarle. È necessario che le vittime contattino i centri antiviolenza, le Forze dell’Ordine, il medico di base, il pronto soccorso. Solo così, unendo le forze, si può cercare di vincere la lotta contro la violenza sulle donne.

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