MOLFETTA - Una bega condominiale l’ordine del giorno presentato dall’opposizione per contestare al sindaco senatore Pdl
Antonio Azzollini, presidente della Commissione Bilancio in Parlamento,
l’incompatibilità tra le due cariche ricoperte dopo la
sentenza additiva n.277 della Corte Costituzionale (
tema affrontato da Quindici nel numero in edicola). Nessuna discussione politica o di merito. Tutto si è fermato alla questione pregiudiziale.
Era prerogativa del consiglio occuparsi della vicenda? Secondo l’art.69 del TUELL il consiglio ha l’obbligo di contestare le sopravvenute cause di ineleggibilità o incompatibilità all’amministratore, che avrà 10 giorni di tempo per eliminarle o formulare osservazioni.
«Entro i 10 giorni successivi alla scadenza del termine - continua l’art.69 - il consiglio delibera definitivamente e, ove ritenga sussistente la causa di ineleggibilità o di incompatibilità, invita l'amministratore a rimuoverla o ad esprimere, se del caso, la opzione per la carica che intende conservare». E, se l’amministratore non dovesse provvedere entro i successivi 10 giorni, il consiglio lo potrebbe anche dichiararlo decaduto.
Perché il presidente del Consiglio comunale, Nicola Camporeale, non ha convocato d’urgenza la massima assise dopo la sentenza n.277 del 21 ottobre scorso? Il consiglio non è competente, la replica di Camporeale. Lo stesso TUELL «stabilisce le cause d’incompatibilità, tra cui non è prevista quella tra sindaco e senatore, cioè chi è sindaco non può essere deputato».
Marzano, provvedimento improcedibile. Inutile interpellare il consiglio perché la sentenza «interviene su una legge statale» e la manovra finanziaria sancisce già l’incompatibilità tra le cariche di sindaco e senatore con un emendamento proprio di Azzollini. «Veniamo a discutere di un procedimento di che non si sa bene che», lapidaria valutazione del capogruppo di maggioranza, Angelo Marzano, che ha ricondotto la sentenza della Corte Costituzionale, massimo organo giurisprudenziale dello Stato, ad una manovra politica per colpire il governo Berlusconi.
Ma la discussione politica, appena abbozzata, è stata abortita per la questione pregiudiziale, dopo l’intervento del consigliere di maggioranza Pietro Mastropasqua (Pdl). Dunque, nessuna trattazione.
«È il parlamento che deve intervenire con un proprio atto», il parere del segretario comunale, Giuseppe Camero, che considera la sentenza interpretativa, additivia e manipolatrice: «la Corte accoglie la mozione di incostituzionalità di una norma determinata in assenza di una disposizione precisa contenuta nella legge sottoposta all’attenzione e, attraverso un procedimento interpretativo particolare, evince una disposizione che manca nell’ordinamento giuridico». Interpretazione personale unica in tutta Italia, ha ammesso lo stesso segretario. Il consiglio non è la sede per discutere l’incompatibilità, «al limite la questione potrà essere posta ad altri organi». Uccisa la discussione politica, legittima proprio in consiglio.
A muso duro. Imposta la pregiudiziale (passata a maggioranza). Scartata la discussione politica. Basito Gianni Porta (Prc), consigliere di opposizione, non rassicurato sull’improcedibilità. Qualcuno ha voluto impedire la discussione politica in consiglio?
Confusione in consiglio sulle procedure da adottare. Prime avvisaglie di bagarre, sfociate nel quadratus terribilis Mino Salvemini (Pd) - Pasquale Panunzio (Pdl) - Mastropasqua - Abbattista. Urlacci da strada che hanno svegliato quei pochi consiglieri che sonnecchiavano beatamente. Una figuraccia: l’ennesima sconfitta della politica a Molfetta.
Non poteva mancare anche la performance di Azzollini, piuttosto nervoso sin dall’inizio del consiglio (non sappiamo se per l’odg dell’opposizione o per altre questioni). Una performance teatrale sottotono, mentre Abbattista spiegava alcune delle motivazioni politiche basilari alla sentenza, per cui chi ricopre «i due ruoli non li riveste liberamente perché influenzato dall’esercizio dell’autorità».
Imbarazzo del presidente Camporeale nel fermare l’irruento borbottio di Azzollini: comportamento poco moderato, adottato solo per Molfetta e per i consiglieri comunali, non certo nelle aule parlamentari.
Nessuna discussione politica contenuta nell’ordine del giorno presentato dall’opposizione, secondo Azzollini. Opposizione “distratta” nella presentazione dell’ordine del giorno? Poteva essere utilizzata un’altra formula per incastrare la maggioranza? O quest’ultima ha snidato ogni tipo di cavillo giuridico per evitare la discussione politica?
Azzollini, uscito dall’aula durante il voto, resta abusivo sulle due poltrone, senatore della settimana e sindaco del week-end. Del resto non ci sarebbero altre soluzioni, di fronte a un centrosinistra spaccato, senza identità e progettualità concerete.
Nessuna risposta precisa è stata data sull’improcedibilità della discussione politica in consiglio, espropriato delle facoltà politiche. Nessuna novità: il consiglio si nasconde dietro le questioni tecniche e giuridiche. Quanti consiglieri hanno letto la sentenza? Perché la commissione comunale competente non ha espresso un parere preliminare sull’odg?
L’ennesima occasione di redenzione si è consumata in feroci schermaglie giuridiche e metapolitiche. La battaglia politica proseguirà in altre sedi, la chiosa del consigliere di opposizione Nicola Piergiovanni (Sel).
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