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Comporre, decomporre, ricomporre: mostra di Manuela Centrone a Molfetta
20 aprile 2009

MOLFETTA - “Comporre, decomporre, ricomporre” nuovi codici attraverso cui dire la corporeità, svelare la potenzialità inconscia del “corpo senza organi” sempre pronta a cercare nuove connessioni, a lasciarsi attendere da nuova materia e da una nuova realtà, materiale ed esistenziale. E' stato questo il filo conduttore della mostra di Manuela Centrone, conclusasi ieri sera in via Termiti 29, nel centro storico di Molfetta. Un corpo apparentemente dissezionato, decomposto, morto, svela ad un'attenta analisi il suo “flusso amorfo e indifferenziato”, come lo definirono Deleuze e Guattari. Un corpo tanto vivente da aver rivoluzionato l'organismo e la sua organizzazione in attesa di un corpo ancora da fare. In un'attesa desiderante, aperta a nuove vite e relazioni, come quella che Manuela Centrone rappresenta nel video proiettato durante la mostra. Il desiderio allora diventa la “stoffa” della macchina umana, è continua produzione, movimento rivoluzionante, sempre pronto a rinnovarsi, sempre nuovo, disposto a “comporre, decomporre, ricomporre”. Al di là degli schemi, delle gerarchie, degli organismi. E Manuela Centrone ripercorre questo flusso vitale, questa tendenza connaturata nell'uomo, sempre uguale e sempre diverso, pronto a (de)finirsi nelle sue scelte, costretto lasciarsi vivere dalla libertà. E' difficile elaborare la spinta creativa che anima la vita, perché ad ogni tentativo di riesame essa è già in atto, evanescente e inquietante. Per questo, è più facile illudersi in malafede di essere vissuti dai processi, dalla vita. Ogni stimolo distruttivo e quindi creativo viene allora reso organico e innocuo tramite vari processi di addomesticazione, fino a ridurre le proprie azioni a semplici conseguenze di situazioni oggettive, già determinate. La mostra di Manuela Centrone ha interrogato la sicurezza dei visitatori, ha esercitato il dubbio rompendo gli argini del senso comune, portando a vivere l'irrequietudine della mente, la spinta corporale pronta a mettere tutto in discussione per ritrovarsi, ricomposta, ad una nuova realtà sempre identica.
Autore: Giacomo Pisani
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