Conoscere e affrontare le emergenze della città
Continua il dibattito sul centro-sinistra
Caro direttore,
approfitto dell'intervento di Arcangelo Ficco apparso sull'ultimo numero di “Quindici” per provare a porre un po' di punti fermi nel dibattito all'interno del centrosinistra molfettese che rischia di divenire sterile ed ozioso. Mi riferisco naturalmente alla questione delle alleanze politiche che sarebbe lecito o meno contrarre a seconda che possano o meno di modificare la natura stessa della coalizione.
Ridotta all'osso la tesi di Ficco (mi scuso per questa estrema sintesi) è che i partiti della sinistra debbano cercare di trovare nella società civile astensionista perché delusa dai precedenti otto anni di governo del centrosinistra, i voti necessari a diventare maggioranza, rifuggendo le facili scorciatoie di alleanze con soggetti politici portatori di interessi inconciliabili con quelli del centrosinistra.
A me pare che così facendo si ponga un problema serissimo (quello della governabilità) in un modo sorprendentemente carente. Dico “sorprendentemente” perché questa tesi prescinde da categorie di ragionamento che dovrebbero essere familiari a chi l'ha espressa.
Vorrei provare a porre la questione in un'altro modo chiedendomi: il centro sinistra è in grado di formulare un progetto di città che concili sviluppo, occupazione, tutela del territorio, miglioramento dei servizi e della qualità della vita e di raccogliere intorno ad esso un blocco sociale coerente e motivato, partendo da una situazione che oggi appare disastrosa e disperante?
Porre a priori la questione delle alleanze, in quest'ottica perde in buona misura significato: le porte devono essere aperte per tutti coloro che intendano confrontarsi apertamente su questi problemi. E naturalmente resteranno invece chiuse per chi veda nella alleanza uno strumento per perseguire altri fini. E la questione importante del “convincimento” va inscritta nella creazione di un processo di confronto intenso, aperto e appassionato fra i partiti e la società civile che deve avvenire nel rispetto delle reciproche funzioni e caratteristiche.
È esattamente quello che il 30 gennaio e il 4 febbraio è stato da più parti detto con grande convinzione, all'interno di quello che voleva essere il primo momento di quegli “stati generali del centro sinistra” auspicati da Ficco. Il primo momento per la messa a punto di un grande piano di rinascita per la nostra città.
Quali devono essere i punti di partenza di questo processo? Bisogna partire dalle emergenze come si sostiene da più parti? Io credo piuttosto che sia necessario partire dal quadro di insieme all'interno del quale queste emergenze dovremo affrontare. Quadro di insieme che è stato per troppo tempo tenuto fuori dal dibattito politico: quanti sanno che la popolazione molfettese è passata dal 1991 al 2001 da 66.839 a 62.546 abitanti? Quanti sanno che nel solo 2002 sono emigrate da Molfetta 618 persone? Quanti che nello stesso anno il saldo negativo del movimento naturale è stato di 92 abitanti, a sottolineare il fatto che ad emigrare sono i giovani e che la nostra è ormai una città con una percentuale di anziani assai alta? Quanti sanno che il reddito medio di un molfettese è inferiore di un terzo rispetto a quello di un biscegliese o di un tranese o di un barlettano?. Quanti sanno che esiste un enorme debito comunale fuori bilancio riveniente dai contenziosi sugli espropri e che drena una enorme quantità di danaro dalle tasche della collettività per finire, come una inutile mano morta, nei depositi bancari di pochi privilegiati?
L'opera di convincimento non può prescindere da questi dati, non può prescindere dalla comprensione e consapevole condivisione di una situazione così drammatica che richiede assunzioni forti di responsabilità. Nessuno in questa città può chiamarsi fuori. E simmetricamente tutti i contributi devono essere i benvenuti per riuscire a sviluppare un processo che deve vedere i partiti incontrare la collettività e i movimenti, e creare spazi di dibattito che non si devono esaurire dopo le elezioni: altrimenti assisteremo ad un film già visto e che sappiamo già come va a finire.
Dobbiamo, fra l'altro, porci il problema di restituire dignità e autorevolezza al Consiglio comunale: è quella la sede in cui devono avvenire i grandi dibattiti sul futuro della città, è lì che vanno decise le cose, alla luce del sole, non nei fantomatici “magici triangoli” così cari a Tommaso Minervini.
Per questo abbiamo bisogno che nel Consiglio entrino persone preparate e capaci. E questo lo si deve fare attraverso un processo di selezione che non può essere esercitato solo dai partiti e che non so fino a che punto possa attuarsi se ci presenteremo alle elezioni con dodici o più liste.
Questo è il vero problema, non nascondiamolo sotto la questione, pure importante, delle alleanze: saremo in grado di organizzare questo processo, di creare una diffusa sensibilità, di modellare un progetto vincente?
I DS di Molfetta sono impegnati ormai da anni in questo processo difficoltoso, oscuro, poco redditizio in termini di immediato consenso elettorale. Eppure lo stanno portando avanti sapendo che è questa sola la strada percorribile per ridare una speranza alla nostra città e nella consapevolezza che è soprattutto sui Democratici di Sinistra che grava il compito di tenere unita una alleanza eterogenea e ricca di storie anche divergenti di cui va fatta sintesi vincente.
Mino Salvemini
Segretario cittadino DS