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Comparto 14, altra periferia dimenticata: sporcizia, erba e profilattici
15 novembre 2011

Spazzatura, erba alta, profi lattici usati, abbandono e tanti metri quadri di verde inutilizzato e lasciato al degrado. È il sub-comparto 14 tra via G. Borsellino e via Vincenza Monda. I residenti reclamano dal Comune di Molfetta un intervento di bonifi ca e riqualifi cazione dell’area, priva di manutenzione e poco sicura. Perché in questa zona periferica della città domina il degrado? Perché l’Asm non ripulisce la spazzatura ammassata in un angolo? Poco personale o personale impegnato in “altre faccende”? Che fi ne hanno fatto i 3 cassonetti dell’umido, ora ridotti a uno solo? «È da molti anni che lamentiamo sempre la stessa storia e nessun dico nessun rappresentante comunale ci ha dato risposta, in primis il sindaco Antonio Azzollini - si legge nella lettera inviata a Quindici da un residente - allo stato attuale non solo l’urbanizzazione, strada e illuminazione, è un miraggio, ma trattandosi di zona incolta, non viene nemmeno pulita dai rifi uti che quotidianamente abbondano e si moltiplicano. Per far rimuovere un cumulo di rifi uti, tra cui carne in scatola per cani e gatti, ho dovuto scrivere all’uffi cio igiene. Questa è la civilissima Molfetta di periferia?». Il riferimento è alla zona incolta prospiciente le palazzine che, secondo il progetto del piano di comparto, doveva essere un’area adibita a servizi - come ha confermato l’assessorato ai Lavori Pubblici - a completamento del parco di via Azzarita (ribattezzato da Quindici “Parco delle luci rosse” o “degli asini”) con campetti e spogliatoi (vedi foto e progetto). Ma, mancando ancora un Piano dei Servizi, è impossibile avviare una qualsiasi opera di sistemazione. «Stiamo lavorando al Piano dei servizi», il commento a Quindici dell’assessore ai Lavori Pubblici, Mariano Caputo. L’abbandono urbanistico- ambientale di Molfetta è sotto gli occhi di tutti e il sub-comparto 14 ne è un ulteriore riprova: sporco, trascurato dall’amministrazione e senza illuminazione, nonostante i residenti abbiamo pagato le opere di urbanizzazione primaria e secondaria 6 anni fa. Forse questi oneri sono stati già consumati? Perché manca l’illuminazione pubblica? «Se non fosse per le 4 luci private, installate e pagate dagli inquilini, l’area sarebbe completamente al buio - hanno aggiunto alcuni residenti - la sera abbiamo paura che nell’ombra si nasconda qualche male intenzionato, anzi il buio ha trasformato l’area a servizi in una casa d’appuntamento per giovani coppiette». Infatti, quell’area «a tutte le ore del giorno, ma soprattutto la sera, è presa d’assalto dalle auto delle “coppiette” che incuranti dei residenti (bambini compresi), danno spettacolo delle loro “eff usioni” magari lasciando la luce dell’abitacolo accesa caso mai noi non vedessimo abbastanza», la denuncia contenuta nella lettera, che include via Giovanni Falcone tra le strade di periferia utilizzate come circuiti per gare automobilistiche e sgommate anche a tarda notte. L’amministrazione Azzollini è in grado di gestire le zone periferiche? Perché continuare a sprecare denaro pubblico? Meglio risparmiare per rendere più agibili e vivibili le periferie della città e riparare le strade cittadine, sempre più un colabrodo. La politica è gestione della cosa pubblica, è capacità di amministrare. Un progetto urbanistico deve prevedere anche la manutenzione delle aree a rischio di abbandono e degrado. Soprattutto, il rispetto delle regole. È agli atti una concessione a fi rma dell’ing. Rocco Altomare, ex dirigente del Settore Territorio, ora agli arresti domiciliari per l’inchiesta «Mani sulla città», con cui si chiude una veranda a dispetto del divieto imposto dall’art.105.4 del Regolamento Edilizio della variante al Prgc. Infatti, «tale chiusura è consentita per logge, balconi e verande aggettanti dalle facciate interne degli edifi ci che non risultino visibili dalle pubbliche strade», dunque solo quelle degli atri. L’ing. Altomare, invece, considera l’intervento conforme all’art.105.4, perché «trattasi di una chiusura di veranda aggettante dalla facciata interna dell’edifi cio che non risulta visibile dalla pubblica strada». Purtroppo, non solo non si tratta di atrio chiuso, ma la facciata è visibile dalla pubblica via perché aff acciata su via Vincenzo Monda (vedi foto). Inoltre, la chiusura nello scorso aprile ha modifi cato la destinazione d’uso del balcone, trasformato in una specie di stanza: la superfi cie di piano è passata da 94mq a 112mq, nonostante il vincolo imposto dalla Legge n.457/78 per le case costruite in cooperativa non debba superare i 95mq. Il 24 maggio scorso alcuni residenti hanno presentato istanza al Comune di Molfetta (inviata al sindaco Azzollini e all’ing. Altomare) per annullare in autotutela la concessione comunale, perché l’assemblea condominiale del giugno 2010 non ha approvato la chiusura del balcone. «Questo Settore [Territorio] sta procedendo ad un attento riesame della documentazione in atti per valutare se vi siano suffi cienti motivazioni che possano determinare ragioni di concreto pubblico interesse e non mirati a proteggere principi di esclusivo interesse privato, per i quali sono utilizzabili forme di tutela riservata a propria iniziativa attivabili presso l’Autorità Giudiziaria Ordinaria»: questa la risposta laconica del Comune di Molfetta. In sostanza, si sta riesaminando la procedura, ma se dovessero essere riscontrati interessi privati i condomini dovrebbero far ricorso al Tribunale.

Autore: Andrea Saverio Teofrasto
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