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“Conoscere don Tonino” tra arte, musica e recitazione al Liceo Classico di Molfetta
La preside Anna Margherita Bufi introduce la manifestazione
19 novembre 2017

MOLFETTA - Tra le attività che ampliano l’offerta formativa proposta dalle istituzioni superiori c’è l’approfondimento di un grande esempio di umanità attraverso il linguaggio dell’arte, della musica e della recitazione: si tratta, questa volta, di un arricchimento spirituale oltre che culturale che sabato 18 novembre porta gli studenti del Liceo Classico “Leonardo da Vinci” di Molfetta ad assistere alla rappresentazione teatrale “Conoscere don Tonino”, a cura dell’associazione “Orchestra Saverio Mercadante”, tenutasi presso l’Auditorium della parrocchia “Madonna delle Rose”. Due i turni previsti: al primo ha assistito, insieme ai ragazzi, il vescovo della diocesi di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi, mons. Domenico Cornacchia; al secondo la dirigente dell’I.I.S.S. Liceo Classico “Leonardo da Vinci –Liceo Scientifico “Albert Einstein”, Anna Margherita Bufi.

In seguito all’introduzione della dirigente Anna Margherita Bufi, che racconta qualche aneddoto legato a don Tonino Bello, figura che ricorderà sempre con il sorriso, la pittrice Stefania Bruno disegna dal vivo, a partire da un pugno di sabbia, capolavori visivi che rispecchiano quanto Sebastiano Somma e Stefania Carulli recitano.

 Volti, croci, abbracci sono le immagini presentate, corrispondenti a temi che don Tonino non ha semplicemente trattato, ma per cui il vescovo che ha segnato la storia della sua diocesi e della sua Terra si è battuto fino all’ultimo: i volti, simbolo della solidarietà; le croci, simbolo della sofferenza; gli abbracci, simbolo della pace. È vero che la giustizia è una virtù, che consiste nel dare a ciascuno quanto gli spetta, ma è altresì vero che la solidarietà appaga più della giustizia, perché insegna a non badare solo a se stessi come naviganti che intraprendono la vita solitaria, ma a impegnarsi per tutti coloro che si incontrano durante il lungo cammino della vita. Un cammino che può sembrare faticoso, vista la fame, l’ingiustizia, la sofferenza, ma che ne sarebbe di questo cammino sarebbe senza sofferenza? Anche il dolore ha molto da insegnare e don Tonino ha voluto insegnarlo ai suoi compagni di viaggio, così come ha voluto insegnare a scegliere il sentiero della povertà, difficile da percorrere perché povertà è rinuncia, e rinuncia è una parola grossa in una società di consumi che non riesce a svilupparsi perché gli uomini, anziché essere costruttori di pace, hanno così sete di potere da  essere costruttori di un mondo in cui uno prevarica sull’altro.

Ma lo spirito positivo di don Tonino non si è mai lasciato abbattere dalla realtà circostante: lo dimostra la lettera, che si presta da conclusione della rappresentazione, indirizzata dal vescovo stesso ai giovani. Una lettera che è molto più di un insieme di parole scritte per qualcuno: vuole essere un invito, un incoraggiamento e uno stile di vita da adottare. Con questa lettera don Tonino invita i giovani ad innamorarsi di ogni cosa, a scegliere sempre la bellezza, perché quest’ultima salverà il mondo, ad impegnare bene la propria vita, senza trascinarla, a coltivare le amicizie, fondate su un bene autentico, a cambiare la storia e non a subirla passivamente, a costruire il futuro, a non ridurre mai i propri sogni e a mettersi sempre a disposizione degli altri, perché tutti hanno qualcosa di bello in serbo che sono pronti a donare al prossimo.

Una conclusione commovente, che insieme alla recitazione della celebre poesia “Un’ala di riserva”, infonde ai ragazzi quel tocco di grinta necessario agli adolescenti per portare avanti le proprie piccole battaglie e per rendere eterno il messaggio di un uomo che di grinta ne aveva da vendere e che sarebbe entusiasta nel vedere che qualcuno, a distanza di diversi anni dalla sua morte, lotti per i suoi stessi ideali.

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