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Conferenza UGL a Molfetta: pensionati sono risorsa, ma l'emergenza sociale c'è Tra inviti alla tranquillità e scenari tetri, si è parlato di pensioni con i vertici regionali dell'Unione Generale Lavoratori
19 ottobre 2008

MOLFETTA - La situazione dei pensionati di oggi, la prospettiva per quelli di domani: ne ha parlato il convegno promosso dalla UGL (Unione Generale del Lavoro) sul tema “Quale futuro per anziani e pensionati”, ospitato ieri sera nella Sala Finocchiaro. Hanno affrontato la questione l'assessore alla socialità Luigi Roselli, il dott. Gregorio De Luca e il dott. Giuseppe Carenza, entrambi segretari regionali dell' UGL Puglia, il dirigente nazionale del Patronato Enas, dott. Mauro Sportelli, l'avv. Del lavoro e della previdenza Oscar Lojodice, e il direttore generale del Patronato Enas, dott. Ettore Rivabella. Presente per un rapido commento al tema anche il sindaco Antonio Azzollini. “Nel 2000 gli anziani nel mondo erano 600 milioni, nel 2025 saranno un miliardo e 200 milioni” ha sottolineato andando al cuore del problema l'assessore Roselli, dopo aver definito quella degli anziani come una risorsa, non come un problema, “e l'obiettivo di ogni amministrazione deve essere quello di trovare risorse per il miglioramento delle condizioni di vita degli anziani”. Sulla stessa riga il segretario regionale Gregorio De Luca: “i pensionati sono sempre stati sfruttati dalla politica. Sotto elezioni, nascono partiti di pensionati di cui poi non si sa più nulla. Serve una cultura migliore: l'anziano è vita per la società e per la famiglia, e la espressione delle potenzialità degli anziani può essere tale da poter seguire anche i giovani nel loro percorso”. L'utilità sociale degli anziani e dei pensionati è la tematica evocata anche dell'intervento dell'altro segretario, Giuseppe Carenza: “sta addirittura venendo fuori una fascia d'età, quella dei cinquantenni, già considerata fuori dal mondo del lavoro. Eppure abbiamo un Presidente della Repubblica ottantenne che è un esempio di lucidità. In alcuni comuni, gli anziani si offrono di dare una mano ai bambini all'uscita delle scuole: ecco, le amministrazioni devono pensare a un sistema che tenga tutti dentro, che veda gli anziani come validi collaboratori della società civile”. Carenza offre anche lo spaccato di ciò che il sindacato dovrebbe rappresentare: “bisogna uscire dalle nostre stanze uscire tra la gente, far conoscere le tematiche che ci attanagliano, ed essere vicini alle amministrazioni che, come Molfetta, si basano sulle tre filiere economiche quali pesca, settore agroalimentare e turismo. E' importante uscire dagli uffici, confrontarsi con le realtà territoriali e manifestare vicinanza ai lavoratori, perché sono loro le fasce deboli, coloro che hanno lavorato una vita e si ritroveranno con una pensione che non riuscirà neanche a soddisfare un affitto e la malaugurata ma realistica necessità dei medicinali”. Il nodo pensionistico, e in particolar modo il momento in cui il lavoratore cessa di essere tale per diventare pensionato, le modalità della conclusione del rapporto di lavoro, diventano così i temi scottanti. Spunta inevitabilmente fuori lo spettro della crisi economica mondiale di questa settimana: chi ha “rischiato”, scegliendo fondi di previdenza complementari e investendo in aziende più o meno grandi, in questo scenario non può essere fuori. Ci è dentro fino al collo, e il primo ad affrontare la questione è proprio il sindaco Azzollini: “ringrazio l'UGL, che è una nuova voce della libertà sindacale e la dimostrazione che il sindacalismo non è una prerogativa della sinistra. Ora la nuova sfida sindacale deve essere quella di tenere i quattrini dei trattamenti di fine rapporto di ogni lavoratore ben fermi. Qualche cretino ha detto che il Paese è in fallimento, che si dovrà aspettare un decennio per accedere ai propri fondi. Smentisco: un lavoratore che vuole godersi i suoi risparmi può andare a prenderli tranquillamente, ve lo dice il presidente della Commissione Bilancio”. Azzollini trova il tempo per una ironica nostalgia di tema politico (“da giovane volevo cambiare il mondo ma…lasciate perdere quelle cose”), prima di affermare la necessità di “un incontro serio con i sindacati: speriamo nel confronto con voi di capire come comportarci per il meglio. Colgo questo stesso incontro come una occasione di lavoro per noi”. Invita a una certa tranquillità anche l'avvocato del lavoro Oscar Lojodice: "confermo quel che ha detto l'assessore Roselli, non esiste il problema-anziani ma la risorsa-anziani. Dirò di più: gli anziani non sono solo una risorsa ma anche un valore, anche dal punto di vista economico. Vedo in giro il terrorismo della fiducia: porta a suicidarsi prima di essere in fin di vita. Non è un problema, ma la questione degli anziani è centrale: ma bisogna stare tranquilli, il fondo garanzia dell'INPS, già operante, garantisce in caso di fallimento di una azienda nella quale un pensionato ha investito i propri fondi, quindi incapace di far fronte al TFR, di pagarlo”. Di tutt'altro avviso, e decisamente più gramo, il precedente intervento del dirigente Enas, Mauro Sportelli, per certi versi il più significativo della conferenza: “ritengo che non sia più il momento della tecnocrazia, bisogna dire agli anziani di oggi e a quelli di domani, i giovani, come stanno le cose, senza peli sulla lingua, senza i panegirici a cui si è soliti nei convegni. Siamo in una emergenza sociale in cui ci rimettono tutti, soprattutto le fasce sociali più deboli, soprattutto i pensionati, soprattutto coloro che hanno rischiato in azioni. Prima della riforma Dini del '95, che cambiò il sistema di calcolo della pensione, un pensionato poteva contare sull' 80% dell'ultima retribuzione. Ora i pensionati non arrivano alla terza settimana del mese, figurarsi in proiezione il dramma sociale dei nuovi pensionati. Il governo Prodi lo sapeva bene, e per quanto possa dirne l'ex ministro Ferrero, che affermò la necessità di maggiore assistenza e minori risorse, serviva più previdenza, e non disperdere il denaro in altri rivoli”. Sportelli si concentra poi sui lati pratici dell'attuale sistema pensionistico: “un altro problema è, per chi ha scelto i fondi di previdenza complementare, che se afferma di accedere ad un fondo, non può più recedere. E' assurdo, soprattutto alla luce dell'ultimo terremoto finanziario. E' un rischio, si tratta di azioni, obbligazioni, titoli, in un mercato globale in cui se starnutisce Wall Street a rimorchio starnutiscono tutte le Borse del mondo: parlo di finanza, perché è la finanza che poi si ripercuote sui fondi pensionistici” “Un lavoratore giovane che lavori da cinque anni”, continua il dott. Sportelli, “con moglie e un bambino, in caso di morte avrebbe, una volta, lasciato alla moglie il diritto al trattamento minimo. Oggi la moglie non riceve nulla, o riceve una tantum. Questo governo se n'è accorto, e ha quantomeno dichiarato di voler ristabilire il trattamento minimo: questa è una proposta che un sindacato deve appoggiare”. Se è un sindacalista ad usare parole tenere nei confronti dell'attuale governo sul tema-lavoratori, forse è segnale che il centrosinistra deve interrogarsi sui propri errori passati e presenti.
Autore: Vincenzo Azzollini
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Purtroppo noi pensionati siamo tutte e tre le cose insieme: risorsa, problema, emergenza. Sempre usati e maltrattati dalla politica e politicanti, considerati solo a inizio e fine campagna elettorale, sfruttando quelle che sono le nostre condizioni, difficoltà e debolezze di vita. Noi pensionati e anziani, molte volte dimenticati dalla società, siamo utilissimi e oggi quasi indispensabili alla famiglia anche se a volte di peso per cause accidentali e di salute. Questo ci da forza e soddisfazione, anche dolore nel vedere i nostri figli e nipoti in grosse difficoltà sia a riguardo del lavoro presente, sia per un futuro prossimo sempre più incerto. Personalmente pur fiducioso nella ripresa, al momento vedo buio considerando lo spessore socio-culturale della classe politica vigente, oltre che cieche, anche incapaci di risolvere quelle problematiche sociali sempre in evoluzioni e necessarie allo sviluppo. La mancanza del cambio generazionale della classe politica potrebbe essere il primo ostacolo da superare: non per gli anni, ma per la diversa collocazione culturale del momento che permetterebbe il superamento di certi tabù e paure. La politica mai come oggi deve affrontare e risolvere problemi sociali quali la nascita come e quando, la crescita, la preparazione dei giovani a sostituire la vecchia generazione, la famiglia diversa e in continua evoluzione, la "rivoluzione femminile", la qualità della vita e la sua fine, il welfare e tante altre problematiche che fanno dire "un politico deve avere le palle" sia al maschile che al femminile. Problemi sottovalutati in passato anche per l'indifferenza popolare. Credendo poi che tutto potesse cambiare dall'oggi al domani, ci siamo fatti convincere che amministrare una Nazione, una società di milioni di anime,fosse come mandare avanti nel migliore dei modi, una fabbrica, una banca, un'industria. Abbiamo affidato il nostro futuro a manager, affaristi i quali hanno escluso la politica, la politica quella vera. La politica con le sue regole, le sue leggi sociali e penali, deve accompagnare il cittadino dalla nascita alla fine: una vita intera. Non è come amministrare un'azienda, un'industria di 100.000, 1.000.000 di operai dalle 08.00 alle 17.00: alla fine della giornata c'è un vuoto di 15 ore. Queste 15 ore, lasciando l'uomo libero alla scelta occupazionale a secondo del suo pensiero culturale, vanno educate, qualificate, regolate, liberalizzate, democratizzate. Un compito non facile.

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