Consiglio comunale di Molfetta, respinto l'emendamento sul porto: “no” alla strumentalizzazione politica anche sui marò
MOLFETTA - Respinto il tentativo strumentale del centrodestra di accusare l’amministrazione comunale di centrosinistra di inerzia sul porto per non aver richiesto i 30 milioni di finanziamento per completare i lavori. Dal dibattito è emerso, invece, che si trattava di un emendamento trappola che rischiava di far sforare il patto di stabilità e penalizzare ancora una volta il Comune di Molfetta. I soldi, in realtà, non andranno perduti, ha spiegato l’assessore Abbattista, ma finiranno in un fondo di riserva a disposizione del Comune, quando saranno completati i lavori di messa in sicurezza e tolto il sequestro giudiziario del cantiere.
Respinto anche l’ordine del giorno sui marò detenuti in India, presentato sempre dal centrodestra, perché aveva fini politici e non umanitari. Definita “fascista” dal consigliere Pd, Annalisa Altomare, la legge del governo Berlusconi che prevede l’imbarco di militari a bordo di navi commerciali, che ha provocato l’incidente e l’arresto dei due uomini. No anche a nastrini e striscioni per i marò, “che servirebbero solo ad acquietare le coscienze” (Altomare). E’ stato invece approvato l’ordine del giorno proposto dalla maggioranza di solidarietà ai marò e alle famiglie, privo di strumentalizzazioni politiche e giudizi su una vicenda dolorosa e ancora poco chiara.
Ritirato invece dalla maggioranza l’emendamento allo Statuto comunale per l’acqua pubblica, perché mancava la consultazione delle associazioni del territorio (Agenda 21 e Consulta femminile) che sarà fatto nei prossimi giorni e quindi ripresentato in consiglio.
Da rilevare che anche ieri sera la consigliera del Pd Annalisa Altomare ha lasciato il consiglio al momento in cui è stato affrontato l’argomento del porto, motivando l’abbandono dalla necessità di andare a lavorare il giorno dopo.
Una nota negativa: viene ancora impedito alla stampa (e consentito solo ai consiglieri comunali) l’utilizzo del Wi-Fi della sala consiliare. Sarebbe utile e trasparente permetterlo anche a chi lavora per la città all’interno dell’aula, pur non essendo consigliere o assessore.
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